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Costacurta: “Berlusconi ci sembrò pazzo, poi cominciò a prendere campioni. Declino? Dal 2012”

Alessandro Costacurta, ex difensore del Milan (credits: GETTY Images)

Alessandro 'Billy' Costacurta ha vissuto l'intera epopea del Milan berlusconiano: nelle parole dell'ex difensore rossonero un ritratto di Silvio Berlusconi

Daniele Triolo

"Eccezion fatta per una breve parentesi nel Monza, Alessandro 'Billy' Costacurta, oggi apprezzato commentatore sportivo, ha legato la sua intera carriera calcistica ai colori del Milan. In particolare, al Milan di Silvio Berlusconi. Ecco perché, all'indomani della notizia ufficiale della cessione del club ai cinesi, l'ex difensore milanista ha voluto parlare, alle pagine di 'Repubblica', dei suoi trascorsi rossoneri, fornendo un suo personale ricordo di Berlusconi e dei suoi 31 anni di presidenza.

"“All'inizio ci sembrò proprio pazzo, un po' fuori di testa – ha ricordato Costacurta -: l’elicottero, la Cavalcata delle Valchirie, le divise bellissime, le scarpe tutti uguali. Non erano cose abituali all’epoca. Queste variabili ci stupivano. La sicurezza che in pochi anni saremmo arrivati sul tetto del mondo non era facile da metabolizzare. Sembrava un obiettivo molto complicato. Poi capimmo che faceva sul serio quando ha cominciato a comprare calciatori forti. In particolare, Ruud Gullit, che all'epoca era uno dei campioni più cari del mondo”.

"Costacurta ha spiegato di annoverare, tra i ricordi più belli, l'esordo dei 90mila tifosi del Milan a Barcellona per la finale di Coppa Campioni del 1989, poi vinta per 4-0 contro la Steaua Bucarest, e, tra le partite più importanti da ricordare, la semifinale di andata della stessa edizione del torneo, l'1-1 di Madrid in casa del Real. “Eravamo praticamente tutti esordienti a un livello internazionale così alto. Solo Van Basten aveva vinto già una Coppa Coppe con l’Ajax. Comandammo il gioco in una gara splendida – il ricordo di Billy -. Negli spogliatoi ci guardammo negli occhi realizzando che avevamo messo in pratica tutti gli insegnamenti di Sacchi dei mesi precedenti. Non a caso, da quella serata uscimmo con maggiore convinzione e al ritorno travolgemmo 5-0 il Real”.

"Tornando a Berlusconi, Costacurta si è quindi soffermato sulle qualità morali ed umane del Cavaliere, rivelando qualche aneddoto nei trascorsi a Milanello: “Raccontava barzellette e faceva battute. Ma questo non era l’aspetto più rilevante. La sua abilità nei confronti di noi calciatori era un’altra: vedeva sempre il bicchiere mezzo pieno. Guardava l’aspetto positivo delle cose elencandoci i numeri delle nostre prestazioni. Ad esempio, a noi difensori faceva i complimenti ricordando quante volte avevamo lasciato in fuorigioco gli avversari. E non sottolineava mai i nostri errori”.

"Un Berlusconi, dunque, attento a tutti i componenti della squadra, non soltanto al gioco offensivo. “Non poteva dire a Paolo Maldini, Franco Baresi o Filippo Galli come muoversi in campo. Allora usava numeri e dati individuali per aumentare la nostra fiducia. Era importante in una squadra formata in gran parte da giovani emergenti. Questo atteggiamento ha accompagnato la crescita della squadra di Arrigo Sacchi”, ha spiegato Costacurta, che non ha mancato di sottolineare come Berlusconi avesse però anche le sue 'fisse'. “Secondo lui, noi avremmo dovuto tenere il controllo della palla sempre negli ultimi minuti. Il tempo variava ogni volta: potevano essere gli ultimi sette, otto o dieci. Ma il concetto era lo stesso ripetuto per 25 anni: non dovevamo far toccare palla agli avversari nel finale. È ovvio che fosse impossibile. Forse l’appello è diventato ancora più intenso con la gestione Fabio Capello quando vincevamo sempre 1-0”.

"Infine, il declino, fino all'inevitabile cessione del Milan. “Tutto ha avuto inizio con la cessione di Thiago Silva e Zlatan Ibrahimovic al Psg nel 2012 – ha concluso Costacurta -. Fino a quel momento era riuscito a mascherare le difficoltà. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso e chiarì che c’erano club più forti”.

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