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Giovanni Galli: “Del Milan sono rimaste cinque cose”. Poi punge gli americani

Fabio Barera
Fabio Barera Redattore 
Giovanni Galli: 'Del Milan sono rimaste cinque cose'. Poi punge gli americaniGiovanni Galli: 'Del Milan sono rimaste cinque cose'. Poi punge gli americani
Giovanni Galli, ex portiere del Milan, ha rilasciato una lunga ed interessante intervista sulla sua carriera in rossonero e non solo

Giovanni Galli, ex portiere del Milan dal 1986 al 1990, ha rilasciato una lunga ed interessante intervista ai microfoni del quotidiano 'La Gazzetta dello Sport', nell'edizione in edicola questa mattina, soffermandosi sulla sua carriera in rossonero e non solo. Ecco, dunque, un estratto delle sue dichiarazioni più interessanti.

Milan, stoccata di Giovanni Galli ai fondi americani: e quel paragone con Berlusconi ...

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Sull'arrivo al Milan: "Un salto notevole. Trovarmi in un calcio che non sapevo cosa fosse, giocare in un grande club ed essere al cospetto di Berlusconi. Ci fece capire subito le sue intenzioni. Tu dovevi solo giocare a calcio, al resto pensava la società. Tutti avevano un compito. Dalla casa al medico, chiamavi e il problema era risolto. Se avevi il permesso di Galliani potevi parlare direttamente con Silvio. Oggi sono rimaste cinque cose: storia, maglia, tifosi, Milanello e San Siro. Per il resto, chi chiami? Un fondo americano? Una volta eravamo dipendenti di un’azienda che aveva un capo riconosciuto. Oggi ogni giocatore è un’azienda a sé e che a sua volta appartiene a una multinazionale".

Sul ricordo più bello: "Il ricordo più bello è lo scudetto perché fu il primo di quella gestione. E anche la più grande 'delusione': non c’erano coppe o medaglie, finita la festa in campo e nello spogliatoio si tornava a casa. Alzando la Coppa Campioni sapevi di sollevare un’icona, di entrare nella storia".

"Il grande Milan nasce nella notte di Belgrado"

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Sulla nascita del grande Milan: "La notte di Belgrado, il grande Milan nasce lì. Gli ottavi di finale con la Stella Rossa: perdiamo mezza squadra ma passiamo ai rigori. Senza quella vittoria non saremmo arrivati alla finale contro la Steaua. Non ci sarebbe stato quel successo e nemmeno quello dell’anno dopo, quando ci presentiamo da campioni in carica. Lo scudetto era andato all’Inter del Trap, il campionato aveva assegnato a loro il diritto a partecipare".


Ex Milan, Giovanni Galli: "Vi racconto come nasce la fondazione"

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Sulla carriera da dirigente:  "Mai. Mi piaceva scegliere giocatori. Alla Fiorentina la scoperta che mi dette più soddisfazioni: Ujfalusi. Al Verona nel 2007 mi chiamò il conte Arvedi. Dalla A erano retrocessi in picchiata in C. Arrivo a dicembre, porto Sarri allenatore. Dopo cinque partite certi cattivi consiglieri lo convinsero a cacciarlo. Io lo avevo scelto e me ne andai con lui. Nonostante un contratto di tre anni".

Sulla sua fondazione: "Un interesse che nasce nel 2001, insieme alla Fondazione Galli, dedicata al mio Niccolò. Inizio a vivere realtà quotidiane difficili, mi avvicino al terzo settore. Mi chiamarono pochi anni dopo per candidarmi consigliere comunale, poi addirittura sindaco di Firenze per il Pdl. Arrivai a sfidare Renzi testa a testa. Più di tutto mi ha reso orgoglioso il riconoscimento alla persona. Venivo da un’altra realtà ma la mia storia, come mi ero comportato da giocatore e dopo, erano state considerate. Oggi come consigliere regionale devo avere una visione ampia del territorio. Mi occupo di Rsa, disabilità, infrastrutture. Sono l’unico della Lega all’interno della commissione sanità, è l’urgenza che sento più addosso. Un diritto di tutti i cittadini, deve funzionare".  LEGGI ANCHE: Milan, Moncada resta o se ne va? Ecco la verità sul futuro. E sul ruolo … >>>