Il noto attore e regista, Diego Abatantuono, grande tifoso del Milan, ai microfoni di "Sono", ha raccontato momenti della sua vita da milanista.
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Abatantuono: “Allegri ha cancellato lo spogliatoio del Milan in un anno”
Intervistato da "Sono", ecco le parole di Diego Abatantuono, noto attore e tifoso del Milan, sulla propria vita da milanista
Ecco le sue parole: “C’è chi è fortunato come me e si ritrova ad essere milanista e chi è sfortunato e può capitargli di essere interista o juventino. É il destino. Sono nato milanista e in un’epoca in cui il Milan ci ha dato soddisfazioni e tante vittorie. Forse tutto è nato quando ho aperto il portafogli di mio nonno. C’erano due foto, una di Padre Pio e l’altra di Rivera. Ho chiesto chi fossero e lui mi ha risposto: “Uno è un popolare frate pugliese, l’altro fa i miracoli”. E Rivera i miracoli li ha fatti. E poi da bambino, quando ero già milanista, abitavo nel suo stesso condominio. Facevo finta di non riconoscerlo. Avevo una timidezza mista ad uno snobismo infantile. Avevo sette anni e mi aspettavo che mi riconoscesse lui (sorride, ndr.). Credo che in qualche modo lo apprezzasse. E’ come farei io oggi se incontrassi qualcuno che mi chiede di fare un selfie. Gli regalerei un Rolex. Oggi sono tutti fissati con questi telefonini”.
Sull'ultima annata del Milan: “Molto combattuta e piena di insicurezze. Da un punto di vista calcistico, il periodo berlusconiano, è stato straordinario. Quando la proprietà ha vacillato, sono arrivati i problemi. Poi abbiamo avuto Allegri come allenatore: bravissimo, ma il suo arrivo è coinciso con la rottura dello spogliatoio del Milan. In un anno lo ha letteralmente cancellato. Ha ceduto Pirlo. Forse non era colpa sua, anche se non ha fatto nulla per trattenerlo. Poi Pirlo alla Juve ha disputato una stagione straordinaria. Stessa cosa per Nesta, Seedorf, Ambrosini e Gattuso. Per me è in quel momento che è incominciato il calvario del Milan. In questo momento storico c’è soltanto la Juve che può permettersi certi giocatori ed è come se disputasse un campionato a parte. E’ di un’altra categoria, ma nonostante questo non riesce ad imporsi in Europa”.
Sui nerazzurri: “Nipoti che tifano Inter? No, non può essere. Altrimenti non potrebbero essere miei nipoti. Quasi tutti i miei amici sono interisti. Quando si parla di calcio so che hanno subito dei traumi. Parlo con loro, li ascolto con attenzione perché hanno una levatura culturale notevole. Poi quando si parla di calcio crollano, perché hanno una fragilità interiore. Sono straordinari, ma si portano dietro questo trauma. Mio genero è una persona eccezionale, ma è interista, così come il mio suocero. Fortunatamente le mie due nipotine sono milaniste perché hanno capito che i traumi sono incancellabili. Non vogliono vivere quella realtà lì. Sono partite da vincitrici con coppe importanti e non con i ciondolini e le patacche che hanno sulle maglie le altre squadre”.
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