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INTERVISTE MILAN

Milan, Pirlo e i 10 anni in rossonero: “I trofei, gli amici e l’addio non capito”

Francesco Aliperta Redattore 
Intervistato dal canale ufficiale del club, Andrea Pirlo, ex giocatore del Milan, ha ricordato così i suoi 10 anni con la maglia rossonera

Intervistato dal canale ufficiale del club, Andrea Pirlo, ex giocatore del Milan, ha ricordato così i suoi 10 anni trascorsi con la maglia rossonera. Dal centrocampo con Seedorf, Gattuso e Ambrosini fino all'interpretazione del suo ruolo, senza dimenticare i tanti trofei vinti e la maledetta finale di Istanbul. Ecco, di seguito, tutte le sue dichiarazioni.

Sulla maglia rossonera: "Ha fatto parte della mia vita. Un pezzo di storia di tutto il mio percorso".

Sulla sua classe e il titolo di Maestro: "Penso sia un po' il mio modo di giocare. Un modo di vedere il calcio in maniera diversa rispetto ad altri. Ho interpretato un ruolo che magari, in quel periodo, veniva visto in un altro modo e ho cercato di renderlo mio con le mie caratteristiche. Il calcio di punizione è stato un qualcosa in più".

Sulla Champions League vinta a Manchester contro la Juventus: "Era la mia prima Champions League, per tanti era la prima. Essere arrivati a giocarla, attraverso un percorso lungo dai preliminari, giocando una semifinale con l'Inter, la finale contro la Juve penso sia stato il culmine di un'annata straordinaria. Mi ricordo ancora l'emozione di arrivare all'Old Trafford con tutti i tifosi. Penso sia stata la partita più emozionante, soprattutto in quel periodo in cui eravamo agli inizi degli anni d'oro".

Sul principale ricordo in rossonero: "Mi viene in mente come siamo stati bene in quei 10 anni. Eravamo una famiglia, era proprio un piacere ritrovarsi tutti i giorni, andare al campo, stare insieme. Non ci pesava niente. Quella forse è stata la forza che abbiamo avuto a stare tanti anni sempre con gli stessi giocatori. Avevamo creato qualcosa di speciale. Ogni sacrificio non era un sacrificio ma una cosa bella da condividere tutti insieme".


Sul centrocampo con Gattuso, Seedorf e Ambrosini: "Non è che è stato un anno o due. Abbiamo mantenuto quel centrocampo per tanti anni. Vuol dire che il livello è sempre stato alto. Abbiamo iniziato da giovani e abbiamo finito che non eravamo ancora troppo vecchi. Un arco temporale lungo e ricco di soddisfazioni con dei grandi campioni al mio fianco".

Sul rammarico dei trofei vinti anche in base alla qualità della squadra: "Si forse qualche campionato in più avremmo potuto vincerlo. Abbiamo perso un'altra Champions League, avremmo potuto vincerne altre. Alla fine, se guardiamo quello che abbiamo vinto, c'è il rammarico di aver vinto forse un po' troppo poco. Però non bisogna soffermarci su queste cose, non è da tutti vincere così tanti trofei".

Sulla stagione 2006/07 e le 52 partite giocate: "Erano tante, però quando giochi non ti pesano, anche perché vorresti sempre giocare. Finché hai l'opportunità e stai bene non ti pesa niente. Poi oggi magari qualche partita in più c'è, qualche competizione in più. Certo, qualche infortunio in più ci sarà sempre ma fa parte del gioco".

Sulla finale di Istanbul e quella di Atene: "La rivincita di Atene è diventata un po' più dolce, anche perché da lassù qualcuno ha guardato giù e ci ha dato la possibilità di avere questa rivincita. Quella partita del 2005 penso sia stata una delle più belle giocate da noi come squadra, anche forse come finale. C'era il rammarico perché avevamo fatto una grandissima gara e vedersela perdere così è stato drammatico".

Sulla partita da allenatore proprio a Istanbul: "Eh la prima partita l'ho persa, quindi non è stato proprio un bel ricordo. Ho rivisto un po' di posti, soprattutto negli spogliatoi in cui avevamo passato tanto tempo dopo la partita. Mi sembravano diversi e invece erano sempre gli stessi. Poi ho fatto tutto l'anno lì, quindi man mano che passavano le partite è andata via anche l'emozione".

Sui suoi 10 anni al Milan e il loro peso: "Sono cresciuto, sono diventato uomo. Sinceramente avrei voluto continuare a farne altri di anni, ma non è stato possibile e ho fatto un altro percorso, un'altra scelta. Penso di aver passato i 10 anni forse più belli. Sono cresciuto con degli amici che tuttora frequento, ci sentiamo, ci vediamo. Quello è ciò che mi ha lasciato di più dopo 10 anni di Milan. L'amicizia che ci è rimasta nonostante il passare degli anni".

Sull'addio al Milan e come è stato percepito: "Mi dà fastidio perché forse non è stato capito da tanti. Forse pensano che sia stata una mia scelta ma alla fine non è stato così. Io avrei continuato a giocare ma non c'erano le condizioni per poterlo fare. Quando ho salutato i miei compagni forse è stato uno dei momenti più dolorosi e tristi. Prima o poi le strade si dovevano dividere ed è andata così".

Su un giocatore del Milan con cui avrebbe voluto giocare: "Sono passati tanti campioni, ci sono tuttora grandi giocatori. Penso però di aver giocato con i migliori del mio periodo, quindi adesso lascio agli altri la possibilità di farlo nel Milan".

Se il piede è sempre caldo: "Quello è rimasto. Forse la condizione non è al meglio perché non allenandoti più fai fatica. Sarà sempre un piacere scendere in campo, è sempre una bella cosa".