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Muntari: “Il Milan è… Mio fratello”

Sulley Muntari, ex centrocampista del Milan (credits: GETTY Images)

Oggi Muntari incrocia di nuovo il Milan, sua ex squadra con la quale ha condiviso gioie e dolori, passando soprattutto per il gol non dato contro la Juve.

Stefano Bressi

Quando un tifoso del Milan sente pronunciare il nome di Sulley Muntari il collegamento avviene in modo automatico: gol non dato contro la Juventus e campionato perso. Oggi Muntari gioca nel Pescara e alle 15:00 affronterà proprio il Milan, sua ex squadra. Intervistato da "La Gazzetta dello Sport", il ghanese ha parlato del match di oggi e della sua ex squadra.

Ecco le sue parole: "Il Milan è e resterà la squadra del mio cuore. Non mi pare nemmeno di essere in ritiro con il Pescara, ma di essere arrivato qui con il Milan per giocare contro il Pescara. Sarà come giocare contro mio fratello. Il mio allenatore preferito è Spalletti, poi metto Mourinho e poi Allegri, che è stato uno spettacolo. Lo attaccavano tutti e restava imperturbabile, trasmettendoci la sua tranquillità. Anche se avessero convalidato il mio gol con la Juve forse non sarebbe bastato per lo Scudetto. Loro con Conte si sentivano leoni. Poi però penso alla nostra rosa e non riesco ancora a darmi una spiegazione. Quello Scudetto e non aver chiuso la carriera al Milan sono i miei rimpianti più grandi. In rossonero avrei potuto fare di più".

Su Adriano Galliani: "Non smetterò mai di ringraziarlo, poteva cancellarmi il contratto quando mi sono infortunato in Ghana e invece mi ha aspettato e curato come un figlio. Aveva a che fare con tanti campioni e io chi cavolo ero? Galliani è l'emblema del calcio nel mondo. Ha dato da mangiare a me e a tante altre famiglie. Il calcio senza di lui è come il calcio senza Buffon o Totti. Faccio fatica a pensare a un Milan in mani straniere. Magari fanno come all'Inter dove qualcuno dei vecchi è rimasto".

Tra Milan e Inter in Europa: "Spero ci vadano entrambe, ma se devo scegliere dico Milan. Non è vero, comunque, che mi sono lasciato male con l'Inter. C'erano un paio di persone che non mi piacevano, nessun rancore. Ho vissuto il momento più alto della carriera vincendo la Champions".

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