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Papin: “Maldini è lo spirito di questa squadra. Giroud decisivo nelle partite importanti”

Papin:
Jean Pierre Papin, ex attaccante rossonero e Pallone d'Oro nel 1991, ha rilasciato delle dichiarazioni sul Milan e sul suo passato

Enrico Ianuario

Intervistato da 'Repubblica', Jean Pierre Papin, ex attaccante del Milan, ha rilasciato delle dichiarazioni sul suo passato da calciatore e non solo.

Sul suo addio al Milan: "L'unico rimpianto della mia carriera è quello di essere andato via dopo due anni. Sì, perché non giocavo abbastanza. Capello mi disse 'la decisione è tua e la rispettiamo, ma nessuno qui vuole che tu te ne vada'. E la verità è che quando una squadra come il Milan ti dice di non andare via, non lo devi fare".

Sul rapporto con Capello: "Quando si parla di lui come un allenatore duro mi viene da ridere. Nella mia carriera non ho mai avuto un tecnico che non ci facesse lavorare sodo. Se vuoi giocare a calcio devi farlo. E anche quando l'allenatore è amico dei calciatori cambia poco: quando si deve lavorare, si lavora e basta. È l'allenatore a cui mi ispiro maggiormente. È stato lui a farmi capire il mio vero valore. Per me il calcio è quello che mi ha fatto giocare lui. È stato Capello a migliorare il mio gioco spalle alla porta, perché quando sono arrivato a Milano guardavo solo verso la porta avversaria".

Papin sul suo sogno: "Sì, quello di giocare al Milan. È stato un privilegio far parte di quella squadra incredibile che non perdeva mai e giocava sempre per fare gol. Che ricordi! In quei due anni abbiamo vinto quasi tutto: due scudetti e una Coppa dei Campioni, perdendo l'altra in finale contro l'Olympique".

Sul Marsiglia: "Ero in campo, qualche anno prima al Velodrome, quando Galliani e Sacchi decisero di abbandonare il terreno di gioco. Un vero e proprio peccato".

Su cosa dicevano i suoi compagni del loro ex allenatore: "Che non avevano mai lavorato tanto sia dal punto di vista fisico che tattico, ma che era stato lui a permettergli di vincere la Coppa dei Campioni, il sogno di ogni calciatore".

Su Tapie e Berlusconi: "Ho ottimi ricordi di entrambi perché sono persone incredibili, con una grande capacità di prendere decisioni importanti. Si tratta di figure fondamentali per una squadra che pretende di essere vincente. Erano presidenti veri".

Papin su con chi è rimasto in contatto: "Con tutti, sebbene con Marco Simone mi senta più spesso che con gli altri. Oltre a giocare nella stessa squadra eravamo amici. E questo è fondamentale perché per un amico corri di più".

Se segue il Milan: "Assolutamente sì. Quest'anno la cavalcata della squadra di Pioli è stata difficile, ma stupenda. Hanno lottato fino alla fine e ce l'hanno fatta anche se non erano i favoriti. Tutto merito del loro carattere perché in Italia, più che in altri posti, il carattere è importante".

Su come ha vissuto gli anni della decadenza del Milan: "Male, come tutti i tifosi, del resto. Ma sono cicli che prima o poi arrivano a tutte le squadre, anche alle più grandi perché quando una stagione va male e la successiva pure è sempre difficile tornare ai più alti livelli. Mi è dispiaciuto, ma ero sicuro che un giorno il Milan sarebbe tornato grande. Sotto questo aspetto, il passaggio di proprietà non ha aiutato di certo i calciatori. Transizioni di questo tipo sono sempre difficili da assimilare".

Se avrebbe rinnovato il contratto ad Ibrahimovic: "Ibra è un uomo importante sia per la squadra che per lo spogliatoio perché ha un'esperienza incredibile e quello che dice lui è sempre importante"

Papin su chi diceva le cose importanti ai suoi tempi: "Eravamo tutti importanti, ma Franco Baresi era l'uomo che diceva le cose quando c'era bisogno che qualcuno le dicesse".

Su Maldini: "Paolo è lo spirito di questa squadra. Ha passato tutta la sua carriera al Milan e, per questo, merita rispetto. È molto raro che succeda, ma lui è un uomo incredibile, un amico. Io sono stato sempre dalla sua parte, anche quando dicevano che aveva commesso qualche errore perché tutti possono sbagliare".

Sui francesi presenti nella rosa del Milan: "Sono fiero di loro e di quello che hanno fatto. Olivier (Giroud, ndr) lo conosco bene. Ci siamo sentiti tante volte durante la stagione. È uno di quei calciatori che sa essere decisivo nelle partite importanti e la scorsa stagione ha segnato gol importantissimi contro le grandi. Ha deciso tante partite e quello che mi ha fatto più piacere è stato constatare che, in questi big match, l'uomo di riferimento della squadra fosse proprio lui".

Papin su Maignan: "In Francia sapevamo già che era un grande portiere e quando ha firmato con il Milan ero sicuro che avrebbe fatto bene. Detto questo, mi ha impressionato perché davvero non pensavo che il suo impatto potesse essere così immediato".

Su Theo Hernandez: "Quando è arrivato al Milan non era ancora un calciatore importante. È il classico esempio di giocatore che si è conquistato il rispetto di tutti sul terreno di gioco".

Su Leao: "Mi piace davvero tanto. È molto veloce e anche sotto porta è bravissimo. Anche lui, come Giroud, ha fatto gol importanti. Ora, però, viene il momento più difficile: quello della conferma. A questi livelli non basta fare bene un anno, devi riuscire a rimanere in alto anche la stagione successiva e quella dopo e quella dopo...". Milan, tra calciomercato e campo: le ultime.

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