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Champions, Ancelotti: “Liverpool? Devo vincere anche per il Milan…”

Carlo Ancelotti Real Madrid

Carlo Ancelotti, tecnico del Real Madrid, ha parlato in conferenza stampa a pochi giorni dalla finale di Champions League

Salvatore Cantone

Carlo Ancelotti, allenatore del Real Madrid, ha parlato in conferenza stampa a quattro giorni dalla finale di Champions League contro il Liverpool. Ecco cosa ha detto Ancelotti: "Non parlo di giocatori che non sono del Madrid. I giocatori sanno a cosa devono pensare, la finale. "Per me il momento peggiore nel cammino verso una partita sono le 3-4 ore che precedono il fischio iniziale. Lì il cuore accelera, la sudorazione aumenta così come i pensieri negativi, sento come un malessere fisico. Quest’anno è stato anche peggio, e non c’è niente da fare, medicine, pastiglie, niente. Devi resistere"

Sulla concorrenza: "Il calcio diventa sempre più complicato. La concorrenza aumenta, la Champions è obiettivo di tante squadre che possono spendere tanto. Per questo il fatto che il Madrid sia alla quinta finale in 8 anni ha un valore enorme, dice moltissimo del lavoro fatto e delle motivazioni di questo gruppo".

Sulle finali: "Qui c’è tanta gente che sta per giocare la quinta finale di Champions. Io con loro ne ho giocata una, per cui sono io che devo chiedere a loro come hanno fatto, come le hanno preparate. Non devo insegnare nulla a questi giocatori. Per questo la vigilia è tranquilla, qui c’è tanta gente abituata a giocare questo tipo di partite. E poi va detta una cosa: prima di Lisbona c’era molta più tensione: il Madrid non vinceva la Champions da tanti anni e la Décima era una specie di ossessione. Oggi dopo tutti questi successi le motivazioni sono intatte ma non c’è ossessione, e penso che la cosa possa darci un certo vantaggio"

Sull'ultima partita disputata da calciatore 30 anni fa: "Di quella partita a Foggia ricordo una cosa, che giocai malissimo. Abbiamo vinto 8-2, ma il primo tempo perdevamo, 2-1 se non sbaglio, e io ero il peggiore in campo. Per questo giustamente Capello mi tolse nell’intervallo. Aveva ragione. Mentalmente avevo già digerito il ritiro, avevo problemi al ginocchio e pensavo già alla tappa successiva, al fianco di Sacchi in nazionale. Gli anni con Arrigo sono stati di grande formazione, ho imparato tantissimo".

Sul Liverpool: "Tante sfide, che si spalmano su tantissimi anni. Il 1984, una tragedia sportiva. Io infortunato, la finale di Coppa Campioni a Roma, la sconfitta in casa. Disastro. 2005, altra tragedia sportiva. A Istanbul una finale che sembrava già vinta e che invece abbiamo perso ai rigori. 2007, come dice Salah, ecco la vendetta ad Atene. E poi i derby della Mersey. E la vittoria ad Anfield con l’Everton dopo 21 anni. Tanti ricordi, belli e brutti, e un grande rispetto per un club storico, come il Madrid. Penso a Bob Paisley, che come me e Zidane è l’unico ad aver vinto tre Champions. Ad Anfield, che come il Bernabeu è uno stadio che spinge da morire. Un fattore questo dello stadio, che a Parigi mancherà a noi come a loro. La finale con il Liverpool è speciale, e per me c’è una motivazione in più: il Liverpool ha 6 Champions e il Milan 7: ho tanti amici milanisti che in questi giorni mi stanno chiedendo di batterli per evitare l’aggancio"

Sul possibile trionfo: "Vertigini perchè potrei diventare il primo allenatore a vincere 4 Champions? No, per niente. Sarebbe un grande successo personale ma so che in una finale può succedere di tutto. Non sono ossessionato dai titoli individuali. È ovvio che c’è soddisfazione personale, ma non è la cosa più importante".

Sull'ambiente di lavoro: "Una delle chiavi del successo di quest’anno è stata la nostra capacità di creare un buon ambiente di lavoro. Siamo stati bravi, tutti. Noi e i giocatori, anche chi ha giocato meno. Non ho avuto un solo problema, nemmeno uno. Né con Isco, né con Bale, con nessuno. E quando le persone sono contente di andare a lavorare, tutto diventa più facile e produttivo. Abbiamo vissuto in una ambiente pulito, dove si stava bene". La decisione più difficile: "Tante. I giocatori che usi meno chiedono spiegazioni, e gliele devi dare. E mica puoi sempre dire la verità, mica puoi dirgli "Guarda non giochi perché l’altro è meglio di te". Devi mentire e trovare il modo di mantenere tutti motivati".

Sulla stagione: "Ciò che più mi ha sorpreso in questa stagione non è stata ovviamente la qualità, perché la conoscevo. La continuità di Vinicius. E l’umiltà di giocatori coi quali avevo vinto la Champions nel 2014 e che in questi 8 anni ne hanno vinte altre 3 e hanno mantenuto la stessa serietà, la stessa professionalità, lo stesso impegno. E sono un grande esempio per i nuovi. Nacho, Modric, Marcelo, Kroos, Casemiro, Benzema, non hanno cambiato di una virgola la propria attitudine. Ecco, questa è la cosa che più mi ha sorpreso. E aggiungo che ora abbiamo un mix perfetto, tra gente che ha vinto e gente che vuole farlo: Benzema ha tanto da insegnare a Mendy e Camavinga, per esempio".

Sul Liverpool: "Non importa se il Liverpool è favorito. Io sono certo di una cosa, che sarò una partita molto molto molto equilibrata. Mi piacerebbe, per cambiare un po’ il corso della stagione, che fosse il Liverpool a dover rimontare e non noi come al solito (risate, ndr), ma non so cosa succederà. Se noi abbiamo 5 finali in 8 anni, loro sono a 3 in 5. Meritano un enorme rispetto. Giocare contro il Liverpool è magnifico, mi aspetto una partita equilibrata, combattuta e divertente. Salah ha parlato di vendetta? Ha ragione, ma se loro pensano al 2018 noi possiamo pensare al 1981, quando il Madrid a Parigi perse una finale contro il Liverpool, siamo pari in questo senso". Milan, pronto il regalo Scudetto per Pioli: le ultime news di mercato >>>

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