“Mi sono accorto che lui calciava in modo diverso da tutti. Non di potenza: di sensibilità. Lo studiavo, ogni giorno, lo rispettavo. E ho provato, provato, provato finché la palla non ha iniziato a fare esattamente quello che volevo”, raccontò. È assurdo pensarlo: uno dei migliori registi della storia, prende ispirazione da un portiere dall’altra parte del mondo.
Ma è proprio lì che nasce la magia. Da un’intuizione, da un’ossessione, da quell’istinto artistico che Pirlo aveva dentro. Da allora, ogni volta che la palla si posizionava sul limite dell’area, gli stadi si zittivano. Non per la punizione. Per il rituale. Per la storia di un ragazzo che aveva deciso di imparare dal meno prevedibile dei maestri. Rendendo cosi, di fatto, quel gesto, immortale.
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