Correva l’anno 2012, il calendario recitava 13 maggio e San Siro ospitava – proprio come domani sera in occasione della sfida contro la Roma – l’ultima sfida del campionato rossonero. Un campionato conquistato il weekend precedentemente dalla Juventus, vittoriosa sul Cagliari negli stessi momenti in cui il Milan perdeva il derby per 4-2. Una domenica pomeriggio come altre, anzi, probabilmente con meno significato tecnico e sportivo. Quel giorno, però, il “Meazza” diede l’addio a giocatori che fecero la storia del Milan. “Tanta voglia, impegno, sacrificio e sudore: protagonisti delle vostre grandi vittorie – GRAZIE DI CUORE”. Recitava così lo striscione in Curva Sud, posto sotto tre grandi maglie di Gattuso, Inzaghi e Nesta. Oltre a loro, però, quel giorno il pubblico rossonero salutava anche Zambrotta, Seedorf, Van Bommel.
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Dall’addio dei senatori a oggi: in quattro anni stravolto il Milan
Sono passati quattro anni dall'addio di diverse bandiere e leggende rossonere, in quel Milan-Novara che vide anche l'ultima gioia di Inzaghi sotto la Curva Sud. Oggi, invece, è un Milan totalmente diverso...
E da quel giorno, dalle parti di Milanello, giocatori così non se ne sono più visti. Il carisma, l’impegno e l’attaccamento alla maglia sempre mostrato in campo e fuori hanno permesso a queste leggende di entrare di diritto nei cuori dei tifosi e nella storia del Milan e non solo. Tifosi che ora criticano e sbottano, davanti ad un Milan senza personalità e totalmente inconsistente rispetto anche solo a poche stagioni fa. Il vuoto lasciato dagli uomini – prima ancora che giocatori – sopra citati non è ancora stato colmato all’interno dello spogliatoio rossonero. L’atteggiamento – tecnico e caratteriale - di Montolivo, ad esempio, irrita moltissimi tifosi, che in mediana rimpiangono le caratteristiche di Van Bommel, Seedorf e Gattuso. Le recenti prestazioni di De Sciglio – dipinto come talento del futuro proprio in quella stagione – fanno ricordare con tristezza Gianluca Zambrotta, per non parlare di Nesta e – soprattutto – di Pippo Inzaghi.
Il suo numero 9, infatti, resta ancora un mito per la Curva e un tabù per tutti i suoi successori. Pato, Matri, Torres, Luiz Adriano: nessuno è riuscito anche solo ad avvicinarsi a quanto fatto da Inzaghi, né per gol, né per carisma, né per amore verso la maglia rossonera. Una maglia il cui valore – si dice – spesso non viene considerato dai giocatori che la indossano. Tornando a quel 13 maggio, indimenticabile è il suo gol: il gol della vittoria – anche se inutile –, il gol dei tifosi, dell’addio: uno scherzo del destino, un ultimo urlo sotto la Curva, la Sua Curva, davanti alla quale Pippo si inginocchiò e baciò quella maglia, la Sua maglia, per l’ultima volta.
Guardando date e dati, ci si accorge però anche di come quel 13 maggio non segnò solo l’addio di molte bandiere: a causa del mercato, intorno a metà luglio, infatti, anche Ibrahimovic e Thiago Silva salutarono la maglia rossonera. Per molti, quell’aereo che portò i due a Parigi ha simboleggiato la distruzione del Milan, che nelle stagioni a seguire ha dato via ad un costante – e preoccupante – decadimento. In attesa di una rinascita, che potrebbe passare anche dall’Europa – in palio per il Milan tra domani e sabato 21 – i tifosi rossoneri possono solo attaccarsi al passato, rimpiangendo bandiere uniche.
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