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Boban: “Scaroni, Furlani, Ibra e il ritorno di Maldini: ecco cosa vi dico”

Daniele Triolo Redattore 
Boban: 'Scaroni, Furlani, Ibra e il ritorno di Maldini: ecco cosa vi dico'Boban: 'Scaroni, Furlani, Ibra e il ritorno di Maldini: ecco cosa vi dico'
Zvonimir Boban, ex centrocampista ed ex dirigente rossonero, nella seconda parte della sua intervista in esclusiva a 'Milan Hello'

Zvonimir 'Zorro' Boban, ex centrocampista ed ex dirigente del Milan, ha parlato in esclusiva al canale 'YouTube' del giornalista sportivo Andrea Longoni, 'Milan Hello'. Vi riportiamo qui di seguito il video della seconda parte della sua intervista e la trascrizione integrale delle sue dichiarazioni.

Su Ismaël Bennacer: "Giocatore super sottovalutato. La sua tenuta fisica? Ha avuto due infortuni. Tutti sono stati fuori, anche io sono stato fuori, anche altri. Non voleva più rimanere al Milan? L'hanno massacrato in tutte le maniere, Bennacer è un giocatore straordinario, sottovalutato. È stato qua, quello che ha dato al Milan per me è eccezionale. Ti dico: non difendo la scelta che abbiamo fatto su Bennacer. Anzi, mi diverto anche a riconoscere i miei errori con una maturità che a 57 anni dovrei avere. Bennacer è il giocatore che ruba più palloni al mondo rispetto ai minuti giocati, tocca quasi più palloni rispetto ai minuti giocati. Non so come la gente non lo veda. L'infortunio dopo il derby del 2023? Ci vuole tempo perché uno torni dopo un infortunio. Agli altri si è dato tempo, a lui subito lo vendi. Non ha saputo comunicare, è un ragazzo chiuso, è un soldato totale. Ho chiamato Arsène Wenger per chiedere di lui e anche Marco Giampaolo mi diceva che avremmo dovuto prendere Bennacer, è la verità. Siamo andati allora a vederlo un attimo meglio e trovo una dichiarazione di Cristiano Ronaldo: 'Chi ti piace tra i giocatori in Italia?'. Lui fa: 'Il numero 10 dell'Empoli'. Neanche ricordava il nome, ma figurati com'è lui, se dice anche il nome. Sarebbe troppo! Allora dico: 'Se lo dice Ronaldo, che non ha fatto mai i complimenti a nessun altro giocatore del mondo, vado a vedermi sta partita'. Assurdo. Li ha massacrati da solo. La Juve non riusciva mai a beccarlo. Lì giocava da 10, da 8, un casino della madonna. Andava 'ripulito, sterilizzato', doveva capire come cambiare gioco. Come poi ci abbiamo lavorato. Vedo che ha giocato nella juniores dell'Arsenal, allora chiamo Wenger e lui mi fa: 'Zvone, se c'è uno al mondo con cui andare in guerra, ci vai con Ismaël'. Allora fai uno più uno, ti piace per le potenzialità, lo prendi. Non fatto per giocare subito, andava un attimo lavorato. Guardava solo la palla, perché è un 10 adattato dietro, si vede. Nasce come 10, poi diventa miglior giocatore in Africa come 8, non come 6".

Su Paolo Scaroni: "Persona che non avrebbe mai dovuto essere nel calcio, ovvio. Non c'entra nulla con il calcio. Però, sai, certe persone probabilmente per poteri e posizioni che hanno avuto, non hanno mai creato la struttura spirituale per chiedersi: 'Ma è giusto che io vada di là?', perché si va ovviamente verso l'interesse. È il Milan, non c'entra nulla con il Milan. Sarà stato un grande manager, avrà avuto grandi successi, non ho seguito molto la sua vita come lui non ha seguito evidentemente la mia. E una volta me l'ha detto. Una volta dovevamo andare in Lega, lui non ce la faceva. Eravamo allo stadio e Paolo Maldini allora, che gli dava del lei, gli fa: "Ma Paolo, mandiamo Zvone che è stato il suo pane negli ultimi anni'. Io avevo anche questo nel mio contratto, ma non importa. Non me ne fregava nulla di andarci o non andarci, perché avevamo da sistemare altre cose, e lui mi fa: 'Ah allora mandami il tuo curriculum'. L'ho mandato a quel paese, l'ho buttato nell'ufficio, gli ho detto 'Che cazzo ci fai tu nel calcio?', e mi ha risposto 'perché io dovrei sapere cosa hai fatto nella vita?'. Non devi, ma neanche io allora devo portare rispetto a te. Ma l'ha fatto con una maniera naturale, neanche rendendosi conto secondo me, quindi non è che me la sono presa dopo. Al momento ho reagito, buttandolo fuori dall'ufficio. Ma ecco, questo penso di Scaroni".

