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INTERVISTE

Milan, Baresi ricorda Beckenbauer: “Un idolo, aveva tecnica e personalità”

Franz Beckenbauer (getty images)
Franco Baresi, ex capitano del Milan, ha ricordato il suo idolo Franz Beckenbauer, scomparso nella giornata di ieri
Matteo Boninsegna

Franco Baresi, ex capitano del Milan, ha voluto ricordare in un'intervista a La Gazzetta dello Sport il suo idolo Franz Beckenbauer, ex calciatore recentemente scomparso. Le sue parole.

Sul primo momento che gli viene in mente: "Il giorno in cui l'ho visto, in Germania, dove eravamo andati per un torneo. Io ero già adulto, ma quasi arrossivo per l'emozione. I paragoni con lui mi hanno sempre messo a disagio. Stiamo parlando di Beckenbauer, il numero 1".


Sulle similitudini: "Nessuno ha interpretato il gioco come lui. Io sì, difensivo e partecipavo all'azione ma Beckenbauer era Beckenbauer, diverso dagli altri".

Su cosa ha rappresentato: "Un idolo. Una fonte di ispirazione. È stato uno dei più grandi il più grande difensore di sempre per quanto ha trasmesso e lasciato, per come interpretava il ruolo".

Su un giocatore paragonabile a lui: "Nel calcio non ci sono più i ruoli di una volta e non vorrei fare troppi nomi. Ne scelgo solo uno, anche se non è contemporaneo: Ruud Krol. Perché Krol era della generazione di Beckenbauer, ma è stato un altro grandissimo. Entrambi erano molto giovani, due precursori. E poi anche Krol aveva padronanza, eleganza. L'ho ammirato molto, anche quando l’ho incontrato a Napoli". 

Sull'incontro in campo sfiorato: "Lui nel 1990 allenava la Germania campione del mondo in Italia. Siamo andati vicini a trovarci in finale, poi lo sapete com’è andata, quella semifinale con l’Argentina, quei rigori… e la coppa l'ha presa lui".

Da dove cominciare per raccontare chi era: "Da quello che trasmetteva in campo. Aveva tecnica, personalità, era un uomo squadra e un leader vero. Lo è stato da calciatore e allenatore, con una leadership naturale impressionante".

Sulla qualità da ammirare: "Come giocava testa alta, segno di un grande campione".

Sul suo ruolo: "Chi avrebbe fatto il libero tra noi due? Non lo so, di sicuro sarebbe stato un grande onore per me".

Su cosa trasmetteva da allenatore: "Personalità e signorilità. Davvero, la sua morte è un grandissimo dispiacere".

Sul paragone: "Me lo hanno sempre detto. In fondo avevamo le stesse iniziali: FB lui, FB. Forse è per quello che ci hanno sempre avvicinato".

Sulle differenze: "Io l’ho visto giocare più di qualche volta ma difficilmente ricordo uso fallo. Io, diciamo ne facevo qualcuno in più…". LEGGI ANCHE: Calciomercato Milan - Buongiorno nome caldo: la strategia della dirigenza>>>

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