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Galliani: “Maldini è il Milan. Van Basten il migliore”

Stefano Bressi

Adriano Galliani, amministratore delegato del Monza ed ex del Milan, racconta degli aneddoti al Festival dello Sport di Trento: tutto LIVE

Adriano Galliani, oggi amministratore delegato del Monza ed ex AD del Milan, ha parlato al Festival dello Sport di Trento, organizzato da 'La Gazzetta dello Sport'. Ecco le sue dichiarazioni e una racconta di aneddoti sui cosiddetti 'giorni del Condor', che hanno scandito i finali di calciomercato di molti anni. Ecco le parole di Galliani!

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- 22 set

Termina qui l'incontro con Galliani.

- 22 set

Su Milan-Monza: "Il Duomo di Milano non è il mio, per quello di Monza ci vuole troppo. Il mio affetto per il Milan è immutato, esulto un po' troppo perché faccio ancora il pazzo. Starò nel posto in cui sono sempre stato della tribuna autorità del Milan perché non mi sposto. Non esulterò, sono tifoso di entrambe. Ero tifoso del Monza da bambino, trent'anni non si dimenticano. Agli amici mando sempre tre cuoricini: bianco, rosso e nero. Domenica ero stato abbracciato molto a San Siro perché aveva perso la Juventus con noi e aveva perso l'Inter prima che perdessimo anche noi. Dico noi ancora... Per me non meritavamo di perdere. Io vivo il calcio così, dopo la Supercoppa del 2011, dopo aver vinto con l'Inter, leggo la Gazzetta e vedo che i tifosi erano pari allo stadio. In realtà avevamo due terzi noi. Chiamo Garlando e mi metto a urlare. Vivo così il calcio".

- 22 set

Su Gytkjaer: "Passerà alla storia come giocatore più importante dei 110 anni di Monza... Ha fatto cinque gol nelle quattro partite dei playoff e ha fatto il gol della prima vittoria. Lo abbiamo preso nel 2020 quando siamo andati in B, era capocannoniere nel campionato polacco. Il primo anno non ha fatto niente in Serie B con noi, ma era una persona meravigliosa. Lo abbiamo aspettato. Lo scorso anno ha fatto gol nel finale. È un centravanti e fa gol. Ha avuto la buona sorte di segnare nei momenti che contano".

- 22 set

Su Icardi al Monza: "Mai cercato veramente. Devo dire che era Berlusconi che mi spingeva molto, ma per Dybala... Lo volevamo. Il procuratore è venuto a casa mia, ma il giocatore è voluto andare in squadre maggiori. Tra le stelle quello seguito è lui. Io parlo sempre prima coi procuratori. Ma il giocatore non ha mai dato apertura".

- 22 set

Se Berlusconi era condizionato per la mancata cessione di Pato: "Mai detto e non si permetta di farmi questa domanda..."

- 22 set

Su Inzaghi e Van Basten: "Adoro Pippo, ma Van Basten e Pippo è un po' diverso. Io Inzaghi lo prendo in giro... È l'unico giocatore al mondo che a un metro dalla porta ha tirato di piede e ha segnato di testa. Non aveva il talento per fare ciò che ha fatto, l'ha fatto perché è maniacale. Sa tutti i movimenti dei difensori. È il contrario di Ronaldinho ecc. Con studio, applicazione ecc ha fatto tutto. Dal limite non arriva in porta, penso abbia fatto un solo gol da fuori. È anomalo, ma è troppo forte mentalmente. Ha più merito lui. Non aveva il talento dei grandissimi, non aveva il talento di Van Basten, ma sono loro i due che si ricordano di più come centravanti i tifosi del Milan".

- 22 set

Su Dugarry e Zidane: "Noi avevamo Savicevic, avevamo bisogno di un centravanti ed era titolare della nazionale francese. Sembrava un fenomeno. Ma non è che non sapevamo nulla di Zidane... Nel 2001 Berlusconi era Presidente del Consiglio, io ero a Milano per Bayern Monaco-Valencia ed ero con Perez. Offre 110 miliardi per Shevchenko e mi dice che se non lo vendevamo prendevano Zidane alla Juventus... Chiamo il Presidente e dice che non se ne parlava. Allora non vendiamo Shevchenko e Zidane va al Real Madrid. Un altro giocatore che sembrava un fenomeno era Ba, c'era Parigi tappezzata. Avevo preso Figo, che poi non mantiene la parola e firma col Barcellona, allora noi prendiamo Ba. Un dirigente sa cosa ha fatto un giocatore, ma non cosa farà".

