Presente in conferenza stampa alla vigilia del match di campionato contro il Lens, l'ex guida rossonera ha svelato il suo inedito metodo di lavoro, non nascondendo un pizzico di malinconia: "Penso che Jorge (Maciel, il suo vice, ndr) e tutti gli altri assistenti abbiano fatto un lavoro magnifico fino ad ora. Per me è diverso, perché guardo la partita con un altro punto di vista. È più positivo vedere la partita dalla tribuna, ma è difficile essere lontano e non poter parlare con i giocatori".
Nonostante la distanza forzata dal campo, Fonseca ha sottolineato come la sua squadra abbia saputo adattarsi alla situazione: "La squadra è abituata e il processo è ben rodato. Vedo molto bene la partita, ma non ho la possibilità di parlare con i giocatori. Ho il mio analista con me, che comunica con Jorge e Paulo Ferreira. In campo, la nostra visione è totalmente diversa. Nel rugby o nel football americano, l’allenatore è in tribuna per avere una visione migliore della partita. Non so se in futuro sarà così anche nel calcio, potrebbe essere una possibilità, perché si guarda la partita con una visione più ampia".
Quanto all'operatività delle decisioni tattiche e dei cambi, Fonseca ha chiarito come la sua influenza rimanga intatta, seppur mediata: "Sono le stesse. Il mio analista, che è con me, comunica rapidamente con Jorge Maciel e Paulo Ferreira".
Un "esilio" in tribuna che, se da un lato offre una prospettiva inedita e potenzialmente più lucida sulla partita, dall'altro priva Fonseca del contatto diretto con i suoi giocatori, un elemento fondamentale nel calcio. Il Lione, guidato a distanza dal suo squalificato condottiero, ha trovato un modo alternativo per recepire le sue indicazioni, trasformando una difficoltà in un processo "ben rodato". Resta da vedere se questa insolita modalità di gestione porterà i frutti sperati sul campo.
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