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I pupilli di Berlusconi: da Sheva a Kakà, passando per Galliani

I pupilli di Berlusconi: da Sheva a Kakà, passando per Galliani

Nel corso dei 30 anni di presidenza, Berlusconi ha avuto ovviamente dei pupilli. Dai giocatori agli allenatori, ma un uomo non l'ha mai cambiato.

Stefano Bressi

Il Milan, per Silvio Berlusconi, è stato sempre un affare di cuore. Costantemente pazzo d'amore. Nel corso dei suoi 30 anni di presidenza, il patron si è innamorato anche di vari personaggi che hanno incrociato il loro percorso a quello del Milan. Da quando ha visto per la prima volta il Parma di Arrigo Sacchi a quando ha visto giocare Dejan Savicevic, quando parlava con Clarence Seedorf, consapevole che quegli uomini avrebbero fatto la storia. Ha avuto ragione il più delle volte.

La storia degli uomini del Presidente non può non partire da Sacchi. Il vate di Fusignano è stato un colpo di fulmine, senza il quale probabilmente il Milan di Berlusconi non sarebbe stato quel che è. Un allenatore che non ha mai giocato a calcio butta fuori i rossoneri dalla Coppa Italia, Silvio lo porta a Milanello, dove farà la storia del club e del calcio. Nasce il Milan padrone del campo e del "giuoco" che va in giro per il mondo a comandare. Scudetto, due Coppe dei Campioni e poi l'addio. Ma Silvio apre un altro ciclo, scrive La Gazzetta dello Sport, con un'altra intuizione geniale: Fabio Capello. La leggenda continua. Nel frattempo Berlusconi entra in politica. Un po' si allontana. Il Presidente torna a imporsi nella scelta di un allenatore nel gennaio 2014, quando scelse Seedorf. Lo aveva già amato da giocatore.

Il primo giocatore davvero amato da Berlusconi è Claudio Borghi e se qualcuno si chiede chi sia, tutti i torti non li ha. La maglia del Milan l'ha vestita solo in un Mundialito, perché Sacchi si oppose. Capello non ci riuscì con Savicevic, perché Berlusconi lo convinse fosse un genio. Il pallonetto a Zubizarreta ad Atene nel 1994 ha detto al mondo che era "Il Genio". L'amore per lui era sconfinato, anche più di quello per Andriy Shevchenko, per il quale è stato padrino del figlio, anche più di Kakà, che eppure era "il figlio e il marito che tutti vorrebbero". L'ultimo in ordine di tempo è probabilmente Boateng, che si è fatto apprezzare molto anche dai tifosi nella sua prima esperienza rossonera. Uno dei grandi amori inseguiti a lungo è stato Ronaldinho, per il quale "risparmiò 100 milioni". Arrivò per molto meno, era già in fase calante. Eppure è riuscito a regalare grandi perle e a far innamorare Silvio.

In dirigenza il grande amore è uno solo: Adriano Galliani. Non è solo questione di amore, perché Silvio gli ha affidato le chiavi finanziarie del suo gioiello sin dal primo momento. Non gliel'ha più tolte. Anche con la scalata della figlia Barbara, fortemente voluta dal papà per avere una persona di famiglia all'interno del club in un momento difficile, Galliani è rimasto in sella. Ciò significa che è rimasto e rimarrà sempre un uomo del Presidente. Anzi, il primo.

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