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Milan, quante domande per Furlani e Scaroni: dove sono stadio e potere politico?

Milan, ora serve trasparenza: queste le domande da fare a Furlani e Scaroni
Il Milan si appresta a concludere questa fallimentare stagione e i tifosi chiedono a gran voce delle risposte a tante domande
Francesco Aliperta Redattore 

Un caos preannunciato mesi fa e realizzatosi solo da qualche giorno. Il Milan perde la finale di Coppa Italia contro il Bologna e si appresta a chiudere una stagione da descrivere con una sola parola: fallimentare. La società rossonera è ora presa d'assalto da critiche che, purtroppo, appaiono tardive. Difatti, i problemi del Diavolo erano ben visibili fin dal mese di settembre e, col passare del tempo, non hanno fatto altro che peggiorare.

Milan, ora serve trasparenza: queste le domande da fare a Furlani e Scaroni

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Nel marasma di giudizi e rimproveri, il popolo rossonero chiede a gran voce delle risposte. I dubbi e le domande sono ormai accumulate in un angolo di Casa Milan a attendono il momento giusto per dei responsi divenuti leciti. In particolar modo, sperando che lo faccia qualcuno alla prima occasione, ci sarebbero degli importanti interrogativi da fare sia a Giorgio Furlani che a Paolo Scaroni.


Paolo Scaroni è diventato il presidente del Milan il 21 luglio del 2018. In un primo momento, il suo arrivo fu ben acclamato dal popolo rossonero, poiché pubblicizzato come quel profilo politico in grado di difendere la società rossonero anche al di fuori del campo. Eppure, il Milan, in questi anni, non sembra poter vantare una posizione importante, tanto da cedere in situazioni in cui una maggiore influenza politica avrebbe potuto fare la differenza. Possiamo prendere un esempio casuale, come la tanto discussa partita tra Bologna e Milan, programmata per ottobre ma rinviata a causa delle condizioni meteorologiche (certamente non così pessime da causare un rinvio).

Inoltre, Scaroni arrivò in rossonero con un obiettivo ben preciso: permettere la costruzione di un nuovo e moderno stadio. Sono passati quasi 6 anni e, tra chiacchiere, ipotesi, progetti e annunci, questa struttura non esiste ancora. Prima San Donato e poi, nuovamente, a San Siro, assieme all'Inter. Un lungo cerchio che ci ha riportati al punto di partenza, un percorso decorato, se così possiamo dire, da dichiarazioni e uscite parecchio discutibili da parte di Scaroni: dalla possibile cessione di Leao fino a una valutazione certamente "astratta" della stagione. Insomma, presidente, dove sono stadio e potere politico?

Furlani, perché non fare un passo indietro?

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Passiamo poi al tanto chiacchierato Giorgio Furlani. L'amministratore delegato rossonero, in questi ultimi 3 anni, ha vissuto tanti alti e bassi. Lo hanno accusato di aver facilitato l'addio di Paolo Maldini, di aver ricoperto un ruolo non consono alle sue conoscenze, di influenzare un intero organigramma e di ragionare in una maniera troppo "aziendalistica". Furlani, però, si è tappato le orecchie e ha lavorato, cercando prima di migliorare il Milan (ricordiamo tutti la campagna acquisti del 2023) e poi di formare attorno a sé il famoso "gruppo di lavoro".

Risultati pessimi, come sappiamo, e una posizione che, però, non sembra affatto vacillare. Furlani, d'altronde, è uomo Elliott e continua a rispondere a Paul e Gordon Singer. Tuttavia, dopo un'annata del genere e un fallimento ammesso anche davanti ai microfoni, ci chiediamo come mai Giorgio Furlani non valuti un ragionevole passo indietro. Non parliamo di dimissioni, ma di uno "scalo" a un ruolo a lui più consono. D'altra parte, tutte le società si devono basare su uomini di calcio, di esperienza e conoscenze. Con tutto il rispetto per Furlani, ma il Milan, adesso più che mai, necessita di una guida esperta, in grado di fare la differenza anche in campo e non solo in bilancio.