INTERVISTE

Pobega: “Milan, un ulteriore punto di partenza: me lo sono meritato”

Daniele Triolo

Tommaso Pobega, centrocampista del Milan l'anno scorso in prestito al Torino, ha rilasciato un'intervista esclusiva a 'Tuttosport'

Tommaso Pobega, centrocampista del Milan l'anno scorso in prestito al Torino, ha rilasciato un'intervista esclusiva a 'Tuttosport' oggi in edicola. Ecco, dunque, alcune delle dichiarazioni più importanti del giocatore classe 1999, anche sul confronto diretto tra granata e rossoneri in programma domenica.

Pobega tra presente e futuro al Milan e passato sotto la Mole

—  

Sul suo ritorno al Milan dopo il prestito al Torino: "Ho capito che sarei rimasto a fine estate parlando con i dirigenti e con l'allenatore. Ci siamo trovati subito perché io volevo rimanere e loro tenermi. Essere al Milan è un ulteriore punto di partenza, una nuova tappa del mio percorso. Ogni anno ho sempre alzato l'asticella ed è così anche adesso che sono qui".

Su come ha iniziato ad appassionarsi al calcio: "Da bambino giocavo a calcio e a basket, ma i miei amici giocavano tutti a calcio e così ho scelto il pallone, mollando la pallacanestro. Il basket mi piace molto, ci gioca mio fratello Sebastiano. Ma non so se sarei diventato professionista".

Sul cosa significa per un triestino arrivare al Milan: "Quando a 14 anni sono arrivato al Milan il collegamento che la gente faceva era sempre quello: io da Trieste come Nereo Rocco e Cesare Maldini. La mia città è molto legata al Milan, loro sono miti che hanno fatto la storia del calcio e hanno portato il nome di Trieste in alto in Italia e nel mondo. Così resta sempre un filo che unisce queste due realtà, la mia Trieste e il mio Milan".

Su quanto ha inciso per la sua crescita il percorso fatto: "Fondamentale. Rispetto ad altri compagni non ero maturo per un salto così importante dopo la Primavera ed era per determinante poter crescere senza le pressioni che si vivono qui al Milan. Sono riuscito a migliorare anno dopo anno e mi sono meritato questa opportunità, arrivata al momento giusto".

Su Gennaro Gattuso, avuto come allenatore nel Milan Primavera: "È stato il primo che non mi ha trattato da bambino e da ragazzino, ma da adulto. Facendomi capire che dovevo iniziare ad assumermi delle responsabilità".

Sull'esplosione al Torino con Ivan Jurić dopo le esperienze con Ternana, Pordenone e Spezia: "Mi ha fatto capire che dovevo giocarmela faccia a faccia con tutti, essere più sfrontato e intraprendente".

Su Stefano Pioli: "Lui, giorno dopo giorno, sta aggiungendo qualcosa grazie al suo modo di lavorare completamente diverso dagli altri. Inoltre devo confrontarmi per la prima volta con la Champions League. Al Milan bisogna sapersi porre quotidianamente un obiettivo da raggiungere".

Su Jurić: "È un uomo molto diretto, uno vero. Non gli piace sviare. Se deve dirti qualcosa, te la dice in faccia. Le discussioni ci sono tutti i giorni, possono succedere, ma lui dice subito cosa pensa e, di conseguenza, la situazione è immediatamente chiara: impossibile avere fraintendimenti".

Su com'è Jurić nello spogliatoio: "Con noi parlava di campo, di allenamenti, della partita da preparare. Divideva l'aspetto mediatico da quello tecnico. Non portava nello spogliatoio le problematiche con la società. Ha la fama di migliorare i giocatori? Perché cerca di lavorare su tutti gli aspetti: tecnico, fisico e mentale. È bravo a trovare i punti di forza di un calciatore ed a valorizzarli".

Su Jurić che gli aveva chiesto di restare al Torino: "Sì, a fine stagione ha voluto capire se sarei rimasto. Io gli ho spiegato che avrei dovuto prima parlare con la dirigenza del Milan. Il mio obiettivo, ogni estate quando lasciavo Milanello in prestito, era crescere, fare un nuovo step e tornare migliore per provare a rimanere. Questo obiettivo non è mai cambiato. Ma mi sono trovato bene in granata, conoscevo bene lo staff, quindi il ritorno poteva essere un'ipotesi".

Sul Torino che il suo Milan sfiderà domenica: "In salute, dopo la vittoria di Udine, con voglia di vincere, di mostrare che tutto il lavoro che fa porta al risultato. Il Toro è una squadra forte, arcigna, ci vorrà la massima attenzione e concentrazione. Sarà una partita decisa da episodi e noi dobbiamo portarli dalla nostra parte. Di sicuro Jurić ci avrà studiato molto, avrà lavorato sui nostri punti deboli, se li avrà trovati ...".

Sull'ambiente che si aspetta allo stadio 'Olimpico - Grande Torino': "Caldo, come sempre. I tifosi vengono sospinti anche da un allenatore che chiede ai giocatori aggressività, intensità e che vuole che si combatta su ogni pallone".

Sull'esultanza in caso di gol: "Penso di sì, perché credo che sia sempre giusto farlo. Con grande rispetto verso i tifosi granata, anche per come mi hanno sempre sostenuto. Però è giusto esultare per i sostenitori della mia squadra attuale".

Sul giocare ogni tre giorni tra Serie A e Champions League: "Ci sono complicazioni sia fisiche sia mentali, perché i viaggi e le partite stancano a tutti i livelli. C'è meno tempo per preparare la gara successiva e saper trovare ogni volta gli stimoli giusti per l'avversario di turno. Però è giusto che sia così a certi livelli".

Sulla tesi in Economia Aziendale che presenterà a dicembre: "Il titolo è 'Responsabilità sociale dell'impresa, CSR', e approfondirò il caso Milan. Dopo i primi due capitoli generici e di introduzione, verrà analizzato il lavoro del Milan, che è stato tra i primi club a seguire un percorso del genere, anche con Fondazione Milan e i suoi progetti".

Sul perché ha deciso di portare avanti gli studi: "Il Milan è molto attento a queste cose e nel settore giovanile seguivamo il nostro percorso di studi. Poi, quando ho raggiunto il diploma, il pensiero era concedermi un 'Piano B' nel caso non avessi avuto fortuna nel calcio, perché quando si esce dalla Primavera non si sa mai come può andare a finire. Inoltre, al tempo stesso, non volevo rimanere confinato dentro certi paletti a fine carriera, che spero comunque arrivi tra più di dieci anni. Sono un ragazzo curioso e mi sono detto 'Perché no? Ci provo. Mal che vada, abbandono". Invece sono riuscito a conciliare le cose. Non so cosa farò dopo aver smesso, però avrò un'alternativa".

Sull'esempio per i ragazzi giovani: "Io cerco di essere un esempio positivo nei miei comportamenti e nel mio modo di lavorare. È stato importante per me vivere nel convitto del Milan: è stata una vera palestra di vita".

Sul suo inserimento nello spogliatoio rossonero: "Non ho trovato difficoltà, anche perché tanti compagni li conoscevo già, avendo fatto i ritiri estivi nel 2020 e nel 2021. Conoscevo ovviamente l'ambiente ed anche il modo di lavorare di Pioli, quindi, tutto è venuto di conseguenza. Piuttosto, ci terrei a vincerlo anche io lo Scudetto, anche perché sarebbe la seconda stella". Mercato Milan, affondo per la nuova ala destra: le ultime news >>>