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Robinho: “Io condannato perché non sono bianco. In Italia solo razzismo”

Robinho
Robinho, ex attaccante del Milan, si difende e accusa l'Italia di razzismo. Ecco le sue parole rilasciate a Domingo Espetacular di TV Record
Emiliano Guadagnoli Redattore 

Robinho, ex attaccante del Milan, si difende. Questo mercoledì ci sarà la decisione del tribunale brasiliano che potrebbe imporgli di scontare la condanna per stupro a nove anni che gli ha comminato nel 2017 la giustizia italiana. I fatti sono successi nel 2013 ai danni di una ragazza che all'epoca aveva 23 anni. In un’intervista al programma Domingo Espetacular di TV Record, l'ex attaccante si è difeso e non ci è andato piano. Ecco la sua difesa riportata da gazzetta.it.

Robinho e il razzismo

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"Ho giocato quattro anni in Italia e ne ho viste abbastanza di episodi di razzismo. Purtroppo succede ancora oggi. Era il 2013, siamo nel 2024. Le stesse persone che non prendono nessuna iniziativa per contrastare il razzismo sono quelle che mi hanno condannato. Se al mio posto ci fosse stato un italiano bianco, sarebbe stato diverso. Non c'è dubbio. Con la quantità di prove che ho, non sarei stato condannato. Ho visto abbastanza razzismo contro i miei compagni, tipo Balotelli o Prince Boateng. Hanno sofferto molto e continua ancora oggi. Cosa ha fatto la giustizia italiana? Niente".


La difesa dalle accuse di Robinho

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"L'audizione è avvenuta un anno dopo l'incidente. Era il 2014. In quel contesto, non stavo parlando con persone affidabili. Hanno iniziato con una storia di gravidanza. Poi sono passati a dire che volevano farmi pagare 60 mila euro. Ho reagito ridendo perché ero indignato. Non mi estorceranno nulla. So di non aver fatto nulla, non ho messo incinta alcuna donna. Volevo semplicemente uscire da quella situazione, perché ero sicuro al 100% che stavano cercando di estorcermi dei soldi".

"La persona che mi accusa di una cosa così grave e barbara, di stupro, ricorda con precisione tutti i particolari della scena, il colore della mia camicia, quante persone c'erano. Esiste un filmato in cui si vede che sta cercando di avvicinarmi dopo che mia moglie aveva lasciato il locale. Era con altri ragazzi e con loro è rimasta fino alle prime ore del mattino. In nessun momento si è alterata o si è comportata in modo diverso. Ballava con altri, era un luogo aperto, ci potevano vedere tutti, non era incosciente. Chiunque commetta questo tipo di reato deve pagare. Ma questo non è il mio caso. Non sono violento. Non sono mai stato così. Spero che in Brasile io possa essere ascoltato. La verità è quella che ho riportato nel processo. Era consensuale. Avrei potuto negarlo, perché non c'è il DNA, ho usato il preservativo. Ma non sono un bugiardo". LEGGI ANCHE“Milan, può diventare una bella primavera se …”: i consigli di Sacchi a Pioli >>>

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