- 22 set

Su Ronaldinho: "Lo picchierei. Di una classe infinita. Immenso, come Ronaldo. Gli unici due per cui andavo a Milanello e mi divertivo. Era troppo gaudente purtroppo. Fosse stato meno appassionato di musica, donne e birra, poteva giocare fino a 60 anni. La classe pura di Ronaldinho è unica. Se i brasiliani fossero applicati come gli europei avrebbero vinto tutti i Mondiali, invece solo cinque. Ma anche Rivaldo... Giocatori immensi, tutti un po' vitaioli..."

- 22 set

Sui Palloni d'Oro del Milan: "Abbiamo avuto la buona sorte di averne otto. Secondo me però Van Basten è stato il più grande. Però tra i 10 su Baggio voglio raccontare una cosa. Aveva firmato con noi nel 90, poi arriva nel 95. È un rimpianto forte che ho. Mi sarebbe piaciuto. Poi era comunque un campionissimo, vinciamo lo Scudetto nel 96, ma mi dispiace aver perso cinque anni di lui. Gullit secondo me era una seconda punta più che un dieci. Poi gli allenatori hanno ucciso il 10 e sono diventati la seconda punta".

- 22 set

L'ultima telefonata di Ancelotti: "Uno spettacolo. Lo chiamo alle sei di domenica, avrebbe giocato alle 9 con l'Atletico. Gli chiedo se fosse preoccupato e mi risponde di no, perché era preoccupato solo per il Monza, non per il suo derby. Trasmette serenità a tutti. Non a caso è l'allenatore che ha vinto più di tutti. Ha vinto da giocatore, da allenatore, tante volte la Champions, ha vinto tutti i campionati... Qualcosa di impossibile. Ha mantenuto l'umiltà e il buon senso da contadino emiliano che era da ragazzo".

- 22 set

Su Ancelotti: "Noi, quando il dottor Monti che era un grande medico, vide la radiografia del ginocchio di Carlo, disse che non poteva essere un calciatore e che sembrava un anziano. In campo era straordinario, ma per scendere dalla macchina in inverno faceva fatica. Sacchi ci disse che il ginocchio si può curare, ma la testa no. Ha insistito per prenderlo. La Roma l'ha ceduto perché pensava non ce la facesse. Si è dimostrato un giocatore e una persona meravigliosa, vincendo tutto. Rimane un grande rapporto. Poi sta due anni alla Juventus, arrivando secondo, ma veniva considerato un perdente. Lo consolavo dicendo che era l'effetto del Giubileo, visto che vincevano Roma e Lazio, a differenza del solito. Abbiamo parlato con Ancelotti il sabato prima di Torino-Milan e mi dice che avrebbe firmato col Parma lunedì mattina. Perdiamo a Torino, con Inzaghi che sbaglia il rigore. Infatti a Manchester avevo paura sbagliasse Sheva anche perché dietro c'era Inzaghi... Decidiamo di cambiare, convinciamo Ancelotti a firmare con noi invece che col Parma, andiamo a casa sua e faccio colazione con parmigiano e culatello per la prima volta in vita mia. Viene da noi, fa otto anni da noi. Il 1 luglio 2008 eravamo primi nel ranking europeo e con Kakà Pallone d'Oro, ultimo a vincerlo in Italia. E Ancelotti ci disse subito che Kakà era un fenomeno. E ad Ancona diventa subito titolare. Rui Costa era fortissimo e dopo 15 giorni mi chiama e mi dice che doveva andare via perché ha visto che Kakà era meglio di lui".

- 22 set

Su Baresi, se ci sono state richieste indecenti: "Farina ha fatto tante cose che non andavano bene al Milan, ma da uomo di sport l'ha fatto in ambiti non sportivi. Poteva vendere Baresi e Maldini, già richiesti quando siamo arrivati, ma non l'ha mai fatto. Due lombardi cresciuti e rimasti da noi. Franco vince lo Scudetto della stella, resta in Serie B e non ha mai voluto andar via. Una cosa del genere non può più succedere. Una maglia diventata seconda pelle. Uno straniero non ha differenza a giocare nel Milan o nell'Inter... Noi avevamo una difesa lombarda più il Tasso, lombardo, ma arrivato a 20 anni. Discutevi sulle lire, ma non pensavi andassero via a zero".

- 22 set

Sui colpi di Maldini, se è il nuovo condor: "Glielo lascio volentieri. Io non voglio più farlo. Non so chi mi ha dato il soprannome, forse è stato Nesta o Leonardo... Il condor è un uccello rapace che vive nelle Ande, ha un'apertura alare di tre metri. Quando vede una preda non muove le ali, plana in silenzio e prende la preda. Per quanto mi riguarda, condor nasce dal fatto che colpivo nell'ultimo giorno di mercato. Nell'estate 2021 l'ultimo contratto depositato è stato Marrone, alle 20:00:13, con me che ho fatto casino perché non volevano accettarlo. Non ha fatto gol tutto l'anno, ma l'ha fatto nei tempi supplementari di Pisa... Quest'anno sono sempre stato l'ultimo a depositare il contratto perché abbiamo finito la trattativa con Cairo per Izzo tardi, depositato alle 19:58, ecco perché condor".

