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Atalanta-Milan, dal successo all’umiliazione: in 10 mesi solo passi indietro

Il Milan festeggia un gol, Getty Images

Era dal 1998 che i rossoneri non perdevano con 5 gol di scarto. Atalanta-Milan è stato il punto più basso di questi duri anni. Eppure, poco tempo fa...

Stefano Bressi

ULTIME MILAN - Un solo grido si alza da parte di tutti i tifosi milanisti: "Vergogna". Oggi, con ogni probabilità, si è toccato il punto più basso dei pur difficilissimi anni che il club rossonero vive. Atalanta-Milan, ultimo match prima di Natale, si è concluso col punteggio di 5-0 in favore degli orobici. Era dal 1998 che i rossoneri non subivano una sconfitta così larga: in quel caso era stata la Roma. Oggi invece la formazione nerazzurra ha strapazzato il Diavolo, apparendo decisamente superiore, sotto tutti i punti di vista.

L'Atalanta ha dominato fin dal principio, con occasioni da rete immediate e un vantaggio arrivato dopo appena dieci minuti. Nei primi venti la squadra bergamasca avrebbe potuto raddoppiare e dilagare, ma non ci è riuscita solo per sfortuna. Il Milan non è mai riuscito a tirare in porta se non al minuto 90, quando il risultato era già di 5-0. Perchè dall'ora di gioco in poi l'Atalanta ha preso il largo con quttro reti in pochi minuti. Il Milan non è mai sceso in campo, non ha mai giocato. La differenza tra le due squadre è sembrata davvero eccessiva, come se fosse impossibile confrontarsi con tale corazzata. Eppure...

Eppure era il 16 febbaio di quest'anno quando il Milan, allenato da Gennaro Gattuso e lanciato verso una qualificazione in Champions League poi non arrivata per svariati motivi, vinceva e convinceva per 3-1 a Bergamo contro l'Atalanta. Era forse il Milan nel momento migliore degli ultimi mesi, che si portava a -1 dall'Inter pronto a superarla momentaneamente. In campo era scesa una squadra molto simile a quella di oggi. Stesso portiere, stessa coppia di difesa, stesso terzino sinistro. A destra c'era Davide Calabria invece che Andrea Conti, davanti sempre Suso e Hakan Calhanoglu sugli esterni, ma con Krzysztof Piatek davanti invece di Rafael Leao. A centrocampo sempre Franck Kessie, ma con Tiemoue Bakayoko invece di Ismael Bennacer e Paquetà anzichè Giacomo Bonaventura. Per sette undicesimi la stessa squadra e per il resto le uniche vere differenze si possono vedere nel centravanti e nel centrocampista centrale.

Eppure quel Milan aveva messo in netta difficoltà l'Atalanta, che aveva creato pochissimo, ma era riuscita comunque a passare in vantaggio, esattamente come oggi. La differenza è che lo scorso anno il Milan ha reagito, ha pareggiato e nel secondo tempo ha stritolato la Dea; oggi si è fatto stritolare dall'inizio alla fine. Passi indietro evidenti, chiari. Preoccupanti. In soli dieci mesi è cambiato tutto. Quel Milan faceva sognare un posto in Champions e, seppur senza fare calcio spettacolo, dava la sensazione di potersela giocare con tutti e perdeva raramente. Oggi il bilancio dice già 8 sconfitte e umiliazioni troppo frequenti.

Passi indietro tattici, passi indietro tecnici, qualitativi, quantitativi. Passi indietro anche e soprattutto mentali. Il Milan di oggi sembra intimorito e, cosa gravissima, quasi indifferente a ciò che succede in campo. Sullo stesso campo in cui si è vista una delle prove di carattere migliori del Milan degli ultimi tempi, oggi si è assistito a una resa terrificante. In dieci mesi solo passi indietro, sotto tutti i punti di vista. E forse bisogna davvero chiedere scusa a chi quella squadra la stava guidando in modo eccellente.

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