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Milan, Raiola: “Romagnoli, il mercato si fa a maggio”

Mino Raiola

Raiola, noto procuratore tra gli altri anche di Romagnoli, ha parlato del rinnovo del capitano col Milan, sempre difficile. Le sue parole.

Stefano Bressi

A margine dell'assemblea IAFA di oggi, Raiola, procuratore di Alessio Romagnoli, capitano del Milan, ha parlato ai microfoni di TuttoMercatoWeb del suo rinnovo coi rossoneri e non solo. Ecco tutte le sue parole.

Sul rinnovo di Romagnoli col Milan e il suo futuro: "Il mercato si fa a maggio. Non lo so, lavoreremo".

Sulle parole di Donnarumma sul dualismo con Keylor Navas al PSG che sta diventando un problema: "Non so se è diventata una problematica, penso che tutti sappiano come andrà a finire questa storia. E andrà a finire bene per Gianluigi. Ci vuole un po' di pazienza, capisco che vive un momento mai vissuto prima, ma solo col dialogo si risolverà. Piano piano..."

Sui rapporti con la FIFA: "Siamo uniti e vogliamo essere considerati. Non siamo una banda di idioti che vogliono il male del sistema calcio, siamo qui per difendere i nostri interessi e quelli dei giocatori. Nessuno ci ha obbligati a fare gli agenti, ma se ci siamo significa che il sistema ne ha bisogno. Fino ad ora abbiamo subito delle offese infondate dalla FIFA, penso che l'Italia sia l'unico paese con la Francia che ha regolato tutto con una legge dello stato, che si può migliorare e cambiare ma su questa bisogna creare dei fondamenti forti. Ma soprattutto bisogna creare, per il futuro, un sistema buono anche per agenti e giocatori".

Poi l'affondo: "Oggi c'è una battaglia più grande del mercato, queste stronzate sugli agenti dobbiamo cambiarle sennò poi qualche ignorante crede che sia vero. Secondo me le stronzate le dice solo la FIFA, fino ad oggi dalla FIFA non ho mai sentito dire qualcosa di intelligente. Per essere membro della FIFA devi essere ignorante in partenza, noi siamo qui per difendere la nostra categoria, anche se a qualcuno non siamo simpatici. Il 90% delle persone non sa cosa è un agente, questa è una battaglia più grande di me ma è un qualcosa che io voglio lasciare al calcio. Voglio lasciare un'industria nuova, un modello nuovo a cui anche noi abbiamo partecipato. Diciamo cose che fanno bene al sistema calcio, ai giocatori e alla nostra categoria".

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