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PINCOLINI: “Basta palestra, bisogna cambiare: si rischiano nuovi Pato”

Alexandre Pato, attaccante del San Paolo (credits: GETTY Images)

Pincolini, ex preparatore del Milan con Sacchi, ha parlato dei problemi della preparazione italiana in una lunga e dettagliata intervista

Gianluca Raspatelli

Oggi La Gazzetta dello Sport ha pubblicato un'interessante e lunga intervista a Vincenzo Pincolini, ex preparatore atletico del Milan.

Il tema è quello dell'eccesso lavoro muscolare a secco in palestra per i giovani giocatori in Italia. Dopo il caso Pato, che in un anno e mezzo al Milan sviluppo un fisico simile a quello di un culturista, fermandosi sempre più spesso per stiramenti e strappi muscolari, Allegri si è vantato per i 3 kg di muscoli che messo su Dybala da quando è alla Juventus.

Ecco le parole del professor Pincolini: "Il metodo Mézières non è certo nuovo, ma io stesso lo considero tuttora molto valido. Parte dal presupposto che nel nostro corpo ci siano 5 catene muscolari interdipendenti tra loro: la variazione di una ha riflessi su tutte le altre. Per questo, prima di intervenire su un singolo gruppo muscolare di un atleta, bisogna conoscere benissimo l’intera sua struttura muscolo-articolare. Questo, da noi, non sempre succede”.

E ancora: “A me sembra una banalità, ma evidentemente giova ripeterlo: un muscolo grosso non è un muscolo forte e potente. È solo un muscolo grosso. E a chi fa notare che pure Bolt è grosso e non si stira, rispondo: nell’atletica si fa velocità lineare, si corre dritti, nel calcio no”.

Ecco come si svolgeva la preparazione: “C’è stato un periodo, tra gli Anni 80 e i 90, in cui i preparatori atletici italiani venivano portati a esempio a livello internazionale. Erano tutti figli del professor Vittori, il preparatore atletico di Pietro Mennea, il grande velocista. Vittori ha rivoluzionato la preparazione atletica negli sport di velocità. Mennea non lavorò mai coi pesi, al massimo faceva del semi-squat. Non a caso il professore fu chiamato dalla Fiorentina per risolvere i problemi alle ginocchia di Roberto Baggio, e ci riuscì. Io stesso sono arrivato nel calcio dall’atletica leggera. E, come me, Paolo Bertelli, il preparatore atletico di Conte prima alla Juve e poi in Nazionale: la palestra di Coverciano è oggi strutturata come secondo me dovrebbe essere una palestra di una società di calcio. Lì dentro le macchine sono state quasi abolite. Il metodo di Bertelli è un metodo isoinerziale: il lavoro di potenziamento si basa sul gesto tecnico che il giocatore ripeterà in partita. Si lavora a secco, cioè senza palla, ma sui movimenti che il giocatore farà con la palla. E quindi: l’atleta simula, ripetendolo tante volte, il tiro in porta, oppure il salto di testa. In questo modo si prevengono anche gli infortuni".

Poi è cambiata in questo modo: "È successo che nel calcio, ma pure nella pallavolo o nel basket, hanno iniziato a scimmiottare quello che avviene nelle palestre. Così, a una generazione di preparatori provenienti dall’atletica, se ne è sostituita una che arrivava dal fitness. A fine Anni 90 si diffuse l’elettrostimolazione, allo scopo di aumentare il volume muscolare degli atleti: fu un errore gravissimo. Lo sport non c’entra niente col culturismo. I muscoli si dividono in veloci e lenti: il culturista allena quelli lenti, che io definisco ignoranti. Le fibre rosse della forza, per intenderci. Alla fine, come si vede, è una questione culturale".

Quando va bene la palestra per Pincolini: "La palestra la usavo anch’io ai tempi del Milan, ma solo per aiutare e completare lo sviluppo armonico del fisico. Le macchine possono essere utilizzate in riabilitazione, il problema nasce quando le adoperi per insistere e lavorare solo su una fascia muscolare trascurando le altre. Il risultato è per esempio la pubalgia, frutto malato di muscoli troppo sviluppati rispetto ad altri che dovrebbero invece compensarne la forza. Per funzionare, il corpo deve stare in equilibrio muscolare nella sua interezza. È come parlare di fisico e mente che devono viaggiare insieme: un depresso non può giocare a calcio".

Sui bambini: "Oggi ci sono scuole calcio per i bambini di 5 anni. Già dalla tenera età sollecitano solo determinati muscoli, una sola parte del corpo. Sono atleti specializzati sin da piccoli, quando invece a quella età dovrebbero solo correre e giocare, possibilmente per strada. Io non credo che in fondo i giocatori siano allenati male, ma gli manca tutta una preparazione di base. Arrivano al professionismo con certi muscoli e articolazioni già stressati, perciò fragili".

Il fisico perfetto: "Ibrahimovic è il prototipo del fisico perfetto: muscoloso ma elastico, figlio del lavoro a corpo libero effettuato negli anni in cui ha praticato arti marziali”.

Infine la soluzione di Pincolini: "Tornando alla care, vecchie ripetute in salita, che rappresentano l’esasperazione della corsa, però gravata di un carico. Tornando ai balzi a destra e a sinistra, un esercizio che ha quindi componenti dinamiche e di coordinazione, a differenza della pressa, che sta su un binario e va in una sola direzione. Torniamo ai gradoni dello stadio fatti di corsa in salita e camminando in discesa per evitare sovraccarichi. Alla palla medicinale lanciata a due braccia dal petto verso il compagno: è un esercizio che mette in azione quasi tutti i muscoli del corpo. La macchina da palestra lavora soltanto su un muscolo o un gruppo di muscoli. Sono cose risapute negli ambienti scientifici. Non dovremmo neanche stare a parlarne”.

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