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Milan, “Certi amori non finiscono”: la storia di Maurizio Ganz

Redazione

MILAN NEWS - Da giocatore ad allenatore del Milan Femminile. Ecco la storia di Maurizio Ganz, uno che in rossonero ha lasciato il segno.

MILAN NEWS - “Oh mamma mamma mamma, sai perché mi batte il corazon? Ho visto un grande Milan” cantavano i tifosi rossoneri sulle note del coro reso famoso dal pubblico partenopeo. Parole che, visto il grande momento per il club di via Aldo Rossi, risuonano molto attuali. Ovviamente ci stiamo riferendo alla squadra allenata da Stefano Pioli, che sta vivendo un periodo di forma strepitoso, ma anche alle ragazze del femminile, forti di un inizio stagione quasi perfetto. E chi meglio di Maurizio Ganz, tecnico del Diavolo femminile, può unire questi due mondi accomunati dalla passione per i colori rossoneri?

I PRIMI PASSI DA PROFESSIONISTA

Maurizio Ganz nasce nel 1968 a Tolmezzo, una cittadina di appena 10 mila abitanti del Friuli-Venezia-Giulia. Da subito emerge la sua passione per il pallone, che lo accompagnerà per tutta la vita. Giocherà negli stadi più belli del mondo, ma ricorderà sempre il suo “campetto più pazzo del mondo”, quando ancora non era Ganz, ma semplicemente Maurizio. “Era metà in salita e l’altra metà in discesa. In cima, faceva da porta il cancello del cimitero e quando il pallone finiva dentro, la “punizione” consisteva nel mandare a recuperarlo chi aveva tirato. La migliore scuola possibile: calcio di strada, divertimento garantito e una continua sfida contro la paura di trovare quel pallone tra le tombe, al buio...». Un infanzia serena, ma sarà roseo anche il futuro del friulano, che nel 1985, a 17 anni, parte in direzione Genova blucerchiata. Lo aggregano alla primavera della Samp, ma dopo un solo anno viene promosso in prima squadra. Esordisce in Serie A il 14 Settembre 1986, particolarità: in quella data nessuna delle rossonere che allena attualmente era ancora nata. Non lascerà più il campo.

“MILAN L’E’ UN GRAN MILAN”

Milano negli anni Novanta è uno spettacolo, Ganz docet. Il nativo di Tolmezzo, dopo diverse esperienze in B, si trasferisce nel 1995 all’Inter. In nerazzurro mette in luce tutto il suo talento in zona gol, i tifosi lo chiamano “El segna semper lu”. Ma il buon rapporto con il pubblico nerazzurro è destinato a finire, quando nell’inverno ’97 firma per il Milan. Un addio importante per Ganz ma, per usare un eufemismo, senza molti rimpianti. “Ero sul pullman dell’Inter e stavamo andando alla cena di Natale a casa di Moratti. Mi chiamò Ariedo Braida e mi disse di non andare e di firmare con il Milan. Scesi dal pullman e gli dissi che ci saremmo rivisti presto”. Ganz mantiene la promessa, l’incontro con l’Inter avviene dieci giorni dopo con la maglia del Milan nel derby di Coppa Italia. Come se non bastasse, decide anche di fare un regalo di Natale posticipato ai suoi vecchi compagni, segnando uno dei 5 gol rifilati dal Diavolo ai cugini. “Manita” leggendaria. In due anni a Milanello, Ganz conta 40 presenze e 9 gol, vincendo anche lo scudetto del ’99 da protagonista. Lascia il Milan al termine di quella stagione, ma il rapporto con i tifosi rossoneri è destinato a prolungarsi.

DOPO IL RITIRO…

Venezia, Fiorentina, Atalanta, Ancona, Modena, Lugano, Pro Vercelli. Ganz cambia tante squadre in pochi anni, in cerca delle prestazioni di un tempo che non troverà mai. Si arrende nel 2007, chiudendo così una carriera invidiabile a 39 anni. Dopo il calcio si apre un vuoto, ma Maurizio sa già che da grande vuole fare l’allenatore. Per diventare un buona guida tuttavia non basta chiamarsi “Ganz”, deve fare esperienza e dimostrare il suo valore, e allora inizia a farsi le ossa nelle serie minori lombarde. Allena le giovanili del Masseroni Marchese e poi conduce gli Allievi dell’Aldini Bariviera alla finale regionale, in cui per un capriccio della sorte trova l’Inter, che diventerà campione. Gli anni passano e il friulano si fa le ossa, giocando nel frattempo nella Nazionale Italiana di Beach Soccer. Nel 2019, passati 12 anni dall’addio al calcio, arriva la prima grande chiamata, a cui risponde presente. Maurizio Ganz diventa ufficialmente il nuovo allenatore del Milan femminile.

ANCORA MILAN

“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano” cantava Venditti, e aveva ragione. Ganz e il Milan, dopo essersi rincorsi per tanto tempo, tornano uniti, anche se con un ruolo diverso. Il ritorno di “El segna semper lu” non ha però niente a che vedere con la prima esperienza milanista, allenare la prima squadra femminile è un’esperienza totalmente nuova. Ma a lui piacciono le sfide, sa che il Milan gli sta dando una grande opportunità. E  come quando era davanti alla porta, Ganz non perdona. La sua prima stagione è ottima ma allo stesso tempo deludente: raggiunge il terzo posto con merito, e quando ha la possibilità di scavalcare la Fiorentina, seconda, il campionato si ferma causa Covid. La classifica viene congelata, con il Milan fuori dalla Champions League. Ganz non si lascia scoraggiare, intravede delle potenzialità nella sua squadra e guarda sempre avanti, senza ripensare al passato. Nella nuova stagione, proprio su consiglio dell’allenatore, viene confermato il gruppo dell’anno precedente, con l’aggiunta di qualche nuovo componente per perfezionare la rosa. E i risultati sono evidenti, il suo Milan vince 11 dei primi 12 impegni stagionali in tutte le competizioni. L’unica sconfitta arriva contro la Juventus, ma quella sfida verrà ricordata quasi esclusivamente come la prima partita del calcio femminile a San Siro. Che nel corso degli anni è diventata la casa di Maurizio Ganz.

BUONI PROPOSITI

Maurizio sa che la strada è ancora lunga, non si lascia cogliere da ingannevoli entusiasmi. Preferisce procedere “Step-by-Step”, per citare il suo collega Pioli. Però sa quanto è importante mantenere alto il morale nello spogliatoio, e allora in queste vacanze guarderà con particolare attenzione al nuovo anno. Infatti il primo appuntamento rossonero sarà la Supercoppa Italiana, una competizione a cui il Milan può e deve ambire. Certo, non sarebbe la coppa più prestigiosa che abbia mai vinto, ma siamo sicuri che alzare un trofeo da allenatore gli farebbe piacere.

Giovanni Picchi