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Grigia e indietro coi tempi: la silenziosa Razgrad attende così ‘la partita dell’anno’

Uno dei manifesti nella città di Razgrad
Alla scoperta di Razgrad, che stasera ospiterà i sedicesimi di finale di Europa League tra Ludogorets e Milan, tra i riflessi dell'Europa che fu

Luca Fazzini

Dal nostro inviato a Razgrad (Bulgaria), Luca Fazzini

Da Bucarest, probabilmente la via più semplice per avvicinarsi, dall’Italia, alla piccola Razgrad, occorrono due ore di macchina, utili per inquadrare lo scenario di questa fetta d’Europa al confine con il Mar Nero: una statale abbandonata e poco curata lega Romania e Bulgaria. A bordo strada si alternano rifiuti ammassati e immense campagne verdi, dove trovare una forma di vita è davvero impresa ardua, ad eccezione dei (numerosi) cani randagi abbandonati a bordo strada. L’elegante ponte che fa da confine artificiale sul Danubio, divisorio naturale tra i due paesi, conduce in Bulgaria, dove la temperatura rigida regala addirittura una timida – ma nemmeno troppo – nevicata. Qui, dopo diverse decine di chilometri, ecco finalmente un centro abitato: Razgrad, città della Ludogorie, la regione delle ‘foreste pazze’.

Città povera e dai tanti edifici abbandonati, i piccoli e vecchi appartamenti si alternano a case popolari, i cui terrazzi - dai colori quasi bizzarri – provano a spezzare la monotonia degli edifici grigi e, nel nostro caso, anche del cielo cupo. Con poco più di 30.000 abitanti, Razgrad non rientra nemmeno tra le venti principali città bulgare e appare decisamente indietro coi tempi, rispecchiando in sé il dna dell’Europa dell’Est che fu nel finale del secolo scorso. Poche realtà commerciali, scarsa vita notturna, limitata attività turistica, come testimoniano gli unici monumenti, se degni di tale nome possono essere chiamati, della città. È sufficiente un giro nelle due principali vie di Razgrad per notare la Torre dell’Orologio, simbolo della città nonostante l’usura del tempo, e la Ibrahim Pasha Mosque, la seconda moschea più grande della nazione, anch’essa però tradita dalla poca cura e dal trascorrere dei decenni.

Paradossalmente, ad emergere in maniera più netta sono i diversi cartelloni, striscioni e gonfaloni che richiamano alla partita di questa sera. E non può essere altrimenti, quando in città arriva il Milan, che sulla maglia – o meglio, sulla manica – porta ancora ben cucite le 7 Champions League conquistate. La scritta che campeggia per le vie di Razgrad non lascia spazio ad interpretazioni: “Il match dell’anno” si legge, per una città che attende con ansia l’arrivo dei rossoneri, nonostante di tifosi, alla vigilia, se ne vedano ben pochi. Stadio esaurito, maxi-schermo previsto in piazza e cancelli della ‘Ludogorets Arena’ aperti con largo anticipo rispetto al previsto, per permettere un maggior flusso all’interno dell’impianto ma anche per partecipare alle iniziative per i tifosi organizzate dal club biancoverde. Unico strappo all'antichità cittadina è il Ludogorets Sports Centre, centro d'allenamento del club bulgaro. Struttura all'avanguardia, diversi campi destinati anche al vivaio e uno store che permette di comprendere, ancor di più, il clima che si respira. Tazze, sciarpe, gagliardetti e addirittura magliette: tutto, se possibile, ha stampato i loghi di Ludogorets e Milan, celebrando una data che, ne siamo certi, da queste parti attendono da tempo. Tanto che addirittura una bancarella di fast food sulla strada è circondata da palloncini rossoneri. Nulla, come una partita di calcio, può aiutare la fredda e antica Razgrad a scaldarsi e a diventare, anche solo per 90’, improvvisamente moderna.

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