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Football Leader, Capello: “Tanti sacrifici prima di arrivare al Milan”

Fabio Capello, ex giocatore e allenatore del Milan
Fabio Capello, premiato a Napoli come 'Allenatore che incarna tutti i principi per essere Leader', ha parlato della sua carriera e del suo approdo a Milano

Giovanni Calenda

Nell'ambito dell'evento , organizzato a Napoli dall'Associazione Allenatori, è stato premiato come 'Allenatore che incarna tutti i principi per essere Leader'. Queste le sue parole: "Non ho più voglia di allenare. Io vengo da un paese di mille abitanti, avevo un prete che amava il calcio. La mia casa era vicino la chiesa, la mia vita è stata football e studio fino a quando sono andato alla SPAL. Ho fatto sacrifici, mi sono rotto il ginocchio a 18 anni e a 21 anni. La carriera sembrava finita, non andavo in vacanza in Sardegna ma mi curavo per giocare. Ho avuto la fortuna di sposarmi presto, sono con mia moglie da quasi 50 anni. È stata la mia forza, poi sono stato al Milan nel dopo Sacchi con grandi collaboratori come Braida e Galliani. Ho avuto la voglia di mettermi in gioco tra Spagna, Inghilterra, Russia. L'ultima follia è stata la Cina, volevo salvare quella squadra che stava retrocedendo e ci siamo riusciti. L'anno dopo, però, ho capito che la distanza da casa era troppa e sono tornato.

Un appunto anche sul suo approdo a Milano: "Come arrivai? Ero assistente di Liedholm e ci qualificammo per la Coppa Uefa dell'epoca. Berlusconi mi disse che avrei dovuto fare i corsi necessari e imparare le lingue, ho fatto la mia gavetta. Mi richiamò Berlusconi qualche anno dopo, in quel momento ero pronto per il Milan". E poi prosegue: "Ricordo quando ero al Milan, dicevo a Galliani e Berlusconi che Braida doveva essere mandato in giro per trovare calciatori. Lui è un grande scopritore di talenti".

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