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INTERVISTE

Kjaer: “Lavoro per superare l’infortunio e uscirne più forte”

Simon Kjaer AC Milan

Simon Kjaer, difensore del Milan, miglior giocatore del 2021 secondo il 'Guardian': ecco l'intervista rilasciata al quotidiano britannico

Daniele Triolo

Simon Kjaer, difensore del Milan, premiato come miglior giocatore del 2021 secondo il 'Guardian': ecco l'intervista rilasciata al quotidiano britannico.

Kjaer sul 2021: "Emozioni positive, negative, ho vissuto di tutto. Tutto il registro di emozioni, l'ho provato tutto".

Kjaer sul soccorso prestato in campo all'amico Christian Eriksen: "Apprezzo tutte le belle parole e la gratitudine, sono onorato. Ma come ho sempre detto, la mia reazione è stata impulsiva, così come quella di tutti. Ciò che abbiamo fatto, l'abbiamo fatto come squadra. Non sarei stato in grado di tenere in piedi tutto se non avessi avuto qualcuno su cui appoggiarmi. Non era un nostro collega, ma un amico. Questo ha reso tutto più intenso, e ciò che ho fatto è stato istintivo. Non credo che ci si possa preparare per qualcosa così. Io so, per me stesso, che non sarei stato capace di fare niente senza la squadra al mio fianco. Alla fine della giornata c'era solo un pensiero, ed era per Christian, il suo stato di salute, e per la sua famiglia".

Kjaer sul proseguimento degli Europei dopo lo shock: "Le abbiamo provate tutte per tornare alla normalità. Ci siamo allenati un'ora, un'ora e mezzo al giorno, attraversando tutte le onde e le difficoltà che la giornata avrebbe portato".

Kjaer sulla successiva partita contro il Belgio: "Sono arrivato, riscaldamento, spogliatoio, uscito fuori per l'inno Nazionale. Sentito il fischio d'inizio, ho ripreso da lì. Non avevo idea di cosa sarebbe successo. Anche se mi avvicinavo alle partite sapendo che avrei giocato, non sapevo se avrei voluto farlo. Non avevo idea di come avrei reagito, nessuno di noi lo sapeva. Ma andava bene così. Ci siamo divertiti e il risultato non contava, ve lo posso garantire al 100%. Non contava. Non a quel punto".

Kjaer sulle emozioni provate durante quelle gare degli Europei: "Il pubblico, lo stadio, quel supporto, quel sentimento interiore, penso che descriva nel complesso cosa sia successo per la Danimarca la scorsa estate. Per le persone che erano lì, ma anche per chi era davanti alla tv. Come siamo stati capaci di fare quelle prestazioni? Non riesco a trovare spiegazioni. Posso solo tornare a dire che siamo stati squadra, con supporto, fiducia e conforto l'uno nell'altro. Il nostro legame è stato l'unica cosa che ci ha permesso di tornare in campo".

Kjaer sulla Danimarca che ha sfiorato la finale degli Europei: "Se non avessimo passato la fase a gironi, non me la sarei presa, sarebbe andato bene. Certo, dopo avrei potuto guardarmi indietro e sperare ancora. Sono ancora inca**ato per il rigore e per aver perso la finale. Ma alla fine era secondario. Il calcio è diventato secondario per me. Non è così importante come prima".

Kjaer su cosa gli ha lasciato l'episodio di Eriksen: "Quando hai quell'esperienza, te la porti dietro per il resto della tua vita. Impari da ciò, capisci cose da questo, e forse questo mi permette di giocare a calcio meglio di prima. Mi sono abbandonato al divertimento e questo mi dà un approccio più rilassato al calcio. Un approccio più dedicato, ma, al contempo, mi ci si sento a mio agio. Amo giocare a calcio, l'ho sempre amato, ma non ho altri 10 anni di carriera, quindi devo apprezzare il tempo che mi è rimasto".

Kjaer sull'infortunio ai legamenti in Genoa-Milan: "È solo la mia gamba, è solo calcio. Anche se entrambe le cose sono molto importanti per un calciatore. Io sto bene, la mia famiglia sta bene, e io ritornerò sul campo da calcio. Preferisco vedere l'infortunio come una positiva e rara opportunità. Ho pensato spesso a come sarebbe stato prendermi due-tre mesi di distanza dalle partite. Sia per essere creativo nell'ottimizzare il mio gioco, sia per rafforzare il mio corpo. Normalmente, durante una carriera questo non è possibile. Avrei preferito non infortunarmi, ma devo accettarlo. Devo lavorare per superarlo e uscirne come una versione più forte di me stesso".

Kjaer sul suo lavoro di calciatore: "Nella mia mente sono un ragazzo cresciuto in una piccola città e i miei piedi sono ben piantati a terra. Ma a volte devi essere un po' arrogante, un po' "ignorante" sulle tue capacità. Perché ciò ti spingerà di più. Se stai giocando contro Lionel Messi o Cristiano Ronaldo, probabilmente sono più bravi di te. Ma se ogni giorno ti fai il culo, puoi dire a te stesso: 'Chi è un difensore migliore di me al mondo in questo momento?'. Qualcuno, forse un po' di più. Ma nelle giuste condizioni ... io sono il migliore, devo crederci. Altrimenti non lo sarò mai e non darò mai il 100%".

Kjaer sui calciatori danesi e sugli abitanti della Danimarca: "Nel complesso siamo persone molto rispettose e istruite. Se si prendono 100 giocatori danesi da tutto il mondo, forse uno sarà un po' matto, ma penso che si potrebbero trovare dei parallelismi tra tutti noi. Cresciamo per essere molto indipendenti, impariamo a prenderci cura di noi stessi, impariamo ad essere educati. Si impara il giusto atteggiamento. La fiducia è una buona cosa, ma non troppo. Impariamo ad apprezzare il rispetto che ci guadagniamo, senza mai dare nulla per scontato. Siamo molto diretti, molto onesti. E penso che questo sia molto importante".

La chiusura di Kjaer ancora su Eriksen: "Parlo molto con Christian. È stato la mia terapia. Se Christian sta bene, sto bene anche io. Ovviamente, ho cose contro cui lotto e lotterò sempre contro di loro. Ma con il tempo, e se riesco a vedere che Christian e la sua famiglia stanno bene, allora sto bene anche io. È dove trovo la mia pace, e questo è abbastanza per me". Leggi qui l'intervista di fine 2021 di Paolo Maldini >>>

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