Sinisa Mihajlovic, durante l'intervista con Paolo Condò a Sky Sport, ha parlato anche dei suoi ultimi anni all'Inter, di Mancini e Ibrahimovic. Ecco tra le tante le sue parole.
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Mihajlovic: “Io e Ibra grandi amici, con Mancini qualche sano litigio”
Sinisa Mihajlovic, durante l'intervista con Paolo Condò a Sky Sport, ha parlato anche dei suoi ultimi anni all'Inter, di Mancini e Ibrahimovic
FINE CARRIERA - "Invecchiare in campo per me era una cosa brutta, mi sono reso conto di questo in un derby: dopo il calcio d’inizio ed un colpo tentato, sentii una fitta alla coscia: ma come facevo ad uscire? Sono rimasto altri 20-25 minuti in campo sperando di uscire, ero lento e non riuscivo neanche a calciare. Moratti con me è sempre stato un signore, una persona di grande classe: sono felice di averlo conosciuto".
MANCINI - "Roberto Mancini è invece una delle persone più importanti della mia vita calcistica, nel nostro percorso siamo stati insieme da giocatori ed allenatori, con io suo vice. Ci siamo anche beccati ogni tanto quest’anno, l’ho visto un po’ troppo nervoso… Abbiamo litigato anche da giocatori e da compagni, lui rompeva le scatole in campo e io non sono uno che sto zitto: ci prendevamo un po’ in giro, ma sempre in modo sano. Da suo vice controllavo lo spogliatoio all'Inter, e non era facile con certi personaggi: ma sono stato avvantaggiato da questo punto di vista, ho avuto tanti giocatori per compagni e mi rispettavano. Fu strano: a giugno ero giocatore, a luglio ero vice, non avevo ancora l’idea dell’allenatore. Fino a poco tempo fa ragionavo ancora da giocatore, guardavo sempre dove fosse il pallone".
IBRAHIMOVIC - "Zlatan? Quando arrivò Branca e gli disse “Ti vuole l’Inter”, lui rispose “Là c’è Mihajlovic”. Branca venne a parlarmi, per i nostri precedenti con testata in Juve-Inter, e io dissi che se si fosse comportato ed allenato bene non ci sarebbero stati problemi, non doveva chiedere a me. Poi siamo diventati grandi amici, è venuto con me a presentare un libro che ho fatto in Serbia e alla mia partita d’addio, abbiamo un ottimo rapporto".
LA CARRIERA - "La mia carriera da allenatore dice sempre che io ho fatto sempre meglio di chi mi ha preceduto e chi mi ha sostituito ha fatto peggio di me. Da quando alleno è difficile che la mia squadra dal punto di vista tattico sia molto in difficoltà, prepariamo tutto, ma bisogna essere bravi e trasmettere idee, essere convincente: ho avuto allenatori in carriera che mi dicevano cose tanto per dirmele, invece ci sono persone convinte nel dire le cose. Dipende anche dalla qualità dei giocatori che hai: a Bologna, Catania, Firenze avevamo l'obiettivo di salvarci. Con la Samp abbiamo fatto un ottimo gioco, le mie squadre sono sempre ben organizzate, sanno quello che devono fare e mettono dentro quello che piace a me: carattere, voglia, rabbia".
IL RAPPORTO CON I GIOCATORI - "A Sassuolo me la sono presa con Bacca, sull'errore che ha portato al gol di Duncan: è in grado di sopportare la colpa. Io qualche volta con qualche giocatore parlo a quattr'occhi, altre volte davanti a tutti, altre ancora sui giornali, perchè penso che se posso responsabilizzarlo lo faccio davanti ai compagni, mentre chi ha attributi come si deve posso criticare anche sui giornali, perchè so che quel qualcuno farà di tutto per reagire".
BALOTELLI - "Sono stato dritto, schietto, come sono fatto io. Volevo parlare con lui, guardarlo negli occhi: lo conosco bene, da quando Mancini lo ha fatto debuttare nell'Inter. Sono passati tanti anni, è anche cambiato: nel Mario con cui ho parlato ho visto una persona matura, un uomo, non un ragazzino. Mi ha dato l'impressione giusta ed è un bravo ragazzo, la cosa fondamentale. Gli voglio bene, lui sa che ha fatto tante cose sbagliate ed è il primo a dirlo. Ma sono convinto che anche lui può lavorarci e superare i suoi errori, è anche vero che è tutto molto amplificato quando si parla di lui: dopo quasi un anno, si comporta da 10. Ma sul campo deve fare sicuramente di più, e lo sa anche lui: ci parliamo spesso, sono sicuro ci riuscirà".
MIHA E IL MILAN - "Se ho ripensato a quando dissi di non diventare allenatore del Milan ai tempi? Sì. La vita prima la guardavo come sottrazione, avevo bisogno del nemico. Voglio provare ora quelle esperienze che non ho vissuto: è facile essere amato e rispettato nelle squadre dove sei stato, poi uno cresce, cambia, matura. Anche quando sono arrivato al Milan ho detto che non avrei potuto trasmettere il passato Milan, perchè non ne ho fatto parte, ma posso trasmettere la paura che il Milan poteva incutere nei suoi avversari, o il timore e il rispetto che provavo io. Sto bene qui e do tutto me stesso"
BERLUSCONI - "E' il presidente più vincente della storia del calcio, da 30 anni sta là. Capisce di calcio, lo ascolto e poi certe volte magari non abbiamo le stesse idee, ma lui ha sempre rispettato il mio lavoro e le mie decisioni. Quante volte siamo andati a cena e abbiamo parlato di calcio, di vita, di politica... Io ho la possibilità di parlare con lui ogni volta che mi chiama, per me è già una vittoria quella".
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