- 22 set

Perché Maldini non è entrato nel Milan con lui: "Il Milan con me aveva due figure, me e il Presidente. Gli ho offerto tutte le posizioni che non erano la mia. Non ha accettato e allora gli ho detto che non riuscivo a dargli il mio posto. Gli ho offerto tanti ruoli. Ha detto no. Forse è stato meglio che non siano successe per lui. A volte nella vita c'è un momento giusto in cui arrivare e andare via. È successo. Sta dimostrando di essere un grandissimo dirigente come un grandissimo giocatore. Sono felice, ci abbracciamo ogni partita, compresa l'ultima. È andata così, niente di male".

- 22 set

Su Maldini: "Lui è il Milan, perché suo papà era il Milan. Voglio raccontare una storia romantica. Pensare che il papà nel 1963 a Wembley alza la Coppa dei Campioni e nel 2003, quarant'anni dopo, a Manchester, sempre in Inghilterra, la alza Paolo sempre da capitano, non è mai successo. All'inizio era il figlio di Cesare, poi Cesare è diventato il papà di Paolo invece. Quando siamo arrivati Paolo era in scadenza, come poi ricapitato e lo assisteva il papà. Veniva e chiedeva dei soldi, poi a volte non eravamo d'accordo. Però quando usciva mi diceva di stare tranquillo perché non l'avrebbe mai portato via. Ha preso la moralità dal papà. Maldini è il Milan, la saga dura da quando sono nato. Abbiamo ritirato la 3 e la 6, ma speriamo che la 3 venga indossata da un altro Maldini".

- 22 set

Su Tassotti: "Voglio troppo bene a Sacchi, quindi non dico che considerava Tassotti e Maldini inferiori a quelli che si era portato. Quando nel 94 è andato ai Mondiali ha convocato Mussi e mi ha detto che alla fine era arrivato in Nazionale, come mi aveva detto. Abbiamo preso solo due gol in casa in Champions quegli anni. Lo prendevamo sempre a sinistra, mai dal suo lato. Saltarlo era impossibile, ma se lo saltavi ti metteva comunque in difficoltà".

- 22 set

Su Buffon: "La colpa o il merito è della mamma. All'epoca il Parma era una grande, noi lo volevamo, ma la mamma voleva a casa il bambino ed è andato al Parma... Poteva fare la carriera di Gigio, forse anche di più. Ci siamo andati vicino. Noi avevamo osservatore Lorenzo Buffon, parente di Gigi. Un altro portiere, che non è mai comparso sui giornali, è Lloris. L'avevo preso, firmato il contratto. L'ho tenuto fermo perché Abbiati doveva andare al Palermo, ma il lunedì arriva Abbiati e dice che non voleva andare. Salta tutto".

- 22 set

Su Donnarumma: "Con lui ultimo trofeo. Supercoppa con la Juventus, penultimo rigore con parata incredibile di Donnarumma su Dybala e poi un ragazzino che non aveva mai tirato, calcia una sassata all'incrocio e vinciamo. Il merito è di Bianchessi, nostro dirigente del settore giovanile. Ci dice che è fortissimo, ma aveva già firmato con l'Inter, aveva già fatto provini e tutto, ma faccio un putiferio e lo portiamo da noi. Fino a 14 anni giocano solo quelli della regione, a 14 anni lo portiamo, a 16 fa l'esordio in Serie A e agli Europei è stato considerato il miglior giocatore, non miglior portiere".

- 22 set

Su Dida: "Dida portiere meraviglioso, più forte del mondo fino ai petardi. Me l'hanno detto i medici. Poi ha fatto ancora bene, ma non fu più il primo al mondo. I petardi tra spalla e collo gli hanno fatto male, ma Dida è sempre presente e ancora adesso vado a vedere i rigori 2003. Le sue tre parate. Noi facemmo una festa per quella Champions e al tavolo sono con uno psichiatra famoso. Gli dico che continuo a rivedere l'ultimo rigore di Sheva e ho paura che lo sbagli. Mi ha detto che sono irrecuperabile. Un'altra cosa che mi faceva paura era la parata di Zoff sulla linea col Brasile".

