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Milan, Beretta: “Cerchiamo di creare i nuovi Cutrone e Donnarumma”

Mario Beretta, responsabile del settore giovanile del Milan (GETTY Images)

Il responsabile del settore giovanile del Milan Mario Beretta ha rilasciato una lunga intervista a 'La Gazzetta dello Sport': ecco le sue parole

Alessio Roccio

Da luglio è il nuovo responsabile del settore giovanile del Milan al posto di Filippo Galli. L'ex allenatore Mario Beretta, ai microfoni de 'La Gazzetta dello Sport', ha fatto il punto su quanto realizzato in questa prima fase dell'annata. "Sono moderatamente soddisfatto - dice Beretta - non è facile in pochi mesi dare un'impronta vera, ma sono contento che le mie idee coincidano con quelle della proprietà. E' stata intrapresa la strada che voglio".

Sull'obbiettivo: "Il focus è sull'individuo, perché è il singolo che poi arriva al traguardo. Si lavora sulle qualità individuali, tecnica e tattica, ma anche sulla mentalità da Milan e il rispetto per il club. Senso di appartenenza, educazione e spirito di sacrificio. Questo devono imparare i ragazzi. L'obiettivo è quello di dare alla prima squadra almeno un giocatore all'anno. Vogliamo creare i nuovi Cutrone e Donnarumma".

Qualche nome per il futuro: "I nomi non ve li dirò mai (ride ndr), ma vi posso dire che per il prossimo anno per 2-3 elementi della Primavera potrebbero esserci buone notizie. In generale ritengo la qualità del nostro vivaio medio-alta, anche se poi l'aspetto caratteriale ed educativo gioca un aspetto fondamentale".

Con Leonardo, Maldini e Gattuso: "Li sento vicini, abbiamo un rapporto molto stretto. Soprattutto con Rino, che è particolarmente dentro la vita del settore giovanile. Per noi rappresenta un punto di riferimento per il senso di appartenenza. Ha voluto incontrare tutti i tecnici, dando loro consigli preziosi. Non è da tutti ve lo assicuro. Ci confrontiamo due volte a settimana sul campo".

Sulle difficoltà della Primavera: "E' un gruppo molto giovane e dovevamo fare anche la seconda squadra. Il cambio di proprietà ha fatto saltare tutti. Ma ci salveremo".

L'eredità di Filippo Galli: "Ognuno ha la propria interpretazione del ruolo. Non è un peso saper di dover "produrre" nuovi giocatori. E' la mia missione, la pressione non la sento".

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