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Giovanni Galli: “Le liti tra Sacchi e Berlusconi. Van Basten? Mi ha dato fastidio…”

Giovanni Galli (credits: GETTY Images)

Giovanni Galli, ex portiere del Milan, è stato intervistato dal giornalista Mauro Suma in diretta su Instagram. Ecco cosa ha detto

Salvatore Cantone

NEWS MILAN - Giovanni Galli, ex portiere del Milan, è stato intervistato dal giornalista Mauro Suma in diretta sulla sua pagina Instagram. Ecco cosa ha detto: "I miei inizi al Milan? Nella Fiorentina ho esordito a 19 anni, ho fatto 9 anni in prima squadra, all'epoca si giocavano solo 30 partite all'anno: ho fatto 260 partite in Serie A. A 22 anni ero il terzo portiere all'Europeo 80. Nell'81 abbiamo fatto il Mundialito in Spagna con Ancelotti".

Sul costo del suo trasferimento al Milan: "Io costato il doppio rispetto a Van Basten? (5 miliardi, contro i 2 di Van Basten, ndr). All'epoca, a 28 anni, ero il portiere titolare della Nazionale, quindi diciamo che sul mercato del momento ero il pezzo più ambito e ricercato. Mi cercavano anche altre società importanti, ma prima Braida e poi Galliani si sono mossi prima e meglio".

Sui primi contatti con il Milan: "I primi contatti con il Milan risalgono ai mesi del marzo 82. La Fiorentina mi comunicò che doveva rientrare dalle spese, visto che fecero degli investimenti importanti, e decisero dunque di sacrificare dei giocatori. Partimmo io, Massaro (sempre al Milan) e Passerella (Inter)".

Su Socrates: "Con lui ho diviso proprio la camera. Ho vissuto a 360 gradi il Socrates calciatore, compagno di squadra, di camera e soprattutto il Socrates uomo. Era veramente un personaggio carismatico, anche molto divertente, anche se aveva questo portamento che lo faceva sembrare un po' presuntuoso, ma in realtà non era così. Aveva una cultura decisivamente più sviluppata della media. Lui in ogni caso faceva fatica ad abituarsi ai nostri ritmi, alla nostra intensità".

Sul Milan che stava nascendo: "Quando sono arrivato al Milan si aveva la sensazione che stava nascendo qualcosa di nuovo. Lo si capisva già una volta parlato con Braida, Galliani e Berlusconi. Il presidente era un uomo che stravolgeva il tuo modo di essere: era vent'anni davanti a tutti. Per me le difficoltà maggiori del mio trasferimento a Milano erano che essendo cresciuto in un quartiere a Firenze per tanti anni, non era facile non avere più determinati punti di riferimento. Berlusconi era un presidente ambizioso e io probabilmente al Milan ho pagato nella prima stagione il post Mondiale".

Sulle dichiarazioni di Van Basten e di Colombo su Sacchi: "L'intervista di Marco mi ha un po' dato fastidio. Io forse potrei dire qualcosa su Sacchi, visto che nel mio ultimo anno ho giocato solo le coppe, ma con Arrigo ho avuto sempre un rapporto schietto e diretto: lui era molto esigente. Forse questo a qualcuno davo fastidio. L'unica volta che mi ha richiamato? In una partita contro la Fiorentina, persa 2-0, lui mi rimproverò per un gol subito da Baggio".

Sulla partita di Belgrado: "La mia Belgrado parte da San Siro dove pareggiammo 1-1 una partita difficile e ostica: l'avversario non ti faceva giocare. Preparammo al meglio la partita di ritorno, nonostante le assenze importanti e un freddo incredibile. Difficilmente ho ritrovato una serata gelata così. Nel secondo tempo si intravede la nebbia e infatti il gol della Stella Rossa lo subimmo nella nebbia. In un'altra azione io non avevo la minima percezione di quello che stava accadendo. Non si vedeva nulla. Nello spogliatoio discutemmo con qualcuno perchè c'era qualche giocatore che non era proprio dentro la partita. Verso l'1-2 di notte dopo la partita, Sacchi chiamò quattro giocatori tra cui io e ci domandò "Che dobbiamo fare domani ragazzi per vincere?" Io credo che da lì sia partita la scintilla. Il giorno dopo rientrammo in campo, pensando di trovare meno gente, essendo un giorno lavorativo, ma in realtà lo stadio era strapieno".

