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Inzaghi torna in Serie A: la sua esperienza al Milan

Stefano Bressi

È quasi fatta per il ritorno di Pippo Inzaghi sulla panchina di una squadra di Serie A: il Bologna è a un passo. Ripercorriamo la sua esperienza milanista.

LA SCELTA

Il Milan e Filippo Inzaghi. Anche le storie d'amore più belle a volte finiscono. E così, dopo 11 anni con il numero 9 rossonero sulle spalle, Pippo lascia il Diavolo e anche il calcio. Il Milan, però, non vuole lasciarlo andare del tutto e lo sceglie come allenatore della Primavera. È la stagione 2012/13, la prima senza Inzaghi in campo. Pippo, che con Massimiliano Allegri aveva già avuto qualche piccolo diverbio, sembra mettere pressione all'allenatore livornese, che non riesce a ottenere risultati. Il primo anno Max si salva con un girone di ritorno da record. A gennaio del secondo anno Allegri viene esonerato, ma al suo posto Silvio Berlusconi chiama Clarence Seedorf, che ancora giocava in Brasile. A fine stagione, però, l'olandese viene subito esonerato. Pippo nel frattempo ha vinto il Torneo di Viareggio con la Primavera e ha conquistato il Presidente, che gli affida la prima squadra.

L'INIZIO

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L'inizio di stagione, come spesso è capitato al Milan degli ultimi anni, è stato molto positivo. Alle prime due giornate i rossoneri battono Lazio e Parma (qualificato l'anno prima per l'Europa League) con due grandissime prestazioni. Si mettono subito in luce i nuovi acquisti come Diego Lopez, Alex e Jeremy Menez. Anche Keisuke Honda, arrivato a gennaio della stagione precedente senza mai ambientarsi del tutto, brilla come mai aveva fatto prima. I risultati positivi si susseguono e il Diavolo inizia a sognare davvero in grande.

FENOMENEZ

Inzaghi si era presentato dicendo di non avere la bacchetta magica, ma quel Milan (uno con la rosa meno qualitativa degli ultimi anni) prima di Natale si trova a un passo dalla zona Champions League. Inzaghi viene consacrato come vero e proprio mago, capace di tirare fuori dal cilindro il coniglio Menez. È il francese l'arma in più: reinventato centravanti, il giocatore arrivato a parametro zero diventa capocannoniere della squadra e fino a dicembre era anche tra i migliori due marcatori di tutto il campionato. Il Milan di Inzaghi si affida costantemente alla sua genialità da falso nueve.

NATALE DA SOGNO

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Come detto, il Milan del 2014 chiude l'anno a pochi punti dalla zona Champions League. A rendere possibile tutto ciò sono stati gli ultimi due risultati dell'anno, totalmente a sorpresa. In due settimane il Diavolo ha battuto 2-0 il Napoli a San Siro (ultima vittoria contro i partenopei in casa), e fermato sullo 0-0 la Roma all'Olimpico. Due risultati che proiettavano il Milan verso grandi traguardi, visto che le difficoltà maggiori sembravano ormai superate il girone d'andata era stato di buon livello. Inoltre dal mercato sarebbe arrivato Mattia Destro al posto di uno spento Fernando Torres. Eppure...

IL CROLLO

Eppure la stagione del Milan, improvvisamente, prende una piega più che negativa. Tutto parte, ancora una volta, da una sconfitta contro il Sassuolo a San Siro. Da quel momento i rossoneri non si riprendono più. La Champions League, che sembrava a un passo, si allontana per poi svanire completamente. A fine anno il Diavolo mancherà addirittura la qualificazione in Europa League, per il secondo anno consecutivo. Inevitabile, per Inzaghi arriva l'esonero. Le strade del Milan e di Pippo si separano a malincuore. Al suo posto arriverà Sinisa Mihajlovic. Ora Pippo è pronto a rimettersi in gioco in Serie A, sulla panchina del Bologna, in un ambiente sicuramente più sereno di quanto fosse quel Milan. Forse avrà spirito di rivalsa, forse sogna ancora di tornare un giorno sulla panchina rossonera...

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