"Per capire cosa significhi nel calcio “coast to coast” non serve leggere “On the road” di Jack Kerouac. Nè attraversare tutti gli Usa, da New York a San Francisco, lungo la mitica 66, tra le desolazioni dell'Arizona e i campi di granoturco dell'Indiana. Per carità, le emozioni ci sono anche lì. Ma sono spalmate su mesi di viaggio. Nel rettangolo di gioco invece un gol coast to coast le condensa (zippa, per i nerdoni che frequentano Pianeta Milan) in pochi secondi. Dai 10 ai 15. Il tempo di uno spot pubblicitario. Con una sottile differenza: la pubblicità spesso è uno spazio noioso, mentre la discesa palla al piede da un'area all'altra è spettacolo allo stato puro. E' una firma con la Montblanc nella hall of fame dei più grandi campioni dell'arte pedatoria. E in questa galleria non può mancare George Weah, autore di una delle reti più belle di sempre.
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AMARCORD: il coast to coast di King George
Pensi a Milan-Verona, non puoi non pensare al coast to coast di George Weah. Diciannove anni dopo, riviviamo quel momento che passò alla storia del Milan
"Milano, stadio San Siro, 8 settembre 1996.
"E' la prima giornata di campionato. Come da pronostico, il Milan con il tricolore sul petto sta vincendo 2-1 contro il neopromosso Verona. Ma i rossoneri soffrono l'intraprendenza della matricola terribile con un passato da nobile. E' servita la doppietta di Simone per ribaltare il gol del vantaggio di De Vitis. Mancano 3 minuti. Poi Rodomonti fischierà la fine. E Tabarez potrà festeggiare la sua prima vittoria alla guida del Milan. Ma il Verona ha altri programmi. Non ci sta a far da vittima sacrificale. Attacca a testa bassa e colleziona un altro calcio d'angolo. La palla è lunga. Tabarez tira un sospiro di sollievo. Non si è accorto, però, che è caduta dolcemente sui piedi di Weah. Il Liberiano la porta fuori dall'area. Ha un'autostrada davanti a sé. Anche se a King George tutto quel verde ricorda la savana della sua terra natale. Inizia così la sua falcata solitaria. In 5'' è già a centrocampo. Intervengono due avversari in sandwich. Ma nella savana nessuno può contrastare il leone, nemmeno i cacciatori. Figuriamoci due giocatori avversari. Weah stravince il contrasto. Nello spazio di un secondo lascia sul posto un terzo che può solo domandarsi cosa fosse quella saetta nera che lo ha sfiorato. Ora la porta non è più miraggio. George la vede e la sente. Come tutti i bomber di razza. Prosegue la sua corsa. Entra in area di rigore e con un diagonale chirurgico fredda Gregori. Sono passati appena 13 secondi e qualche centesimo dal momento in cui ha raccolto il pallone nei sedici metri del Milan. Roba da centometrista, unione spirituale tra Bolt e il figlio del vento Carl Lewis con un pallone che corre più veloce di loro messi insieme. O quasi. Questo è stato George Weah. E questo è il suo gol. Non il più importante. Sicuramente il più bello.
"Mariano Messinese
"Twitter:@MarianoWeltgeis
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