Su Donnarumma e quella parata contro la Juventus contro Khedira: "Parata simile alla mia su Wilmots? Come ho detto prima, io giocavo le coppe, ma in campionato Sacchi aveva deciso di far giocare a Pazzagli. A febbraio giocammo in Coppa Italia contro la Juventus e per me fu la mia prima partita dopo tre mesi. Giocai molto bene. Stavo molto bene mentalmente e quella partita contro il Malines fu quella del mio rilancio. Ho rivisto più volte quella parata: è come se io già sapessi dove sarebbe andata la palla".

Sulla finale di Vienna contro il Benfica: "Ero consapevole che quella sarebbe stata la mia ultima partita con il Milan. Sapevo del gruppo e dell'affetto che stavo lasciando.  Gullit si fece 50 metri di campo per venirmi ad abbracciare: ero seduto vicino al palo, pensando al mio addio, lui si mise in ginocchio e mi abbraccio. E' una di quelle cose che mi porto più nel cuore. La società mi ha chiesto di rimanere, ma ormai avevo dato già la mia parola al Napoli".

Su Berlusconi: "Sacchi fece una dichiarazione: "Le mie squadre, se giocano come dico io, possono far a meno del portiere. Berlusconi, al quale è sempre piaciuto interferire sulla scelta dei giocatori da acquistare, spesso andava in contrasto con Sacchi, che cercava giocatori compatibili con il suo gioco. Berlusconi sulla questione portiere allora disse ad Arrigo: "Il portiere non conta? Allora fammi vedere l'altro portiere". A quel punto iniziò quella alternanza tra me e Pazzagli. Un altro episodio: andiamo a giocare a Torino contro la Juventus. In una domenica caldissima, Sacchi mi chiama il giorno prima nello spogliatoio e mi dice: "Giovanni ho bisogno di te. La squadra non sta bene in questo momento e ti ho visto in forma". Quella la partita la perdemmo 3 a 0, ma potevamo perdere anche 6-7 a zero. La domenica dopo c'è il derby: gioca la stessa formazione che è scesa in campo contro la Juventus, ma cambia solo il portiere. A quel punto decisi di non rimanere al Milan".

Su Franco Baresi: "Franco era un capitano silenzioso, non è mai stato un grande chiacchierone. La sua grandezza era l'esempio. La sua intensità, la sua voglia di fare, la voglia di crescere: è stato molto intelligente quando è arrivato Sacchi e di questa sua intelligenza ne ha giovato tutta la squadra. E' stato un punto di riferimento non solo dal punto di vista tecnico, ma anche fuori dal campo. Se si parla di Milan io faccio riferimento a Liedolhm, Rivera, Baresi e Maldini. Questi sono stati i quattro giocatori simbolo della storia del Milan".

Su Donnarumma: "Ho avuto con il suo procuratore (Raiola) qualche discussione. Io rispetto il lavoro degli agenti, dico soltanto che il rinnovo con Fassone e Mirabelli poteva essere gestito in maniera diversa, invece di buttare nella fosse dei leoni un ragazzo così giovane. A me non interessa quanto guadagna Donnarumma, a me interessava che al ragazzo fosse lasciata l'opportunità di crescere e di sbagliare. Oggi è cresciuto, a 20 anni ha già fatto 200 partite in Serie A. Qualcuno ha ancora dubbi su sto ragazzo? Sottolineo però che ha solo 21 anni, quindi ha l'obbligo di poter sbagliare. Può diventare davvero un fuoriclasse. Adesso non vorrei ritrovarmi la stessa minestra successa nel 2017 con Fassone e Mirabelli: la cosa più brutta nei confronti di questo ragazzo è stato quando all'Europeo in Polonia si è trovato in campo dei dollari falsi. Futuro? Gli consiglio di andare dove lo porta il cuore e la testa".

Su Pioli: "Vivevo con Pioli nello stesso palazzo a Firenze. E' una persona competente, un uomo vero ed è un allenatore capace perchè non è uno di quelli che impongono la propria idea di calcio, ma un tecnico che muove la squadra e la mette in campo a seconda delle caratteristiche dei giocatori a disposizione".

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