"Che Furlani fosse il capo azienda lo sapevamo. Il Milan deve imparare ..."
—Sul direttore sportivo: "Che Furlani fosse il capo azienda non l'abbiamo scoperto oggi, anche perché è l'amministratore delegato. Il problema non è mai stato quello. Il problema è che le fughe in avanti, gli incontri di Londra con Ibra e Cardinale, sul piano pubblico avevano leso i poteri dell'amministratore delegato. È come se ai tempi di Berlusconi lui incontrava Braida e lasciava fuori Galliani. Quindi secondo me è servito solo a ricomporre la linea di comando che è sempre quella. Il Milan deve imparare ad evitare che ci siano due anime e due costole nel sentito dell'opinione pubblica. Se imparano a lavorare in team lo faranno, altrimenti peggio per loro".
"Onestamente non mi appassiona la campagna elettorale per uno o per l'altro, non è il mio mestiere. Io ho un solo criterio sul direttore sportivo e cioè che possa cominciare a lavorare ieri. Sull'allenatore, date per scontate alcune caratteristiche che ha questa squadra, la scelta deve essere in questo senso. Bisogna introdurre un tecnico che tenga vivi i pregi e tolga i difetti. Thiago Motta con la Juventus ha applicato gli stessi criteri che ha applicato a Bologna. Da una parte nessuno brontolava, ora qualcuno comincia a lamentarsi".
Sul finale di stagione: "Secondo me non basta. Tu avevi in tasca la schedina del Superenalotto, ma l'hai buttata nel cestino. È un danno irreparabile".
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