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Milan, Kessie non molla: forza ed equilibrio in un centrocampo di palleggiatori

Franck Kessie, centrocampista del Milan (credits: acmilan.com)

Sembrava destinato ad andare in Premier League, eppure Franck Kessie, poderoso centrocampista ivoriano, sarà una delle colonne anche in questa stagione

Daniele Triolo

CALCIOMERCATO MILAN - Quando, agli albori dell'estate, si era cominciata a diffondere la voce che il Milan, per sostituire Gennaro Gattuso, avrebbe puntato su Marco Giampaolo, gli esperti di calciomercato e gli addetti ai lavori, quasi come logica conseguenza, avevano scaraventato sul banco dei calciatori sacrificabili, per ragioni tecniche e di bilancio in ottica di Fair Play Finanziario, il centrocampista ivoriano Franck Kessie.

L'ex atalantino, classe 1996, è stato tra i calciatori di movimento più utilizzati negli ultimi due anni dal Diavolo: con Vincenzo Montella prima e lo stesso Gattuso poi, a prescindere dai cambi di modulo, Kessie ha totalizzato la bellezza di 96 gare, di cui ben 54 nella sua prima stagione in rossonero. Mettendo a segno anche 12 reti: meglio, tanto per fare un nome, di quel Nicolò Barella che l'Inter ha rilevato a peso d'oro dal Cagliari.

Ecco perché, nel corso di questa sessione di mercato, ha fatto spesso sorridere leggere sui giornali, o ascoltare nei servizi ad hoc nelle televisioni, di un Kessie cedibile, o, per meglio dire, sempre sul punto di essere scaricato al primo club interessato per una ventina di milioni di euro. Di giocatori incedibili, nel calcio di oggi, ce ne sono realmente pochi. Forse nessuno. E, con la giusta offerta, chiunque può levare le tende e cambiare squadra.

Così, naturalmente, è stato e sarà anche per Kessie nel Milan. L'ivoriano, però, è a bilancio per poco più di 20 milioni di euro e, per un Milan che necessita di realizzare plusvalenze, venderlo a quelle cifre non avrebbe avuto davvero alcun senso. Economico, perché reperire poi, sul mercato in entrata, un sostituto di egual valore stimando più o meno lo stesso investimento sarebbe stata operazione ardua; tecnico, perché Kessie svolge, nella squadra, un compito fondamentale.

Il numero 79, infatti, dà forza, equilibrio, 'strappo' e, particolare da non sottovalutare, spesso corre per due, anche dove non arriva il compagno. Certo, si potrà discutere sul fatto che non abbia piedi particolarmente educati e che sia poco incline al palleggio: motivi per cui avrebbe cozzato con il calcio promulgato da Giampaolo. Ma Kessie, in una squadra che andrà alla ricerca costante del calcio offensivo, con un pressing alto, rapide ed immediate verticalizzazioni una volta superata la propria metà campo, è indispensabile avere un elemento che assicuri una certa protezione ai fini tessitori della tela del gioco.

Passando dal 4-3-3 al 4-3-1-2, Kessie non cambierà posizione in mezzo al campo. Ma dovrà necessariamente cambiare nell'interpretazione del ruolo della mezzala. Dovrà tentare di inserirsi di più in area di rigore (dietro di lui scalpita il performante neo-acquisto Rade Krunic), dovrà cercare di più il fraseggio con i compagni, e dovrà, giocoforza, cercare di mantenere un rendimento alto, e costante, per tutta la durata della stagione. Forse questo, nei primi due campionati in maglia rossonera, è ciò che gli è mancato di più, impedendoli un salto di qualità che è assolutamente in grado di fare.

Avrebbe potuto raggiungere Patrick Cutrone al Wolverhampton, in Premier League, coronando il suo atavico sogno di giocare nel massimo campionato inglese, ma alla fine Kessie è rimasto al Milan e ha colpito il nuovo allenatore sin dai primi allenamenti, agli inizi del mese di agosto, una volta tornato a correre a Milanello dopo gli impegni in Coppa d'Africa con la sua Costa d'Avorio. A Udine, domenica pomeriggio, potrebbe non partire titolare, giacché Fabio Borini ha dimostrato di essere affidabile in quella posizione e già più 'rodato' negli schemi di Giampaolo.

Ma, certamente, Franck 'The Tank' Kessie, il carro armato rossonero, tornerà presto a prendersi il proscenio, dimostrando di essere un calciatore di completa affidabilità, e dai notevoli margini di miglioramento, a prescindere da chi siede in panchina e dalla tipologia di gioco che propone. E poi, lui, in fin dei conti, al titolo di stakanovista rossonero ci tiene tanto ...

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