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Lapadula: “Berlusconi in un giorno mi portò al Milan. La 9 non è maledetta”

Gianluca Lapadula, attaccante del Lecce (credits: GETTY Images)

Gianluca Lapadula, attaccante in forza al Lecce, ha parlato del Milan e della sua esperienza in rossonero nella stagione 2016/2017

Daniele Triolo

"NEWS MILAN - Intervistato da gianlucadimarzio.com, Gianluca Lapadula, attuale attaccante del Lecce, ha parlato a cuore aperto anche del Milan. Queste le dichiarazioni di Lapadula, rossonero nella stagione 2016/2017:

"Sul soprannome di Braveheart: “Eravamo bambini, io e mio fratello giocavamo nella Juventus.Avevo cominciato da portiere perché era il ruolo di papà, poi mi spostarono a centrocampo perché non stavo mai fermo. Già a quei tempi, lo stile era sempre lo stesso: recuperavo palla e la passavo al compagno più vicino. Non c’era tanta qualità, ma anche da piccolo non mollavo un centimetro. Così, mio fratello iniziò a chiamarmi Sir William Wallace, come il protagonista del film”.

"Sugli obiettivi raggiunti in carriera: "É questo il senso di Braveheart: Sir William aveva un obiettivo, molto complicato, ma ha combattuto per provare a raggiungerlo. Indovinate com’è andata a finire...”.

"Sul suo arrivo al Milan: “Un anno prima dei 30 gol in Serie B al Pescara ero al Teramo, in Serie C; l’estate dopo il mio agente riceveva chiamate dai tanti club che mi volevano comprare. Ero sul punto di andare al Genoa, ma il Presidente Daniele Sebastiani bloccò tutto: mi ha chiamato Silvio Berlusconi - ci spiegò - ed entro 24 ore ti vuole portare a Milano. Appena ho sentito parlare di Milan, ho accettato senza pensarci un secondo”.

"Sulla sua esperienza in rossonero: "Con Vincenzo Montella era iniziato un bel percorso, non abbiamo fatto nulla di straordinario ma c’erano le basi per costruire qualcosa di importante. In più, abbiamo vinto la Supercoppa Italiana”.

"Sul rigore sbagliato a Doha contro Gianluigi Buffon: “Non la presi bene. Pensavo ai tanti sacrifici che avevamo fatto e al dispiacere che avrei potuto causare ai miei compagni con quell'errore. I ragazzi sono stati bravi, alla fine abbiamo vinto, ma il cuore rimase diviso a metà: un po’ gioivo, un po’ continuavo ad essere triste”.

"Sulla maledizione della maglia numero 9 nel Milan: "Non ci credo, ed è inutile sottolineare quanto pesi quella maglia. Quando giochi per il Milan, la maglia è pesante a prescindere dal numero che hai scelto. Anzi, sono certo di una cosa: se un giorno il Milan mi rivolesse in squadra, pagherei pur di tornare a vestire la 9”.

"Sull'approdo al Lecce: “Sin dal primo giorno di ritiro, ho avvertito una grande responsabilità nei confronti di questa squadra, del direttore sportivo Mauro Meluso e del Presidente Saverio Sticchi Damiani. Ho trovato un gruppo straordinario, tutti credono in me e non li voglio deludere”.

"Sul tecnico Fabio Liverani e la squadra giallorossa: “Partita dopo partita, proviamo a mettere in pratica i consigli di Liverani, che ci dice esattamente cosa pretende da ognuno di noi. Fin qui abbiamo fatto il possibile, ma la fine del campionato è ancora lontana. Il mio ruolo? Il mister mi chiede due cose: tanto lavoro in fase difensiva e profondità quando attacchiamo, in maniera tale da esaltare la qualità dei centrocampisti che giocano dietro di me”.

"Sul giocare nel Sud Italia: “Solo quest’anno ho percorso un po’ di strada verso sud. Ho trovato una terra magnifica, un mare stupendo, una città bellissima e, soprattutto, un popolo che vive per il calcio”. Queste, invece, le dichiarazioni di Stefano Pioli, attuale tecnico rossonero, alla vigilia di Fiorentina-Milan dello stadio 'Franchi': continua a leggere >>>

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