Su Giorgio Furlani: "È un milanista, è un vero milanista. Però a modo suo. Lui è stato costruito diversamente. Lui è stato un matematico, un business-man di un fondo e quella è la sua maniera di vedere le cose. Secondo me non riesce a distinguere bene cosa per noi rappresenta il Milan. Però l'ha tifato tutta la vita, perché io l'ho conosciuto già prima e questo non è in discussione. Poi, lui ha i suoi capi, a cui risponde religiosamente, scordandosi della passione, dello sport, del calcio, di tutto quello che è appartenenza. Di tutti gli altri valori che sono il Milan, per la gente normale che ama il Milan. Quindi, lì non ci arrivi. Lì lui è proprio quadrato come manager e basta. Non sa fare calcio, come fa? Quale competenza ha Giorgio Furlani per fare calcio? Ed è normale. Dovrebbe solo circondarsi delle persone che capiscono di calcio. Uno che ha capito tanto l'ha mandato via. L'hanno mandato via, diciamo. Però ecco secondo me alla fine anche lui avrebbe dovuto opporsi e capire quale fosse il bene del Milan. E che Maldini e Ricky Massara erano il bene del Milan. Maldini era una 'protezione tecnica', tralasciando il simbolismo che Paolo porta. Io li rimprovero più quello che il fatto di sapere o non sapere di calcio. Lui non sa, come fa? E lui pensa che Geoffrey Moncada sa tutto. Questo è il fatto. Perché lo scout secondo lui ti basta per capire tutto. Allenatore? Figurati, che sia grande o meno, poi vediamo, è uguale. Non danno importanza a queste cose, perché non sanno fare calcio. Non ne hanno idea".


Sulla possibile nomina di un direttore sportivo: "Se si arriva ad un DS sarà completamente chiuso e impalettato, praticamente ridotto ad una tecnocrazia di un livello senza avere ambizioni. Non credo che avrà un ruolo importante che possa cambiare la storia. Dovrebbe avere invece un ruolo di rappresentanza della società, essere in mezzo tra squadra, allenatore e società: proteggere tutti e tutto, questo fa il direttore tecnico. Deve vedere quando un giocatore è in crisi, l’allenatore non gli parla e deve andare dal giocatore. Quando l’allenatore è in crisi o magari è un po’ scombussolato deve fargli due domande per chiarirgli le idee o mettergli un po’ di pressione. È troppo importante il ruolo del DS, ma non è che loro lo vedono così. Per Giorgio già Moncada, ottimo scout come ho detto, può scegliere i giocatori e questo basta. Tutto l’altro lavoro da DS non credo lo considerino importante, altrimenti ci sarebbe già stato da mesi".

Sul ruolo di Zlatan Ibrahimović: "A me dispiace. Io l’ho detto per il bene di Ibrahimović a cui voglio tanto bene. Gli sono affezionato e lo sarò sempre soprattutto per quel momento in cui è tornato e quello che ha dato al Milan in quell’anno e mezzo. Non mi sposterò da questo, è un mio fratello calcistico se vuoi. Per tutto quello che sta facendo ora non è da Ibrahimović, non per quello che pensavamo fosse. Anche questa delegittimazione ultima …. Con la sua proclamata forza, dignità e coraggio te ne vai subito. Subito. Dov’è sparito tutto quello che io pensavo avesse? Mi dispiace tanto, non fa bene a lui ma non fa bene a nessuno perché è un giocatore straordinario e comunque ha dato al Milan tanto. Possiamo vederla come una crescita, come un disorientamento nell’essere rimasto senza certe chiarezze che il calcio dà. Ci sta, ma spero che arrivi alle conclusioni giuste e si distacchi e cresca veramente come Dio comanda. Lui non è dirigente del Milan, è di RedBird. Non è nell’organigramma. Scherzo (sorride, n.d.r.). Non si protegge lui per quello che è stato, questo mi addolora. Però bisogna pensare, bisogna studiare, bisogna leggere, bisogna pensare agli altri e a lavorare su se stessi”.

