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Ex Milan – Mesbah: “Ibrahimovic, la lite con Allegri e quegli allenamenti”

Messi contro Mesbah e Bonera in Milan-Barcellona (2012) - Credits: Getty Images

ULTIME NOTIZIE MILAN NEWS - L'intervista a Djamel Mesbah, ex giocatore rossonero, tra retroscena del passato con Ibrahimovic e Allegri, e l'arrivo al Milan

Giacomo Giuffrida

ULTIME NOTIZIE MILAN NEWS - L'intervista a Djamel Mesbah, ex giocatore rossonero, tra retroscena del passato con Ibrahimovic e Allegri, e l'arrivo al Milan. Ecco le dichiarazioni più importanti rilasciate dall'ex terzino sinistro (ora allenatore) ai microfoni dei colleghi de IlPosticipo.it:

IL RICORDO DI IBRAHIMOVIC - "Ibra era un vincente, non voleva perdere nemmeno la partitella in allenamento: quando succedeva si arrabbiava con sé stesso e con gli altri. Non si scherzava. L’intensità degli allenamenti al Milan era più alta di quella che c’era in alcune partite di Serie A - confessa Mesbah - perché tutti volevano far vedere di essere i migliori".

L'ARSENAL IN CHAMPIONS - All’andata abbiamo vinto 4-0, io ho giocato la gara di ritorno all’Emirates: loro andavano a duemila e abbiamo perso. L’Arsenal non aveva niente da perdere e sul 3-0 van Persie ha avuto la possibilità di fare il quarto gol: Robin è un bomber, davanti ad Abbiati ha voluto fare il pallonetto e per miracolo Christian l’ha presa. Avessimo perso 4-0 sarebbe stato scandaloso, al Milan non possono succedere queste cose. Anni prima era capitato qualcosa di simile contro il Deportivo La Coruña sempre in Champions…".

SCONTRO IBRA-ALLEGRI - "Tesa e nervosa: Allegri era contento perché eravamo passati, i giocatori invece erano arrabbiati per aver perso 3-0. C’era stato un confronto come succede spesso tra allenatori e calciatori importanti. Ibra era arrabbiato perché Allegri era entrato negli spogliatoi soddisfatto perché l’ostacolo era stato superato. I grandi giocatori però sono molto esigenti: da Ibra a Van Bommel, erano tutti infuriati. L’obiettivo era stato raggiunto, ma il modo in cui avevamo ottenuto la qualificazione non era stato all’altezza del Milan".

LO SPOGLIATOIO DEL MILAN - "Pieno di campioni. Quando sono arrivato però non mi sono lasciato impressionare da loro perché in fondo erano delle persone normali. A livello calcistico erano tutti fortissimi. Sono arrivato e Allegri mi ha messo subito in campo: mi ha fatto giocare 14 partite in 3 mesi e mezzo, aveva tanta fiducia in me".

I CAMPIONI AL MILAN - "Sì, c’era la generazione dei campioni che avevano vinto tutto con Ancelotti: Seedorf, Gattuso, Nesta, Ambrosini, Inzaghi e altri. Poi c’erano i nuovi campioni come Ibra, Cassano, Robinho. A fine stagione tanti sono andati via, Ibra e Thiago Silva sono passati al Psg ed è finito quel ciclo. Poi Berlusconi non ha più investito come prima e non c’è più stato il Milan di una volta. Ricordo gli allenamenti con Ibra e Cassano: Antonio l’ho conosciuto meglio al Parma e alla Samp, a livello calcistico mi dava tanti consigli e fuori dal campo ci facevamo risate incredibili. Erano grandi campioni che volevano sempre il pallone".

ALLEGRI - "Al Milan bisognava imparare tutto velocissimamente perché c’erano grandi giocatori. Venivo da tre anni fantastici al Lecce, una piccola realtà del campionato. Da Allegri ho appreso a verticalizzare rapidamente e come fare un bel possesso palla. Il mister voleva che andassimo in avanti il più veloce possibile, poi alla Juventus ha fatto qualcosa di diverso. Da lui e dal suo staff ho imparato a giocare di prima intenzione".

L'ARRIVO AL MILAN - "Al Lecce non mi avevano offerto il rinnovo ed ero arrivato a scadenza. Il mio procuratore Alessandro Lucci mi aveva aggiornato sulle offerte che c’erano per me dall’estero e dall’Italia, inizialmente non del calibro del Milan. Poi Galliani mi ha dato questa possibilità, ma è stato merito anche del mio agente. Avevo disputato tre buone stagioni in Serie A, però non mi aspettavo di andare al Milan, pensavo che sarei andato alla Roma o alla Lazio oppure al Marsiglia. Col Milan abbiamo chiuso l’affare in tre giorni".

QUELLO 'SCUDETTO FANTASMA' - "Non voglio fare polemica, ma penso che il gol di Muntari doveva essere convalidato: se ce lo avessero dato, la partita contro la Juve sarebbe andata diversamente, avremmo allungato in classifica e loro non sarebbero rimasti in scia Scudetto. Il gol negato a Muntari ha cambiato le cose all’80%. Poi non siamo riusciti a battere Bologna e Genoa a San Siro: è stata anche colpa nostra se non abbiamo vinto il titolo".

L'ADDIO DEI SENATORI IN MILAN-NOVARA - "Hanno lasciato in tanti: Nesta, Zambrotta, Gattuso, Inzaghi, Seedorf, anche Mario Yepes. Sull’1-1 è entrato in campo Inzaghi che non giocava da un mese: Seedorf ha fatto l’assist, Pippo ha colpito di prima intenzione e ha segnato. Quel giorno ha confermato di essere un bomber da 300 gol in Serie A. Dopo quella partita sono andati via tanti giocatori che avevano scritto la storia, poi è andata come è andata. Nell’estate 2012 c’erano offerte per me, ma sono rimasto perché Allegri contava su di me. Purtroppo ho avuto un paio di infortuni e in 3 mesi ho disputato solo 3-4 partite. L’anno prima invece avevo giocato insieme a grandi campioni ed ero cresciuto tanto. Avevo segnato anche contro la Juve in Coppa Italia".

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