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ESCLUSIVA – Ambrosini: “Kakà non sembrava così forte. Ecco la mia gioia più grande”

Massimo Ambrosini con la maglia del Milan (credits: GETTY Images)

MILAN NEWS - Massimo Ambrosini, ex centrocampista del Milan, ha raccontato aneddoti del passato confessando le sue più grandi gioie e le delusioni sportive

Peppe Gallozzi

MILAN NEWS - Le sue battaglie in campo sono rimaste nel cuore dei tifosi rossoneri. Il contributo che ha dato al centrocampo del Milan è tangibile leggendo il suo palmares fatto di due Champions League, quattro Scudetti, una Coppa Italia, due Supercoppe italiane, due Supercoppe europee e un Mondiale per Club. PianetaMilan.it ha intervistato, in esclusiva, Massimo Ambrosini, che con la sua personalità si è ritagliato uno spazio eterno nella storia milanista.

Ambrosini, quale può essere lo stato d'animo di un calciatore in questi giorni? "Sicuramente combattuto da tante emozioni. Il calciatore è un uomo che ha le paure e le preoccupazioni di tutti. Le decisioni le prenderanno la FIGC e il Governo ma è chiaro che un po' di timore accomuna tutti in questa situazione".

Quali sono le percentuali per la ripresa della serie A? "In questi giorni si è passati dalla quasi certezza di ricominciare al contrario. Ora leggo che c'è una volontà di provare a riprendere, sicuramente dopo aver preso atto della decisione della Bundesliga tedesca. Dalla Germania si aspettava il traino in un certo senso, ora per tornare in campo si dovranno garantire le condizioni sanitarie idonee. Sarà la base per riprendere".

Parlando di Milan, l'impatto di Ricardo Kakà con il campionato italiano se lo aspettava? "No, non pensavo potesse averlo. Esordì nella partita di Ancona nel 2003-2004 quando, pochi giorni prima, giocammo la Supercoppa Europea (il Milan si impose 1-0 sul Porto ndr). Pensavo di giocare io e invece Ancelotti scelse lui. Tra l'altro, dopo due allenamenti, non mi sembrava neanche così forte e invece chi l'aveva preso si era dimostrato molto più lungimirante di me".

Quali sono, a questo proposito, i calciatori più forti con cui ha giocato? "Kakà appunto, insieme ad Andriy Shevchenko, sicuramente sono in questa classifica. Franco Baresi e Paolo Maldini sono fuori concorso. Lo stesso George Weah è stato un giocatore clamoroso. Una parola voglio spenderla anche per Ronaldo che, nonostante arrivò da noi in condizioni non ottimali, a mio parere era impressionante".

Ci sono dei rimpianti in una carriera ricca di gioie? "Non aver fatto il Mondiale del 2006 no, perché ero infortunato e sicuramente non al meglio dal punto di vista fisico. Non aver giocato la finale di Istanbul con il Liverpool mi è dispiaciuto tanto ma forse la delusione più grande è stata la finale dell'Europeo del 2000 contro la Francia con Sylvain Wiltord che pareggiò all'ultimo secondo praticamente".

La finale di Manchester contro la Juventus è stato il momento più bello? "Tenderei ad escludere le finali perché regalano emozioni a prescindere. La partita che non dimenticherò mai è la semifinale di Champions del 2007 con il Manchester United a San Siro dove vincemmo 3-0. Quella fu la gara perfetta. Lo fu per l'ambiente che c'era, per come la giocammo, mi emoziono sempre a riguardarla". LEGGI QUI, INVECE, L'INTERVISTA DI BARESI NEL GIORNO DEL SUO 60° COMPLEANNO >>>

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