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INTERVISTE

Sacchi, Capello, Berlusconi, la guerra dei portieri: Milan, parla Seba Rossi

Sacchi, Capello, Berlusconi, la guerra dei portieri: Milan, parla Seba Rossi
Sebastiano Rossi, ex portiere del Milan, ha parlato in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Ecco le sue dichiarazioni
Daniele Triolo Redattore 

Sebastiano Rossi, ex portiere del Milan, ha rilasciato un'intervista in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Ecco, dunque, le sue dichiarazioni.

Ex Milan, le parole di Seba Rossi alla 'rosea'

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Su cosa fa adesso: “Basta. Ho dato, ho giocato sino a 39 anni e fatto altre cose. Adesso mi riposo. Posso riposarmi a 60 anni?Sono un pescatore e cacciatore”.


Sulla sua 'pesca' di trofei in maglia Milan: “Buona, ottima. Tirato su titoli, grandi coppe e anche qualche record personale. È andata molto bene. Ragazzi, ho giocato in “quel” Milan”.

Sul perché sarebbe potuto però andare meglio: “Parlo per me. Ho detto, e lo ripeto, che mi sarebbe piaciuto giocare anche il Mondiale nel 1994. Avevo vinto lo Scudetto e la Coppa dei Campioni con il magico Milan. Ricorda? Atene, il 4-0 al Barcellona. Ma il C.T. Sacchi ha fatto altre scelte. Ha convocato la difesa del Milan, il centrocampo del Milan, ma non il portiere del Milan. Non ci sono rimasto bene, ma me ne sono fatto una ragione. Insomma, dai, sarebbe stato bello giocare e magari vincere anche un Mondiale. Sai che Triplete …”.

Sul sognare Italia-Brasile, finale di USA 1994, ai rigori, con lui in porta: “Non so se sarebbe andata diversamente, chissà. Ma nella vita tutto è sempre stato possibile. Io sono arrivato dal Cesena al Milan, chi lo immaginava?”.

Su quanto deve a Marcello Lippi, suo allenatore nel Cesena: “Molto. È il mio primo maestro, abbiamo vinto il campionato Primavera con il Cesena, una persona straordinaria”.

"Berlusconi, solo ricordi belli. Ci voleva bene e ci difendeva"

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Sul voler smettere di giocare a calcio da giovane per amore: “Sì, volevo piantare tutto. Avevo 15 anni e avevo preso una cotta tremenda per una ragazza. Non volevo più giocare, non me ne fregava più niente, pensavo solo a lei. Arrigo Sacchi mi convinse a continuare. Mi ha parlato da amico, da fratello. Mi diceva: “Ma scusa, non puoi fare due cose insieme? L’amore è bello, Seba, ma anche l’amore per il calcio non è da buttar via”. Aveva ragione. Arrigo è un grande, gli sono riconoscente. Come con il presidente Silvio Berlusconi”.

Su cosa gli è rimasto di Berlusconi: “I ricordi. E sono soltanto belli. Lui ci voleva bene, ci difendeva, ci aiutava, nel momento del bisogno era sempre presente. Berlusconi era grande e ha fatto grande il Milan. Noi eravamo i suoi ragazzi, io ero felice di stare con lui, in quella squadra. Ci ha fatto diventare Invincibili. E io ero il portiere”.

Su che tipo di portiere era: “Molto freddo, anche se c’è chi sostiene il contrario. Ancora dicono che litigavo con tutti. Non è vero”.

Sullo scontro con Cristian Bucchi in quel Milan-Perugia del 1999: “È successo una volta. Sa quante partite ufficiali ho fatto col Milan? 330. Può succedere, questione di adrenalina. Mi sono incazzato, e sa perché? Dopo il gol su rigore di Nakata, Bucchi è venuto a prendersi il pallone dentro la mia porta. La mia. Non si fa così. Gli ho dato un colpetto, ho pagato, mi sono beccato cinque giornate, io non ho mai voluto perdere”.

Sulla 'guerra dei portieri' che c'era nel Milan: “Ma quale guerra, c’era un po’ di alternanza. C’è sempre stata”.

"Io non ho fatto la guerra a nessuno. C'erano competizione e rivalità"

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Sulla concorrenza con Andrea Pazzagli, Cristian Antonioli, Angelo Pagotto, Massimo Taibi e Jens Lehmann: “Allora, chiariamo: io non ho fatto la guerra a nessuno. C’erano competizione e rivalità, questo sì. Giocavamo sempre per vincere, io per non prendere gol, anche nelle partitelle di allenamento. Non c’era seduta che uno di noi non uscisse con una ammaccatura o un taglio: funzionava così ed era bellissimo. Mi sono sempre impegnato e divertito, anche quando andavo in panchina. Ero al Milan, con giocatori e allenatori straordinari”.

Sul miglior rossi visto con Fabio Capello: “Ho lavorato con Alberto Bigon, Lippi, Sacchi e altri. Ho imparato da tutti. Con Capello è stata un’altra storia. Era diverso, perché era diverso quel Milan. C’era sempre, mi piace ricordarlo, il profumo della vittoria. Sono state stagioni particolari, indimenticabili. Eravamo bravi ragazzi”.

Sul suo carattere fumantino fuori dal campo: “Ho fatto qualche cazzata, in gioventù e anche dopo. Chi non la fa? Chi non sbaglia? Fuori sono una persona normale, con pregi e difetti. Ho fatto la mia vita, ho pagato quello che dovevo pagare. Ho divorziato da mia moglie 20 anni fa, non ho figli. Non mi sono risposato. Ma la mia fedina penale è pulitissima. Non prendo nemmeno multe per divieto di caccia e pesca. Sono sempre dentro l’acqua”.

Sul guardare il Milan in tv: “Poco, quasi niente. Mi fermo ogni tanto a dare un’occhiata ai portieri, così per deformazione professionale. Mi piace Gianluigi Donnarumma, è il più bravo. Poi Marco Carnesecchi e Alex Meret. Sono loro il futuro”.

Su cosa c'è nel suo futuro: “La caccia nelle valli di Comacchio, la pesca in mare con la mia barca. No, non è una grande barca, prendiamo qualche orata, qualche branzino. È una barca intelligente, mi porta in giro e io mi sento libero”.

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