Su Gerry Cardinale: "Non mi interessa minimamente".

Sulla squadra dello Scudetto 2022 smantellata, opera che proseguirà anche in estate: "È difficile spiegarselo, come se si volesse fare una demaldinizzazione o demassarizzazione. Io c’ero all’inizio ma loro due sono stati il simbolo di questi tre anni. È dura anche crederci, perché farsi male così? Probabilmente non credevano che certi giocatori potessero fare bene al Milan ma quello che non hanno capito è che non è solo questione di qualità individuale, ma è questione di come tu assembli la squadra, lo spirito che si è creato: hanno vinto insieme, sono dei vincenti. Aggiungi qualcosa e hai già una bellissima squadra. Aggiungi un terzino destro, una punta giovane …. Investi! Compra Victor Osimhen, prendi un grande terzino destro. Lì hai una squadra che è stata in semifinale di Champions League, ha vinto uno Scudetto. Una squadra che ha carattere, che uno spinge l’altro, che in campo funziona. Smantellare questo è stato di una imprudenza pazzesca, e ad inizio estate l’avevo detto. Non è il fatto di qualità individuale dei giocatori, è quello il punto. È il gruppo, sappiamo che lo spirito di gruppo tante volte è più forte delle individualità. Se non c’è quello non vinci mai".

Sui commenti che fa, oggi, con Maldini sul Milan: "Parliamo, sì. Soffre, so che soffre. È dura. Però ovviamente rimane sempre tanto tanto attaccato al Milan, è nato da vero milanista. Io ci sono diventato, voi che ci siete nati è tutta un’altra cosa e me ne rendo conto perché io sono della Dinamo Zagabria dal primo giorno. Seppur io ami e rispetti tanto il Milan i simboli e le bandiere sono altri. Paolo sente tutto questo, ha dato tutta la vita per il Milan. L’altro giorno gli ho detto che alla fine deve essere felice, alla fine dei conti, che torni o che non torni - chi lo sa, a lui un po’ non dispiacerebbe (sorride, n.d.r.). Gli anni arrivano per tutti ma lui sarebbe ancora abbastanza fresco - lui ha comunque completato la sua storia al Milan. Da giocatore non ne parliamo, ma adesso anche da dirigente. E ora la gente gliel’ha riconosciuto ma all’inizio è stato un disastro. Per lui, per me, per tutti".

Sul possibile ritorno di Maldini al Milan: "Prima abbiamo parlato, sarebbe pronto sempre a ridarsi nella maniera più assoluta al Milan come ha fatto sempre come da giocatore o da dirigente. Se succederà non lo so, non ho la minima idea. Non ho la minima idea. Sinceramente se mi avesse detto una cosa del genere non te l’avrei svelata qua. Ma non mi sembra che ci siano delle situazioni …. Ecco".

Sul suo possibile ritorno al Milan: “Non tornerò mai più al Milan. Amerò sempre il Milan. La mia ultima stazione calcistica è la Dinamo Zagabria, dopo questa esperienza non lavorerò più nel calcio, duri quanto duri. Ho abbastanza le idee chiare di quello che voglio fare. È un po’ un cerchio che si chiude. Mio padre ha fatto il rappresentante della Dinamo Zagabria in un piccolo posto dove sono tutti dell’Hajduk Spalato. È come se tu nascessi milanista in un posto in cui sono tutti interisti. Giuro per dare un’idea. Sono cresciuto così, poi a 13 anni vado in una scuola calcio della Dinamo Zagabria dove gioco con mio fratello, viviamo nelle vecchie baracche dove vivevano i giovani. Poi a 15 anni e mezzo sono in prima squadra, a 18 capitano …. Sono nato nel blu, tutto il mio scorrere è nel blu e finirò nel blu. Voi siete nati nel rossonero, vivrete nel rossonero e finirete nel rossonero. Per me questa è la Dinamo Zagabria. Il Milan lo amo tantissimo e lo rispetto tantissimo, ha una classe, ha qualcosa di diverso rispetto a tutte le altre società al mondo. Un po’ il Barcellona ha qualcosa, ma non questa classe. Nessun’altra società al mondo ha questa classe che ha il Milan".

