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Gravina: “Tavecchio e il Consiglio Federale devono dimettersi”

Carlo Tavecchio (credits: pianetamilan.it)

Il numero uno della Lega Pro, Gravina, abbandona Tavecchio perchè le società lo chiedono e annuncia di averlo già comunicato al Presidente.

Stefano Bressi

Dopo il disastro della Nazionale, che non parteciperà al Mondiale in Russia del 2018, il primo ad aver pagato è stato Giampiero Ventura, esonerato. Non si è dimesso l'ex commissario tecnico, così come non si vuole dimettere Carlo Tavecchio, numero uno della FIGC. Finora ha potuto contare sull'appoggio di Gabriele Gravina, numero uno della Lega Pro, che però come dichiara alla "Gazzetta dello Sport" ha deciso di abbandonare Tavecchio.

Ecco le sue parole: "Non ce l'ho con lui, non è neanche il primo responsabile, ma il calcio italiano ha bisogno di una svolta, dobbiamo assumerci tutti le responsabilità. Per un atto di generosità dobbiamo fare tutti un passo indietro. In consiglieri della Lega Pro con cui mi sono confrontato vogliono le dimissioni dell'attuale Consiglio Federale. E onestamente lo fa anche la stragrande maggioranza delle nostre società. A partire dai rappresentanti di tutte le componenti del consiglio, fino al Presidente, che però non reputo il responsabile. Sul piano umano ho profondo rispetto per lui e ieri sera gli ho telefonato per comunicargli la decisione presa. I vuoti di potere, comunque, continuano a preoccuparmi. Da presidente, però, non posso ignorare la posizione del mio Consiglio direttivo. Io pensavo che la questione dirimente non fosse con o senza Tavecchio, ma le risposte da dare a chi giustamente ci chiedeva azioni incisive. Il calcio ha bisogno di una rivoluzione culturale. Ma se la richiesta è di azzerare questo Consiglio federale, è mio dovere ascoltarla. Non mi avvicino a Tommasi, lui si è alzato e se n'è andato. Io ho ascoltato Tavecchio e ho contribuito con proposte a impostare la piattaforma programmatica per il rilancio del calcio italiano. Tavecchio domani dovrebbe dimettersi e accompagnare la Federazione alle elezioni tra due o tre mesi. Nel frattempo sarebbe lui, da presidente dimissionario, a gettare le basi del rinnovamento approvando le proposte a cui abbiamo lavorato. Se volesse ricandidarsi, ne avrebbe tutto il diritto. Ha ancora la sua maggioranza, a meno che Sibilia non lo sostenga più a causa del quadro politico mutato. Siamo tutti responsabili. Ulivieri, per esempio... Il calcio italiano ha bisogno di un intervento legislativo forte. Il nostro mondo è regolato da una legge di 36 anni fa. Non è tollerabile. Le nostre proposte sono tante. Bisogna sicuramente reinserire il semiprofessionismo, che risolverebbe di colpo il problema del numero delle squadre professionistiche. Poi bisogna dare alla Covisoc poteri di intervento immediato. I tempi per verificare se i club possono davvero iscriversi sono troppo lunghi. Introduciamo i principi di rating. Dobbaimo trasformare i Centri federali in Academy, così non servono a niente. Facciamo in modo di garantire alle società un risparmio fiscale e imporre che parte di quelle risorse siano destinate ai settori giovanili e allo sviluppo delle infrastrutture. Siamo stati i primi a proporre le seconde squadre, facciamolo. Ma senza stranieri e Under 23, altimenti non hanno senso. Ora sono concentrato sul Consiglio di domani e il 30 novembre, dopo aver approvato bilancio e statuto, rimetterò il mio mandato nelle mani dell'assemblea di Lega Pro e aspetterò che faccia le sue valutazioni. Più del Presidente mi interessa stabilire la piattaforma dei provvedimenti da prendere, intorno alla quale mi auguro si costruisca un'unica candidatura".

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