Nel successivo triennio, le continue prestazioni deludenti (2-2 casalingo contro il Werder in Coppa UEFA, il complessivo 2-7 contro il Manchester United e l’eliminazione dal Tottenham) hanno fatto perdere ulteriori posizioni nel ranking per club, fino a scendere in seconda fascia al termine della stagione 2010-11 (il Milan era 10° con 94.110 punti, superato anche dal Porto) e alla perdita di un posto Champions a vantaggio della Germania a partire dal 2012-13 (dal 2011-12 se l’Inter non avesse sconfitto il Bayern München a Madrid): le continue eliminazioni sottotono contro Barcelona (2013) e Atletico Madrid (2014) - oltre all’esclusione dalle competizioni UEFA per due anni di fila - hanno fatto perdere ulteriormente punti al calcio italiano che, dopo la positiva stagione 2014-15 (merito anche di Napoli e Fiorentina in Europa League) .
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UEFA, Italia fuori dall’Europa. Quando c’era il Milan…
Da questo quadro bisogna dedurre che il buon rendimento dei club italiani nelle coppe dipendesse principalmente da quello del Milan, grazie alle due Coppe dei Campioni vinte (più Supercoppe e Mondiale per club), ma anche grazie alla finale del 2005 e alla semifinale del 2006: in realtà il declino è dipeso da molti fattori, a cominciare da quello finanziario e burocratico (se il tycoon messicano Carlos Slim ha preferito acquistare un club spagnolo di terza serie piuttosto che una big di Serie A ci sarà un motivo), e al fatto che la maggior parte delle italiane ha deciso di snobbare la Coppa UEFA/Europa League, schierando le seconde linee, mentre le squadre spagnole e tedesche la onoravano fino in fondo, guadagnando punti nei ranking.
Non esistono soluzioni per la rinascita del calcio italiano; i dirigenti federali e della Lega di A sono quelli che sono, alternative non se ne vedono in giro (ammesso che ci siano) e i soldi a disposizione non bastano per rafforzare le rose o i settori giovanili. Lentamente la Serie A si avvicinerà all’Eredivisie olandese, ossia a un campionato di esportazione verso l’estero anziché di importazione: di questo si dovrebbero preoccupare gli addetti ai lavori (stampa compresa) anziché fare le finte vittime parlando di tutele arbitrali e presunte congiure contro l’Italia (dimenticando sempre i favori ricevuti gli anni scorsi).
Stefano Sette
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