Nonostante i progressi evidenti, qualcosa continua a mancare: quella sensazione di dominio, quella scintilla che fa di un buon attaccante un vero trascinatore. Abraham si è ritrovato, sì, ma non ha ancora definitivamente convinto di poter essere il centravanti su cui costruire il futuro del Milan.
Ed è proprio su questo bivio che la società si interroga: conviene riscattarlo, investendo circa 20 milioni di euro e accollandosi un ingaggio importante, per concedergli il tempo necessario a completare il suo rilancio? O sarebbe meglio rispedirlo nella Capitale, alla Roma, cercando altrove un profilo più fresco, più incisivo e meno oneroso?
La volontà del giocatore è chiara: Abraham resterebbe volentieri in rossonero. Ma nel calcio moderno la volontà, da sola, non basta. Servono numeri, costanza, prestazioni che giustifichino investimenti e ambizioni.
E allora la risposta potrebbe dipendere dalle ultime partite. Se Tammy continuerà a crescere, se dimostrerà di essere non solo utile, ma determinante, allora forse il Milan potrebbe davvero scommettere su di lui, convinto che il meglio debba ancora arrivare. Altrimenti, senza troppe esitazioni, sarà giusto salutarsi, senza rancori, ma con la consapevolezza di averci provato.
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