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Milan, Rivera: “Due retroscena su Nereo Rocco e Nils Liedholm”

Giacomo Giuffrida

MILAN NEWS - I ricordi di Gianni Rivera, leggendario calciatore del Milan negli anni '60 e '70. Ecco due retroscena sugli allenatori Nereo Rocco e Liedholm

NEWS MILAN - Gianni Rivera ha scritto la storia del Milan e del calcio mondiale tra gli anni '60 e '70. In rossonero ha collezionato 164 gol in 658 partite, e vinto numerosi trofei tra cui due Coppe dei Campioni. Nel 1969 è stato anche insignito del Pallone d'Oro, fu il primo italiano a ricevere l'ambito premio.

Il settimanale spagnolo 'Libero', al quale il 'Golden Boy' ha rilasciato l'intervista, ha tracciato un profilo di Rivera usando queste parole: "Durante le 19 stagioni in cui ha giocato per il Milan, non ha fatto altro che insegnare calcio. Era leggero, era leader, era angelo. Era carisma, seduzione, bellezza e altruismo. Tempo, visione di gioco e calma in un mondo, quello del calcio, che ancora non camminava rapidamente". Giusto per spiegare, in poche parole, cos'è stato Rivera per il calcio.

Rivera su Nereo Rocco: "Era un tecnico ideale. Un esempio nella cultura del dialogo, della psicologia, ma non quella del terapeuta classico ma quella dell'esperto nel mondo del calcio. Più territoriale e adattato alle circostanze. Voleva sempre che noi dessimo il massimo. Un grande gestore di spogliatoi, attento a risolvere i problemi tra i giocatori".

Su Nils Liedholm e l'invenzione della 'marcatura a zona': "Non è che l'ha inventata... Lui ha sempre cercato di bilanciare la squadra. In realtà a quel tempo solo il Brasile giocava nella 'zona'. Fu un falso 4-2-4 perché Zagallo era un centrocampista e non un quarto in avanti. Ma Liedholm era anche un grande insegnante. Un po 'più freddo di Rocco, ma anche molto ossessionato dalla psicologia e dall'umore del giocatore".

Una confessione anche sul Pallone d'Oro vinto nel 1969: "Quell'anno il migliore è stato Pelé. Non ci sono dubbi. Il problema è che solo gli europei potevano vincerlo". Una volta di più, Rivera, con queste parole si dimostra campione di modestia.

Infine ha raccontato anche la rivalità con Sandro Mazzola: "Eravamo giocatori con caratteristiche diverse, ma abbiamo avuto una relazione fantastica. Solo con l'Italia fu creata una rivalità, una specie di stupido dualismo. O lui o me. È stato assurdo, un discorso politico-sportivo. Nella Coppa del Mondo in Messico '70 (l'Italia ha perso nella finale contro il Brasile per 4-1) ha sempre giocato il primo tempo e io il secondo. Non ho giocato quasi nulla nell'ultima partita contro Pelé. Mi dava fastidio perché mi sarebbe piaciuto essere più presente".

Nel corso della sua lunga intervista, il grande Gianni Rivera ha parlato anche di Zlatan Ibrahimovic >>>

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