INTERVISTE

Gigi Romano: “La gestione dei portieri al Milan è preoccupante”

Alessia Scataglini
Alessia Scataglini
La carriera di Mike Maignan non è stata solo segnata da grandi prestazioni, ma anche da una notevole instabilità: ne parla Gigi Romano

La carriera di Mike Maignan non è stata solo segnata da grandi prestazioni, ma anche da una notevole instabilità per quanto riguarda l’allenatore dei portieri. Il portiere francese ha recentemente sollevato il velo su una situazione che lo accompagna da tempo, rivelando di essere stato allenato da ben otto diversi tecnici dei portieri durante la sua permanenza in rossonero. Intervenuto in conferenza stampa dopo la partita contro la Fiorentina (2-2), Maignan ha parlato apertamente di questa difficile situazione.

Maignan: “Otto allenatori dei portieri in pochi anni, non è facile”

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« Sono arrivato esattamente a otto allenatori dei portieri. È vero che per un portiere è qualcosa di importante, tendiamo a creare legami con gli allenatori. E per creare legami ci vuole tempo. Abbiamo bisogno di molta stabilità, è una situazione che vivo e che è così. Mi aiuta nella mia esperienza, ma non è facile, anno dopo anno, cambiare allenatore dei portieri ogni volta, tutti gli anni o ogni sei mesi », ha dichiarato Maignan, evidenziando una situazione che per lui è ormai diventata una costante. La necessità di continuità nel rapporto con l’allenatore dei portieri sembra essere fondamentale per un portiere che vuole esprimere il suo massimo potenziale.

Un Milan in continua evoluzione

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Il brasiliano Dida, gli italiani Luigi Ragno, Emiliano Betti e Flavio Roma, il gallese Tony Roberts, i portoghesi Antonio Ferreira e Diamantino Figueiredo e il croato Vedran Runje sono le otto persone che si sono susseguite nel corso degli anni nel ruolo di allenatore dei portieri del Milan. Una continua alternanza che, secondo Gigi Romano, ex responsabile degli allenatori dei portieri del club rossonero per oltre due decenni, è un segnale preoccupante.

Romano ha sottolineato: « È una gestione preoccupante, sì. Maignan è un profilo straordinario, con un grande QI calcistico, sa fare tutto. Ma si allena, suda, si sporca e non migliora. Rimane sempre Maignan, con il suo talento e le sue conoscenze. »


I cambiamenti e la gestione dei collaboratori

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Nel corso della sua carriera al Milan, Maignan ha visto anche cambiamenti significativi nel modo in cui la squadra veniva gestita. Durante le sue prime tre stagioni al club, il portiere ha avuto lo stesso allenatore, Stefano Pioli, ma con tre diversi allenatori dei portieri. Romano racconta come Pioli, pur avendo il suo vice e preparatore fisico, non avesse la forza per imporre altre scelte.

« Aveva il suo vice e il preparatore fisico, ma non aveva la forza per imporre il resto. Paolo Maldini sceglieva gli altri collaboratori che lavoravano con la prima squadra: ha preso Dida perché era suo amico, Roma perché parlava francese », ha spiegato Romano.

La gestione del club è cambiata, però, con l’uscita di scena di Paolo Maldini dal ruolo di direttore tecnico nel giugno 2023, quando è stato scelto Tony Roberts come nuovo allenatore dei portieri, in un processo che ha seguito il metodo degli algoritmi. Questo cambiamento ha portato Maignan a riflettere ancora una volta sulla necessità di un allenatore che possa entrare in sintonia con lui, sia sul piano umano che professionale.

« Maignan è un profilo internazionale. Se si sente bene con una persona in particolare, deve dirlo al club. Ha bisogno di qualcuno che lo gratifichi, che gli dia una pacca sulla spalla, che capisca il suo stato d’animo; sono dettagli che fanno la differenza », ha insistito Romano.

La mancata opportunità con Allibert

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Un altro capitolo della storia recente di Maignan riguarda l’opportunità persa di avere Éric Allibert, suo ex allenatore a Lille, come allenatore dei portieri del Milan. Due anni fa, Maignan aveva suggerito il nome di Allibert, ma il club, all’epoca di proprietà di Red Bird, non ha potuto procedere a causa delle normative UEFA che vietano questo tipo di trasferimento. Romano racconta un episodio che risale al 1998, quando il Milan dovette fare i conti con le difficoltà di integrazione di un nuovo allenatore dei portieri.

« Nel 1998, Alberto Zaccheroni è arrivato con il suo staff. Un mese dopo, Sebastiano Rossi è andato a lamentarsi del nuovo allenatore dei portieri con i dirigenti. Mi hanno convocato e mi hanno detto: “Vai ad allenarlo tutti i giorni alle 11 a Milanello”, senza che lo staff di Zaccheroni lo sapesse, per non sminuirli. Con me si sentiva a suo agio, aveva certezze, riusciva a comunicare, eravamo in sintonia. Ma è stato Rossi a chiederlo, non io. »