Sul giudizio che avrebbe sulla stagione del Milan se dovesse vincere la Coppa Italia: "Ormai c’è un’accettata mediocrità da parte di tanta gente. Essere felici per una Supercoppa che non si doveva mai giocare …. Poi bellissimo, io quella sera ho goduto tanto perché è troppo divertente farlo in quella maniera. Ma dopo finisce lì, è un flash. Purtroppo la stagione è abbastanza drammatica, non è all’altezza della grandezza del Milan. Nessuno che capisce veramente, che dà valore a cosa dovrebbe essere l’AC Milan, può essere contento di questa stagione. Ai tempi ci facevano capire di uscire subito dalla Coppa Italia per giocare campionato e Champions League. Questo è il Milan e a questo deve ambire ognuno che lavora al Milan e ama il Milan. Questi sono i livelli del Milan, questa è la grandezza del Milan. Non adesso con la Coppa Italia, salva cosa? Personalmente, zero. Anzi, è quasi un po’ triste. È ridicolo. Può salvare il Bologna, può salvare qualche altra squadra media che ha vinto poco. Al Milan non può salvare la stagione. Meglio vincerla, anche per dare un po’ di forza ai ragazzi, per farli sentire un po’ più forti per l’anno prossimo dove bisognerà sistemare le cose. Questo sì, meglio vincerla. Ma che la Coppa Italia salvi la stagione al Milan …. Dai, dai, non scherziamo".

Su chi vorrebbe come allenatore nella prossima stagione: "Non ci ho pensato tanto: Conte, come tutte le persone che capiscono di calcio. Seppure io credo che sarebbe un rapporto molto difficile tra questa proprietà ed Antonio Conte. Non so quanto durerebbe e quanto riuscirebbe ad accettare certe cose, quanto si scontrerebbero su giocatori, sul mercato e su quello che lui vede necessario perché il Milan migliori e vinca. Perché lui vuole vincere. Quindi …. Ma non ci ho pensato sinceramente. Quello che è stato l’ultimo Massimiliano Allegri non mi è piaciuto assolutamente, non puoi fare quel calcio lì al Milan. Fare solo pragmatismo non è da Milan, seppure io rispetti le sue capacità di capire gli equilibri della squadra e capire dove le altre squadre hanno problemi. A me piace un ideale diverso per il Milan, cercherei un allenatore che faccia un gioco da Milan".

Su come si esce da questa situazione e cosa vuole dire ai tifosi del Milan: "Spero che in un certo momento si arrivi ad una proprietà più ambiziosa, più di calcio, che capisca cos’è il Milan, i suoi valori e la sua grandezza. L’hanno stabilizzata, stanno facendo bene il marketing e ok, che portino dentro gente veramente che di calcio ne sappia e che abbia la passione e l’ambizione per vincere, altrimenti ci scontreremmo sempre sugli stessi problemi. Seppur dico che ci sono tanti giocatori buoni. Mica posso dire che Tijjani Reijnders e Youssouf Fofana non sono buoni acquisti. Sì che sono buoni acquisti. Mike Maignan non è un fenomeno? Spero che lo rinnovino …. È questo il punto. È difficile che loro cambino la loro cultura e l’idea di quello che per loro è l’azienda Milan, mentre per noi è il club Milan. Quindi spero che possano cambiare la rotta, prendere gente che capisce di calcio e che si possa costruire un Milan diverso e vincente, o almeno competitivo. Basta che ripensino a cos’è il Milan veramente, allora si renderanno conto. Però loro devono cambiare su". LEGGI ANCHE: Calciomercato, Milan pronto a piazzare 4 colpi da urlo: tutti i nomi >>>