- 22 set

Su Seba Rossi: "Un fenomeno paranormale. Il più forte psicologicamente. Prendevo ogni anno un portiere per sostituirlo, poi lo uccideva pian piano psicologicamente e tornava in porto".

- 22 set

Su Giovanni Galli: "Gallia arriva nell'86 appena comprato il Milan, avevamo il Barone come allenatore. In porta c'era Terraneo, mio amico d'infanzia. La prima cosa che ci dice Liedholm era di cambiare portiere. Galli era in Nazionale, grande portiere, forse quello che ha lavorato meno al mondo con la difesa che aveva davanti. Spesso era senza voto. Portiere bravissimo, fortissimo, ma con la fortuna di avere una difesa che non faceva subire un tiro. Però quando arrivava si dimostrava forte. I portieri si esaltano se vengono bombardati, difficile con un solo tiro".

- 22 set

Se avesse cambiato Allegri se il Milan avesse giocato così male: "No, gli voglio troppo bene. Non scherziamo, bisogna considerare la storia di ognuno. Ha vinco Scudetto e Supercoppa al primo anno. Nei quattro autunni si è qualificato sempre agli ottavi. Poi alla Juventus ripete sempre questo. Cinque volte Scudetto e sempre agli ottavi. Il passato conta molto, se la Juventus non va bene ora forse sarà anche colpa sua, ma non credo tutta sua. Poi ho delle mie teorie, lo sport è ciclico. Se vinci tanto per un momento non vinci più. Succede sempre e non dipende da chi gestisce. Come nella vita. Successo al Real Madrid, non ha vinto dal 66 al 98, successo al Barcellona, succede al Manchester United, successo a Milan e Inter, è la ruota che gira, senza colpe".

- 22 set

Su Palladino: "La storia nasce nel 2018/19 quando eravamo ancora in C, lui è svincolato e lo porto a Monza, lego con lui perché è intelligente. Poi stava per esordire, ma si fa male e non gioca mai. Lo tengo, nel 2019 gli affidiamo l'Under 15 e fa bene. Poi lo portiamo in Primavera e sfiora la promozione. Buon giudizio. Riparte quest'anno e fa bene. Io a Stroppa sono legato, è un ragazzo a cui voglio bene cresciuto nel Milan, ma c'è una logica del calcio ineluttabile. Abbiamo fatto un solo punto, giocando male e col Lecce abbiamo fatto poco. Berlusconi mi ha chiesto cosa pensassi e gli ho detto che senza risultati bisogna cambiare, succede ovunque per quanto contestabile. Lui mi chiede chi e perché, io dico Palladino perché intelligente e capace. Così gli capita di vincere subito con la Juventus, destino".

- 22 set

Se dopo il gol del vantaggio con la Juventus si è chiuso nel Duomo di Monza: "Sì, sempre per ricordo della mia mamma. Lì ho fatto tutto. Ho parlato con l'Arciprete e uno dei ragazzi di fianco mi ha detto che era finita e avevamo vinto. La cosa più incredibile è che ci vogliono sei minuti circa. Sono arrivato al 38' circa quindi. Davanti a me c'era una signora anziana che pregava e mi dice che avessimo vinto con la Juventus, io le dico che non era ancora finita. Ma non capisco come facesse a saperlo".

- 22 set

Sulla mamma che l'ha indirizzato al Monza: "In quelle lacrime c'è la mia storia, che mi portava a vedere il Monza a cinque anni e tifosissima, nipote di un Presidente del Monza degli anni '30. Mi viene da piangere di nuovo. L'ho persa a quindici anni. Io mi ricordo la prima promozione del Monza in Serie B a sette anni. Una storia d'amore infinita. L'ultimo atto d'amore l'ho fatto pochi giorni fa. Sono ancora al Senato della Repubblica e non ho voluto ritornare per non essere assenteista. Voglio occuparmi del Monza 24 ore al giorno, è la mia grande passione. Ho riempito gli spogliatoi di una mia frase firmata. Forse banale, ma dice che abbiamo impiegato 110 anni per arrivare in Serie A e che non possiamo impiegare 12 mesi per tornare in Serie B. Il Milan mi è rimasto nel cuore, tantissimo".

- 22 set

Sul suo Monza: "Quando sono andato al Milan avevo fatto 10 anni al Monza come dirigente, Berlusconi ha pensato fossero sufficienti. Gli ho chiesto però di poter continuare a seguire il Monza in casa e in trasferta. Mi ha detto che andava bene. Poi il Milan è sempre nel mio cuore, ma io dico che sono stato trent'anni in prestito lì per poi tornare al Monza, che pochi anni fa era in Serie D... L'abbiamo preso e portato in Serie A e dopo un avvio difficile vinciamo con la Juventus, la lacrimuccia è ovvia".