Il primo ricordo di lui su un campo di calcio: «Il giardino di fronte a casa»
La sua origine nella carriera di calciatore
" Sono nato e cresciuto in un quartiere difficilissimo, in una parte di Lisbona dove c’è gente con tante difficoltà. Ho sempre vissuto accanto a persone umili, ma nonostante tutto, da lì è arrivata sempre un’energia positiva. Anche in mezzo a quella realtà, e forse proprio perché l’ho vissuta, ho imparato che si può arrivare ovunque."
Se la famiglia lo ha mai incoraggiato nella sua carriera calcistica: "La mia famiglia è stata, ed è, fondamentale per me. Mi è sempre rimasta accanto nei momenti più difficili, e per questo non smetterò mai di ringraziarla. "
Se ritiene di aver fatto troppi sacrifici per il calcio:
" Sì, ovviamente, ma credo come in tutti i lavori. Mio padre e mia madre mi hanno insegnato che per fare grandi cose bisogna fare sacrifici altrettanto grandi."
Più volontà o più talento?
"All’inizio talento, ovviamente. Poi arriva il punto in cui il talento non basta più, serve altro. Serve davvero tanto lavoro per arrivare a certi livelli. "
Sulla prima volta che ha giocato a calcio:
"Non ricordo la prima volta, perché il pallone è sempre stato nella mia vita. "
Il calciatore più grande con cui hai giocato?
" Non uno ma due: Zlatan – ndr. Ibrahimović – e Cristiano Ronaldo. "
Cosa rappresenta la maglia del Milan:
"Ho sempre seguito il Milan, anche prima di entrare in squadra. È uno dei club più importanti al mondo, vestire questa maglia è un sogno".
Che cosa significa essere un fuoriclasse:
"Non saprei dirti se lo sono o meno. Ho 25 anni e mi trovo nel pieno della mia carriera. So che molti bambini mi guardano come un esempio, e questo per me è meglio di definirmi un fuoriclasse."
La sua giornata tipo: "Niente di complicato. Mi sveglio presto, mi alleno, mangio bene. Dormo tanto. Una vita semplice per stare in forma."
Se c'è un legame tra la musica e il modo in cui gioca:
"Sì. La musica esprime le cose che ho passato. Il calcio è la gioia di vivere quello che ho sempre sognato"
Com'è nata la passione per la musica:
"Da mio padre e mio zio, che faceva il DJ. Ho iniziato seriamente a 19 anni in Francia quando giocavo al Lille. Quando giocavo in Portogallo ero vicino a casa, lì mi sono ritrovato da solo. E la musica è diventata una buona compagnia."
Leao: "Ritiro? Non lo so, voglio giocare il più a lungo possibile"
—Cosa ascolta prima di una partita
"Di tutto. Cerco energia ovunque."
Sulla gioia di diventare padre:
"Un misto di emozioni. Sono diventato padre in un buon momento della mia vita. I figli sono un motivo per fare di più e dare maggiore valore al tempo".
Se dovesse raccontarsi con due parole, una per il calcio e una per la musica:
"Calcio: gioia. Musica: emozione."
A che età vorrebbe ritirarsi la calcio giocato:
"Non lo so, voglio giocare il più a lungo possibile. Quando smetterò vorrei passare più tempo possibile con la mia famiglia e vivere in modo tranquillo."
Cosa direbbe al Rafael Leao bambino se lo incontrasse ai giorni d'oggi:
"Di sognare. Puoi arrivare dovunque tu voglia, basta lavorare. Tienti stretti i tuoi genitori e non smettere mai di credere"
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