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Bennacer: “Infortunio? Sono nei tempi. Milan un club davvero al top”

Ismael Bennacer, centrocampista dell'AC Milan
Il centrocampista del Milan, Ismael Bennacer ha rilasciato una lunga intervista al canale YouTube "Le Club des 5". Ecco le sue parole

Il Milan, al momento in pausa, si sta allenando a Milanello in vista della sfida di domenica contro la Juventus. Dopo un lungo periodo, Ismael Bennacer è tornato al campo sportivo rossonero. Il centrocampista del Diavolo ha rilasciato una lunga intervista al canale YouTube "Le Club des 5". Ecco le sue parole tradotte da MilanPress.

Su come sta: "Va molto bene sono nei tempi. È un infortunio un po’ particolare nel calcio perché è coinvolta la cartilagine. È uno stop un po’ lungo e onestamente non abbiamo una data esatta per il ritorno. Abbiamo un periodo, tra i 6 e gli 8 mesi, ma poi dipende dalla reazione del ginocchio. Derby di Champions? Era un match particolare per me, tutti lo attendevano: un derby in semifinale di Champions League. Era una delle partite più importanti della mia carriera. Ero frustrato, fa parte del mestiere: ognuno ha dei rischi, bisogna accettarlo. Non ho avuto troppe vacanze dopo, ero concentrato sulla rieducazione. Un infortunio lungo in cui ho trovato qualcosa di buono: quando si affronta qualcosa di così duro nella vita, bisogna vedere sia il bicchiere mezzo vuoto che mezzo pieno. Ne ho approfittato per ottimizzare del tempo nella mia vita, passare del tempo con la mia famiglia. Il campo mi manca tantissimo".


Sul supporto del Milan: "Il club mi è stato molto vicino. Già il fatto che un club ti lasci partire, ti segua come successo con me. Mi ha messo tutto a disposizione. Mi ha fatto scegliere il chirurgo per l’operazione e dove poter fare la rieducazione: hanno capito che l’aspetto mentale di tutto questo è fondamentale. Non mi hanno imposto nulla. Parlo molto con i dottori del Milan".

Sul suo percorso al Milan: "Quando sono arrivato nel 2019, l’obiettivo della dirigenza era riportare il Milan in Champions League. Ricostruire una squadra da Champions League dopo anni complicati. Sono arrivato nello stesso anno con Rafa e Theo. Ho firmato un contratto da 5 anni e ciò significava che in 5 anni bisognava riportare il Milan in Champions. Sono arrivato in uno dei più grandi club al mondo, con una storia incredibile, tutto incredibile. È veramente top, lo senti sotto ogni aspetto, è come una famiglia, è vicino a te. Il livello di organizzazione è molto alto. In una realtà del genere vengono fissati degli obiettivi e tu devi raggiungerli. Abbiamo ritrovato la Champions, abbiamo vinto uno scudetto e siamo arrivati in una semifinale di Champions. La vittoria dello scudetto con il Sassuolo? Ce la siamo goduta, ma la stagione dopo è stato tutto dimenticato. Al ritorno dalle vacanze è stato ancora tutto più difficile: eri la squadra da battere, hai il tricolore sul petto, devi raddoppiare le forze".

Sul suo percorso: "Io sono arrivato dall’Empoli, sono entrato da una piccola porta, anche se ho vinto la Coppa d’Africa. Molti dicevano: ‘Chi è Bennacer? Arriva dall’Empoli retrocessa?’. A me piace tantissimo tutto questo, perché finisci per sorprendere le persone. È un onore essere parte della ricostruzione di una squadra come il Milan, essere lì dall’inizio. È la quinta stagione, non ho nemmeno visto il tempo passare. Status nello spogliatoio? Il rispetto lo guadagni sul campo, provi sul campo le tue qualità più e più volte e ti guadagni il rispetto. Ho fatto così. Amo il calcio, ma questo è anche un lavoro che aiuta la mia famiglia e voglio eccellere nel mio lavoro. Non ho mai visto un giocatore che la gente rispetta ed è nullo sul campo".

Sul gruppo al Milan: "Avere 7,8 francesi penso che sia una cosa positiva, non creiamo problemi nello spogliatoio. Abbiamo un gruppo vero, bello. Siamo giovani, cerchiamo di imparare. Siamo come una famiglia, davvero. Se qualcuno sta male, vai a parlare con lui. Non serve che il mister vada a punire eventuali comportamenti sbagliati come l’arrivare in ritardo, siamo noi stessi a dirci le cose in faccia: se uno arriva in ritardo, ci diciamo: ‘Per favore, fai che non succeda più per il bene della squadra’. Oppure ci diciamo: ‘Oggi non hai fatto bene fratello, fai più attenzione’. Di solito è il mister che dice cose così, con noi invece funziona così. Non c’è l’ego. Penso che facciamo tutti il bene della squadra. Ho molta affinità con Rafa. Ha passato 6 mesi al Lille e parla troppo bene francese. Ma anche con tutti gli altri giocatori ho affinità. Con Yacine anche che sta facendo molto bene ora, sono molto contento di vederlo così".

Sul suo ruolo: "Ci capivamo benissimo con Kessie e Calhanoglu. All’inizio dell’anno scorso mi ha messo mezzala destra e ho segnato anche contro l’Atalanta. Non stava andando male, mi ha lasciato libero. Mi diceva che mi dava dei compiti, ma ero più libero. Poi sono tornato a giocare da play perché mancava qualcuno lì. Non dico che non mi piace quella posizione, ma credo che il periodo migliore sia stato quello con Kessie. Da play (numero 6) dipende tutto dal contesto, dalla mentalità del mister. Se ho un mister ossessionato con il possesso palla, prendersi dei rischi, mi piace molto la posizione da play. Da mezzala (numero 8), mi piace molto quando il mister mi dà dei compiti, ma mi lascia libertà. Posso però giocatore in entrambe le posizioni. La posizione contro il Napoli su Lobotka? Era il primo match che giocavo da trequartista, era qualcosa di nuovo per me. Senza pallone dovevo focalizzarmi su Lobotka". Milan, Reijnders fissa gli obiettivi: "Vogliamo Scudetto e Champions" >>>

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