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Italia, Sacchi: “Cotta e presuntuosa: gloria solo con sudore e fatica”

Intervista Sacchi Italia

Arrigo Sacchi, ex Commissario Tecnico dell'Italia dal 1991 al 1996, ha bocciato la Nazionale di Roberto Mancini vista ieri sera a Belfast

Daniele Triolo

Arrigo Sacchi, ex Commissario Tecnico dell'Italia per cinque anni, dal 1991 al 1996, ha rilasciato un'intervista in esclusiva ai microfoni de 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Tema, il fallimento della Nazionale di Roberto Mancini, che ha mancato la qualificazione diretta ai Mondiali di Qatar 2022: ora gli Azzurri dovranno passare dai playoff di marzo. Queste le dichiarazioni integrali di Sacchi.

Su cosa è successo agli Azzurri: “Avevo visto la partita dell’Olimpico contro la Svizzera e gli azzurri mi erano sembrati spenti. Com’è possibile che una squadra come la Svizzera, per di più senza cinque o sei titolari, riesca a creare tre palle-gol nel primo quarto d’ora e a segnarne uno? Quindi, per questa sfida contro l’Irlanda del Nord non avevo grandi aspettative. Speravo che andasse bene, però sapevo che sarebbe stata una strada in salita”.

Su cosa è accaduto dopo la vittoria degli Europei: “L’Italia è arrivata al traguardo finale cotta e forse con un po’ di presunzione figlia del successo estivo. Questa è una lezione importante che dobbiamo studiare e analizzare per risalire e ritornare a essere una vera squadra”.

Sull'Italia che sembra aver smarrito il senso del gruppo: “Premessa necessaria: l’Italia all’Europeo ha meravigliato tutti e di questo dobbiamo ringraziare i giocatori e il commissario tecnico. Lo hanno fatto perché hanno saputo essere squadra, hanno lottato con generosità, hanno sopperito a qualche carenza tecnica con l’entusiasmo e con la brillantezza atletica. Ora non è più quell’Italia. Credo che per tornare grandi si debbano ritrovare entusiasmo, modestia, volontà e, perché no, anche intelligenza. Il fatto è che saper governare il successo, specialmente in un Paese come l’Italia, è davvero complicato”.

Sulla possibilità che gli Azzurri si siano montati la testa dopo gli Europei: “Diciamo che hanno creduto di essere già arrivati alla gloria. Ma la gloria si conquista giorno dopo giorno, con il sudore e con la fatica. Siamo arrivati al momento decisivo che eravamo in ginocchio. Abbiamo perso per strada la generosità, la voglia di fare una corsa per aiutare il compagno, la brillantezza fisica, e di conseguenza anche l’entusiasmo e, forse, l’ottimismo”.

Sull'Italia campione d'Europa che finisce dietro la Svizzera: “Non è un gran biglietto da visita, ma è quello che ha detto il campo. Questa batosta può far tornare i giocatori con i piedi per terra, condizione fondamentale e imprescindibile se si vuole essere ancora una squadra. Io non drammatizzerei troppo: questi ragazzi, poco tempo fa, hanno fatto qualcosa di straordinario. E se lo hanno fatto, possono rifarlo. L’importante è vivere con equilibrio questo momento”.

Sacchi su comesi può gestire adesso la situazione: “L’importante è non giocare allo “scaricabarile”, disciplina nella quale gli italiani sono bravissimi. Qui c’è da fare un profondo esame di coscienza, chiedersi tutti che cosa si è dato e che si poteva dare. Senza drammi, senza polemiche e, soprattutto, con molta calma e altrettanta pazienza. Ora abbiamo qualche mese davanti a noi per preparare le due sfide decisive, possiamo arrivarci in forma”.

Sugli Azzurri apparsi in difficoltà fisica e psicologica: “Erano mentalmente cotti. Probabilmente il successo li ha scaricati, sono cose che capitano. E poi non dimentichiamo che ci sono stati anche tanti infortuni a complicare le cose e non consentire molte scelte all’allenatore. Forse c’è stata anche un po’ di superficialità, perlomeno per quello che si è visto nelle ultime due partite. Comunque è andata così e adesso dobbiamo guadagnarci il biglietto per il Mondiale”.

Sugli spareggi che saranno durissimi contro avversari tutt'altro che abbordabili: “La qualificazione ce la dobbiamo guadagnare tornando a fare il calcio che abbiamo dimostrato di poter fare. Noi diamo il massimo quando abbiamo la paura a bussarci alla porta, siamo fatti così: vale per il calcio e vale per la vita di tutti i giorni. Con le spalle al muro sappiamo reagire ai problemi”.

Sul giocare contro l'Irlanda del Nord senza centravanti: “Il problema è che Insigne non è quello di un mese fa. Corre a vuoto, è una pistola scarica. Succede nell’arco di una stagione. In panchina c’erano attaccanti che, evidentemente, all’allenatore non davano le necessarie garanzie: Scamacca gioca poco nel Sassuolo, Raspadori idem, Belotti non è al massimo. Quindi Mancini ha scelto per la soluzione senza centravanti classico. Ma adesso non tiriamo la croce addosso al commissario tecnico. Se ha portato l’Italia a giocare bene, come all’Europeo, sono convinto che troverà la soluzione giusta per guidarci al Mondiale”.

Sacchi, sminuito il successo di Wembley? “Subito sì, è fuori di dubbio. La delusione prende il sopravvento, è normale. Ma alla lunga ci si ricorderà di quello che questi ragazzi hanno fatto all’Europeo in mezzo a mille difficoltà. E, lo ripeto ancora una volta, se ci sono riusciti allora a stupire tutti, ci possono riuscire ancora. L’importante è che tornino a essere una squadra”. Milan, assalto ad un giocatore della Juventus per gennaio. Le ultime >>>

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