Il rapporto con i suoi figli Pia e Lion
—Una consapevolezza nata dalla paternità? Ecco le sue parole: "Non mi è mai stato permesso di essere presente fino in fondo e col tempo mi sono reso conto di quanto sia meravigliosa questa responsabilità". Su quanto vede i suoi figli: "Con Pia va meglio perché Raffaella è più disponibile, ma con Lion è più difficile. Finché non cambiano certe leggi".
Come il papà, pure i suoi figli praticano sport: "Lei è portata per il karate, mentre lui promette bene a calcio". Un piccolo Mario, dunque? Una simile domanda rievoca i ricordi di quando era piccolo: "A otto anni è ancora presto, ma anche mio padre Franco mi portava al parco per farmi giocare e dopo un po' mi disse: 'Non c'è bisogno che ti insegni nulla, dai del tu al pallone'".
Il calcio giocato
—Si passa così al calcio giocato. Il sogno: "giocare nel Real Madrid" - risponde Balotelli. Realisticamente non sa dare una risposta sulla sua prossima squadra: "Cerco un club che mi dia fiducia. Voglio giocare altri due-tre anni. Poi, vado da mio fratello Enock". Il fratello gioca a Vado tra i dilettanti e lui vuole finire insieme a lui la sua carriera da calciatore.
Intanto si mantiene in allenamento. Tuttavia, dice di non seguire la Serie A, di non aggiornarsi più. Come mai? "Sono innamorato del calcio giocato. Però stanno cambiando troppe cose. In campo vedo tanti atleti alti 1.90 m, ma nessuno salta più l'uomo. Anche perché adesso appena i ragazzini fanno un tunnel finiscono in castigo" - la sua critica al calcio di oggi.
Ai suoi tempi non era così, e racconta di un periodo bellissimo per lui: "Mi è rimasto un sogno, quel periodo passato a Barcellona, poi Moratti offrì di più al Lumezzane e passai all'Inter". E prosegue: "(Un'esperienza, ndr) bellissima, ero con i fratelli Dos Santos, con Thiago Alcantara, Bojan. Si giocava liberamente. Ci insegnavano solo la tecnica: stop e passaggio al volo, niente tattica. Era una gioia andare in campo, quella squadra non era legale, vincevamo 15-0".
Anche con Inter e Milan si è tolto belle soddisfazioni: "Ho avuto e dato tanto in entrambi i club". Per quale delle due tifa? Confessa: "Da ragazzo simpatizzavo per i nerazzurri perché il mio idolo era Ronaldo il Fenomeno, poi non ho mai nascosto la mia simpatia per il mondo rossonero. Ma essere tifoso è un'altra cosa".
Qualche parola sul Brescia in C: "In Serie A ero il capitano e quando mi tolsero la fascia fui chiaro: 'Vi renderete conto di chi è il vostro presidente'. Meno male che ora Pasini sta raccogliendo tante energie attorno a sé dopo che si è toccato il fondo".
Capitolo Nazionale
—Ammette poi una mancanza riguardo alla sua carriera: "Potevo metterci più impegno. Mi resta il rimpianto della Nazionale: potevo giocare di più". E rincara la dose: "Se avessi avuto più chance magari avrei potuto avvicinarmi a Riva (come numero di gol, ndr). Qualcuno non mi voleva in azzurro... Ma è acqua passata".
Un pensiero per Gattuso, nuovo CT: "Rino merita il mio in bocca al lupo. Ce la metterà tutta". E poi tocca il tema della mancanza di attaccanti in Italia: "È un problema serio. Ai giovani non viene data continuità, li mandano nelle serie inferiori e dopo pochi mesi cambiano già maglia. Si perdono". Alcuni riferimenti precisi a punte di oggi: "Al Genoa mi sono allenato con Venturino, ha buoni colpi: merita fiducia. Anche Camarda l'ho visto in alcuni spezzoni nel Milan e sono curioso di vedere come si muoverà a Lecce. A me però piace soprattutto Pio (Esposito, ndr)". Dell'attaccante nerazzurro dice: "Ha tutto per sfondare. Mi auguro che si faccia spazio nell'Inter, può essere la sorpresa. Ma per stare ad alti livelli bisogna rompere il ghiaccio".
Un commento sul caso Lookman
—"Nel mercato ci sono tante storie strane, se non le si conosce bene si rischia di dire inesattezze. E in questa vicenda vedo troppi commenti". E aggiunge: "Mi sono pentito da tempo per quel gesto a San Siro, quando mi tolsi la maglia dell'Inter. Per questo ora dico che al posto di Lookman, con la testa di oggi, non avrei cancellato dai social le foto con la maglia dell'Atalanta".
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Il motivo? "È vero che non esistono più le bandiere [...]. Ma i tifosi non c'entrano niente. Meritano riconoscenza e rispetto. E non vale solo per gli atalantini".
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