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Buongiorno: “Il Torino è la mia grande. Modelli? Nesta e Maldini”

Calciomercato AC Milan Buongiorno
Alessandro Buongiorno, difensore del Torino e obiettivo del Milan nel calciomercato di gennaio, ha parlato a 'La Gazzetta dello Sport'
Daniele Triolo Redattore 

Alessandro Buongiorno, difensore del Torino e obiettivo di calciomercato del Milan nell'ultima sessione invernale, ha parlato in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Ecco, dunque, uno stralcio delle sue dichiarazioni più importanti.

Torino, le parole di Buongiorno alla 'rosea'

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Sul suo momento più bello in granata: «Il momento più bello, più intenso della mia esperienza qui al Toro è stato quando, a Superga, il capitano Ricardo Rodríguez mi ha detto che avrei letto io i nomi dei giocatori, delle vittime di quella tragedia. In quel momento ho vissuto il punto più alto di un’appartenenza che sento molto. Essere del Torino non è come essere di un’altra squadra, con tutto il rispetto. Noi siamo stati grandi, abbiamo vinto molto, ma abbiamo anche sofferto tanto. Il fato si è accanito con noi cancellando dalla faccia della terra la squadra più forte di quel tempo, quella di capitan Mazzola, e poi il giocatore più significativo, più simbolico, degli anni Sessanta, Gigi Meroni. Noi siamo dolore e gioia, siamo tragedia e festa. Noi siamo il Torino. Mentre leggevo quei nomi, sentivo il peso e l’onore di questa identità».


Sul suo no all'Atalanta prima e al Milan poi tra l'estate 2023 e l'inverno 2024: «Abbiamo parlato molto in quei giorni, il Presidente Urbano Cairo e io, e ci è sembrato che restare fosse la scelta più giusta. Per me e spero anche per la squadra. Io qui sto bene, sono contento. Noi sappiamo di dover far leva sul collettivo, sul senso di squadra. Siamo un’orchestra, non un gruppo di solisti. È il Torino, la mia “grande”».

Sul suo ritorno in campo dopo l'infortunio: «Ci siamo quasi, torno presto. L’infortunio alla spalla per fortuna mi ha consentito comunque di allenare le gambe, di correre. Ma non ce la faccio più. Durante le terapie ogni tanto ho calciato una palletta di gomma. Mi manca il campo, stare con i compagni e tornare a giocare».

Sulla sua possibile convocazione per gli Europei con l'Italia: «Sto facendo di tutto per recuperare, per arrivare pronto. So che in Nazionale non basta essere forti. Lì guardano, giustamente, anche la qualità umana, la capacità di stare nel gruppo, di sentirsi parte e non tutto. Spero proprio di farcela, sto alzando i ritmi e faticando non solo per la maglia granata. Anche per quella azzurra».

"Spero di farcela per gli Europei. In Coppa Italia, contro il Milan ..."

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Sull'attaccante più difficile da affrontare: «Per me Romelu Lukaku. È molto ostico. Ha una grande fisicità, e la usa. Bisogna stare molto attenti a non dargli campo. Con lui è necessario giocare di anticipo. Un altro fortissimo, anche se fin qui non l’ho mai marcato, è Victor Osimhen. Ha corsa, potenza, cattiveria agonistica».

Sul difensore al quale si ispirava da ragazzo: «Due. Alessandro Nesta e Paolo Maldini. So a memoria le loro partite, ho consumato YouTube per vedere il modo in cui difendevano e partecipavano al gioco».

Sulle sue partite indimenticabili: «Quella in Coppa Italia contro il Milan (11 gennaio 2023, n.d.r.). Vincemmo in dieci con un gol nella fase finale. Poi l’esordio in Nazionale, durante la Nations League (il 18 giugno 2023, in Olanda-Italia 2-3 n.d.r.). Io non ero tra i convocati e stavo in vacanza con i miei amici. Il giorno prima della chiamata avevo fatto uno scherzo dicendo che ero stato contattato per raggiungere gli azzurri. Quando poi è successo davvero non ci credevano. Ma soprattutto il mio esordio in maglia granata contro il Crotone (il 4 aprile 2018, n.d.r.). Entrai all’ottantesimo e mi infortunai al gomito sei minuti dopo. Gioia e dolore, roba da granata».

Su Ivan Jurić: «Un allenatore tosto, che giustamente chiede tanto, che pensa al gruppo e lo difende. Quando lo abbiamo conosciuto non eravamo abituati a quei ritmi di lavoro, a quell’intensità di preparazione e di gioco. Ma ora abbiamo capito il suo modo di intendere il calcio e cerchiamo di applicarlo. Non so dove potremo arrivare, ma certo il più in alto possibile».

Sul suo amore per i bambini: «Vado spesso dai bambini e in particolare da quelli meno fortunati. Alla fine, sono sempre loro a dare forza a me. Cerco di suggerire ai ragazzi la bellezza dello stare insieme, non quella di passare la vita davanti ai social. Cerco di spingerli a socializzare, a conoscersi, a sfuggire alla solitudine. Lo sport e lo studio rendono migliori. E non è impossibile farli convivere, nel nostro tempo. È quello che cerco sempre di dimostrare, in campo e sui libri». LEGGI ANCHE: Sacchi loda Milan e Atalanta, poi lancia un monito ai dirigenti su Pioli >>>

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