La stagione di Paulo Fonseca è un vero e proprio romanzo sportivo. Dopo l'esonero dal Milan a dicembre, il tecnico portoghese ha trovato nuova linfa sulla panchina del Lione nel corso dell'inverno, chiamato a sostituire Pierre Sage. Tuttavia, le luci della ribalta francese si sono accese su di lui per un motivo ben diverso dalle dinamiche di campo: una squalifica di nove mesi inflittagli per una presunta "aggressione" con un testa a testa all'arbitro Benoît Millot durante la burrascosa sfida tra OL e Brest.


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Fonseca: “Dal cielo vedo meglio, ma quanto mi manca parlare con i ragazzi!”
Fonseca si confessa: "Difficile non parlare con la squadra, ma il mio staff è fantastico"
—Costretto all'esilio forzato in tribuna al Groupama Stadium, Fonseca vive le partite del suo Lione da spettatore d'eccezione, privato del diritto di comunicare direttamente con i suoi giocatori e di accedere allo spogliatoio. Un isolamento che solleva spontanea la domanda: come fa il tecnico portoghese a trasmettere le sue indicazioni alla squadra?
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Presente in conferenza stampa alla vigilia del match di campionato contro il Lens, l'ex guida rossonera ha svelato il suo inedito metodo di lavoro, non nascondendo un pizzico di malinconia: "Penso che Jorge (Maciel, il suo vice, ndr) e tutti gli altri assistenti abbiano fatto un lavoro magnifico fino ad ora. Per me è diverso, perché guardo la partita con un altro punto di vista. È più positivo vedere la partita dalla tribuna, ma è difficile essere lontano e non poter parlare con i giocatori".
Nonostante la distanza forzata dal campo, Fonseca ha sottolineato come la sua squadra abbia saputo adattarsi alla situazione: "La squadra è abituata e il processo è ben rodato. Vedo molto bene la partita, ma non ho la possibilità di parlare con i giocatori. Ho il mio analista con me, che comunica con Jorge e Paulo Ferreira. In campo, la nostra visione è totalmente diversa. Nel rugby o nel football americano, l’allenatore è in tribuna per avere una visione migliore della partita. Non so se in futuro sarà così anche nel calcio, potrebbe essere una possibilità, perché si guarda la partita con una visione più ampia".
Quanto all'operatività delle decisioni tattiche e dei cambi, Fonseca ha chiarito come la sua influenza rimanga intatta, seppur mediata: "Sono le stesse. Il mio analista, che è con me, comunica rapidamente con Jorge Maciel e Paulo Ferreira".
Un "esilio" in tribuna che, se da un lato offre una prospettiva inedita e potenzialmente più lucida sulla partita, dall'altro priva Fonseca del contatto diretto con i suoi giocatori, un elemento fondamentale nel calcio. Il Lione, guidato a distanza dal suo squalificato condottiero, ha trovato un modo alternativo per recepire le sue indicazioni, trasformando una difficoltà in un processo "ben rodato". Resta da vedere se questa insolita modalità di gestione porterà i frutti sperati sul campo.
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