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Ambrosini: “De Ketelaere diverso da Kaká. Leao, saranno mesi decisivi”

intervista Ambrosini AC Milan
Massimo Ambrosini, ex centrocampista del Milan, ha parlato dei rossoneri a 'Tuttosport'. Focus sul belga e sul portoghese: le dichiarazioni

Daniele Triolo

Massimo Ambrosini, ex centrocampista del Milan, ha parlato in esclusiva a 'Tuttosport' oggi in edicola. Ecco, dunque, le sue dichiarazioni più importanti sui rossoneri.

Sull'importanza di Paolo Maldini a capo dell'area tecnica del Milan: "Non è importante, è fondamentale. Perché Paolo ha sempre unito una professionalità evidente ad un'ambizione naturale. E il suo riconoscersi così tanto nella società ha fatto sì che questa ambizione fosse trasmessa alla squadra. E, con essa, un senso di responsabilità verso la storia che ha questo club".

Su quanto ha fatto male a Charles De Ketelaere il paragone con Ricardo Kaká: "Di Kaká ce n'è uno ogni 50 anni. Quando Ricky è arrivato in Italia questo sport stava cambiando e lui era un prototipo di calciatore diverso. Per questo averlo paragonato a De Ketelaere è stato ingiusto e ingeneroso. Ma credo che quel parallelismo sia durato poco visto quanto siano diversi i due come giocatori".

Sui ricordi del primo Kaká: "Nei primissimi allenamenti non mi aveva impressionato come magari era capitato ad altri. Però è bastata una partita, quella ad Ancona, per farmi capire abbondantemente il suo valore. Ricky aveva uno strapotere fisico e tecnico che rendevano tremendamente efficaci anche giocate in apparenza semplici. In più, era un mostro di concretezza".

Ancora su De Ketelaere: "Perché sta stentando così? Entrando in un mondo nuovo, sta molto attento ad applicarsi su quanto gli viene richiesto. Credo che questo gli abbia tolto un po' di spensieratezza nel gioco".

Sul Milan giovane che può aprire un ciclo: "Certo. Anche perché Paolo e Stefano Pioli hanno mantenuto sempre alta l'asticella dell'ambizione. Per creare un ciclo ci vogliono, oltre all'ambizione, pure serietà, progettualità e mentalità. E questa squadra è pronta per competere per più anni, che è la base per restare in alto".

Su Rafael Leao che non è ancora un fuoriclasse: "Il ragazzo è ancora all'interno di un processo di crescita. Madre Natura lo ha dotato di un motore dalla cilindrata superiore a tutti gli altri e per questo non deve accontentarsi per quello che sta facendo. Limitare questi passaggi a vuoto dipende soltanto da lui".

Sul Milan come posto giusto per Leao per crescere ancora: "Leao è al Milan è tutelato, ben voluto e difficilmente messo in discussione. Ripeto, dipende da lui. I sei mesi post-Mondiali saranno decisivi per capire se riuscirà a fare il salto di qualità anche in Champions League".

Su Divock Origi che ha sempre segnato poco in carriera: "Beh, ma Origi è sempre stato questo. C'era un'opportunità, data dal suo contratto in scadenza, e giustamente è stata sfruttata. Origi è un ragazzo serio, adatto al modo in cui vuole giocare il Milan. Pioli un centravanti che segna gol, anche difficili in acrobazia all'ultimo minuto ce l'ha ed è Olivier Giroud. Per quest'anno il Milan è a posto. Di sicuro è un argomento che andrà preso in considerazione per il futuro. Ma non riguarda Origi perché lui, al Liverpool con Roberto Firmino, era utile pur senza giocare da centravanti".

Su quanto può essere ancora utile Zlatan Ibrahimovic a questo Milan: "Innanzitutto deve stare bene. Perché la sua presenza può essere decisiva anche se gioca un quarto d'ora".

Su chi gli ricorda Pioli tra i tecnici che lo hanno allenato: "Direi nessuno perché il modo di allenare oggi rappresenta l'evoluzione di quello che è stato il calcio nel passato. Ora si allena su concetti diversi rispetto a quando giocavo io. Ai miei tempi in campo c'erano posizioni precise da occupare, mentre un allenatore moderno dà più concetti possibili che il giocatore deve elaborare durante la partita".

Sulla dote migliore di Pioli: "La capacità con cui ha trasferito ai giocatori la presa di coscienza della forza della squadra. Il non aver mai concesso alibi a nessuno, il fatto di non essersi mai pianto addosso a fronte di alcune avversità passate nell'ultima stagione. E il fatto che, a differenza di altri, non si è mai nascosto mostrando le ambizioni del club. Grazie a tutto questo Pioli ha aumentato la competitività di una squadra che, in campo, si è sempre mostrata spavalda ma mai presuntuosa". Cuore Milan, interventi killer, i gavettoni a Berlusconi: i 38 anni di de Jong >>>

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