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Coronavirus, Galliani: “Si rischia il collasso. I campionati vanno terminati”

Salvatore Cantone

Adriano Galliani, ex amministratore delegato del Milan, intervenuto ai microfoni della trasmissione "Tutti convocati", ha parlato dell'emergenza coronavirus

ULTIME NEWS - Adriano Galliani, ex amministratore delegato del Milan, è intervenuto alla trasmissione radiofonica Tutti convocati, in onda su Radio 24: "Monza? Abbiamo sedici punti di vantaggio sulla seconda in classifica, mi auguro che il campionato possa terminare. Spero che venga riconosciuto l'enorme vantaggio che abbiamo acquisito sul campo in questa stagione"

Sull'emergenza coronavirus: "Bisogna guardare caso per caso. In Italia la differenza tra il giocatore della Serie C e quello di Serie A è enorme. Pensare che si possa trovare una formula uguale per tutti è praticamente impossibile. C'è differenza tra i giocatori della Serie A e quelli della Serie C. Fare qualcosa di sistema è impossibile. Bisogna fare qualcosa di mirato".

Sull'eventuale congelamento: "Fermare i campionati? No, non accetteremmo mai di restare in C un altro anno. Non si può pensare che il Monza, dopo tutti gli sforzi fatti in campagna acquisti e i sedici punti di vantaggio sulla seconda, possa rimanere nella categoria. Mi auguro in ogni caso che il campionato possa terminare"

Sulla comunicazione tra società e associazione calciatori: "Questo periodo è delicato. Lo devono capire i giocatori ma anche i presidenti. Io ho fatto sempre trattative nella mia vita: ho deciso insieme al presidente Berlusconi di toccare solo gli stipendi dei giocatori della Prima squadra e dell'allenatore. Li abbiamo tagliati al 50% , con i giocatori che hanno accettato subito, sapendo che il loro guadagno in media è superiore a quella degli altri giocatori della Serie C. Insisto: non si può trattare Cristiano Ronaldo allo stesso modo di un giocatore della Juventus Under 23. Non puoi tagliare a tutti gli stipendi. In LegaPRO il 70% dei calciatori guadagna 50mila euro lordi".

Sempre sulla gestione del coronavirus: "Ho fatto il presidente della Lega fino al 2006.Non voglio insegnare niente a nessuno, non sono abituato a parlare di cose di cui non mi occupo più. Io al Monza non ho tagliato nessun stipendio per chi aveva un reddito basso. A me hanno insegnato così".

Sul calcio dopo il coronavirus: "Vedo molta chiara la situazione. Io sono un fautore nel concludere questo campionato, condividendo completamente la posizione di Infantino. Non è un problema del Monza, che farà sicuramente la Serie B, ma dico una cosa: vedo una stagione che si concluderà in autunno senza pubblico e vedo una prossima stagione senza pubblico quasi per intero. Credo sia arrivato il momento di cambiare la Legge Melandri, perchè non è possibile vendere i diritti televisivi a triennio e non anno per anno. Certo, il calcio a porte chiuse è terribile, ma consente di non fallire, altrimenti finisce tutto".

Sul congelamento del campionato: "Questo messaggio di non riprendere il campionato viene dalle persone che non vogliono retrocedere con le proprie squadre. Non ci sono buoni e cattivi.  Se i campionati finiscono le perdite saranno di bassa entità, se non finiscono sarà un massacro. Si può pensare anche di fare come in Sud America, facendo i campionati nell'anno solare: il campionato italiano ad esempio si potrebbe giocare da Febbraio a Novembre. Ci vuole un po' di innovazione: vedo la lampada, ma non Aladino".

Su Milan-Monza: "Prima pensavo a Milan-Monza, ora penso a questo numero terrificanti di morti. La metà di questi sono nella regione Lombardia. Io sono lombardo e il 50% dei deceduti sono qui: siamo proprio nel centro della tragedia".

Su come ripartire: "Le società di calcio sono della SpA. Solo il governo può decidere quando ripartire e tornare a giocare. Se noi stiamo fermi perdiamo 700 milioni di euro. Secondo me, se non si giocherà, il calcio italiano salterà per aria. Non voglio ricominciare domani, mica sono matto: se la comunità scientifica darà l'ok, bisogna tornare a giocare. L'ha capito la Fifa, l'Uefa, ma evidentemente non la Lega Serie A. Non si può non ricominciare a giocare a calcio".

Sul blocco del campionato di basket: "Io sono un grande appassionato di basket. Qui la situazione non aveva alternative: tanti i giocatori sono tornati negli Stati Uniti e dunque non ci sono più giocatori".

Sulla ripresa degli allenamenti: "Parole di Lotito? Sono corrette dal punto di vista istituzionale, ma il calcio è uno sport di contatto fisico: quando si gioca si va in contatto, non è come il tennis, e dunque la ripresa degli allenamenti deve stabilirla la comunità scientifica. Il calcio non è una fabbrica in cui possiamo rispettare le posizioni assegnate. Cosa succede nel caso in cui ci fosse un calcio d'angolo? Il difensore sta a due metri? Negli allenamenti non puoi fare la partitella, altrimenti ci sarebbe il contatto fisico. E' impossibile al momento esaudire questa richiesta". Intanto, passando al Milan attuale, è derby con l'Inter per un attaccante, continua a leggere >>>

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