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Piatek: “All’inizio non ero in forma, ora sì. Il gioco di Giampaolo? Servirà del tempo”

Krzysztof Piatek con la maglia della Polonia (credits: GETTY Images)

Krzysztof Piatek, attaccante del Milan e della Polonia, ha così parlato ai microfoni del canale YouTube polacco Foot Truck

Donato Bulfon

ULTIME MILAN - Al canale YouTube polacco, Foot Truck, ecco le parole dell'attaccante del Milan e della Polonia, Krzysztof Piatek: Nelle partite ufficiali non ho segnato solo in una partita e mezzo. Dopo la preseason non ero fisicamente pronto, ora lo sono. Non ero fresco per l'Udinese. E' difficile adattarsi al sistema di gioco di Giampaolo. Dobbiamo impararlo, potrebbe volerci del tempo".

Sulla preparazione: "Abbiamo avuto una preparazione veramente intensa, dove abbiamo lavorato parecchio sui muscoli in palestra. Pensavo di smaltire la fatica ma l'ho accusata fino alle ultime amichevoli".

Sui difensori italiani: “C'erano situazioni contro Cesena in cui i difensori mi tenevano con entrambe le braccia, come una rissa. Per me è strano che gli arbitri in Italia proteggano i difensori più degli attaccanti".

Sulla fortuna nella scorsa stagione: “Non la vedo così. Se si segnano 30 gol in 48 partite non è fortuna, se fossero stati 8 goal in 5 o 6 partite, sarebbe stata fortuna ma sicuramente non lo è”.

Sulla maglia numero 9: “L'allenatore mi ha detto scherzosamente che le persone prendono sul serio queste cose, e l'ultima partita contro il Brescia quando la palla ha quasi attraversato la linea, i miei compagni hanno scherzato con me nello spogliatoio dicendo 'perché questo 9, cambialo', ma ho sempre voluto giocarci”.

Su che tipo di attaccante è: “In Italia dicono che sono un tipico rapace d'area, sempre in agguato, ma le statistiche non lo mostrano, ho molti contatti con la palla e interagisco con il squadra ma la gente dice che devo lavorare sul mio gioco fuori area”.

Sul gioco del Milan:"Il Milan è una squadra che vuole tenere la palla, penso che a volte dobbiamo cercare soluzioni più semplici e giocare una palla lunga o dopo 2 tocchi lanciare la palla in campo, e penso che mi manca quello come attaccante".

Su chi fa casino nello spogliatoio: “(Ridendo, ndr) Ce n'è solo uno, Franck Kessie, molto molto positivo e un ragazzo incredibilmente pazzo. Non gli importa di nulla, viene nello spogliatoio gridando, ballando, accende la musica quando tutti gli altri sono al telefono".

Su Paquetà: Comunichiamo in qualche modo con un italiano particolare, a volte dice qualcosa in portoghese e usa il linguaggio dei segni. Gattuso era sempre confuso su come andavamo così d'accordo, ma siamo amici intimi. Ha un potenziale incredibile, non è solo abilità e tecnica, ha gambe molto forti, e nel complesso fisicamente, ha anche quel talento e l'assunzione di rischi, Giampaolo a volte è arrabbiato con lui ma è un giocatore che ha bisogno di fiducia”.

Su Quagliarella"Spero di vincere un giorno il titolo di capocannoniere, ma per farlo devo ancora lavorare molto. Ho grande rispetto per Quagliarella che ha vinto il titolo di capocannoniere alla sua età. Certo, volevo vincere anche io ma non ci sono riuscito".

Sul suo passaggio al Milan: "Da quando sono arrivato in rossonero, la mia vita è cambiata. La gente mi riconosce e il Milan mi ha aperto tante porte, non solo calcistiche. Di questo sono contento, ma per me viene prima di tutto la famiglia assieme al calcio, ovviamente. Abito in un quartiere dove abita poca gente, per questo esco spesso con il cane, ma anche lì qualcuno mi riconosce. Questa cosa mi piace, ma passeggiare vicino al Duomo è più difficile ad esempio. Una volta sono andato al ristorante con mia moglie e quando siamo usciti, dietro ci correvano 20 o 30 persone. Siamo scappati in taxi, ma la gente ancora ci chiedevano foto, bussando al finestrino. E' difficile fare anche la spesa, in tanti vogliono farsi le foto".

Intanto, ecco il resoconto odierno da Milanello: continua a leggere >>>

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