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Milan: non è una panchina per stranieri. Tutti i precedenti

Edoardo Lavezzari

Sinisa Mihajlovic, come cinque illustri predecessori, diventa il sesto allenatore su sei del Milan cacciato da Silvio Berlusconi. Ecco tutti i precedenti

Passiamo agli anni '90. E' il 1996 e Adriano Galliani sceglie Oscar Washigton Tabarez, uno degli allenatori più in voga tra quelli della scuola sud americana, tanto che in patria lo chiamano "Il Maestro". Berlusconi non pare colpito e invece dichiara: "Ma chi è? Un cantante di Sanremo?". A dicembre, dopo 11 partite, la sua avventura è già finita.

Nuovo millennio, nuova storia. Questa volta a pagare è "L'Imperatore" Fatih Terim, voluto da Berlusconi ed esonerato a novembre. Carattere troppo forte, proprio come Mihajlovic. Senza contare un gioco molto offensivo, ma fin troppo spregiudicato. Il suo è un addio al veleno: "Il comportamento del Milan non è stato né adeguato né corretto. Mi sentivo nel mirino dall'inizio del campionato".

Saluti polemici, nonostante la mediazione di Galliani, anche tra Leonardo e Berlusconi, al termine nel giugno del 2010. Chiamato a sostituire Carlo Ancelotti il brasiliano propone un 4-3-3 che esalta Ronaldinho e Pato sugli esterni. Borriello, punta centrale, vive una grande stagione e un Milan non proprio scintillante e orfano di Kakà e Maldini arriva comunque terzo, ma non basta. Anche in questo caso Berlusconi non apprezza troppo l'indipendenza del brasiliano che: "Fa giocare male il Milan ed è testardo".

Tocca poi c'è Clarence Seedorf. Pupillo del presidente l'olandese ha addirittura interrotto la sua carriera da giocatore in anticipo per sedersi sulla panchina rossonera. Dopo il disastroso girone d'andata di Max Allegri (22 punti in 19 partite) l'olandese rivitalizza il Milan e raccoglie 35 punti in 19 giornate, sfiorando l'Europa e il tutto con un mercato che gli regala Taarabt e poco altro. Potrebbe essere l'inizio di un nuovo ciclo, basato su uno spettacolare 4-2-3-1, ma l'ex centrocampista è in guerra con tutto l'ambiente per i suoi modi fin troppo spicci e per alcune stranezze in campo e fuori (su tutte l'abitudine di far allenare la squadra solo di pomeriggio e arrivare a volte in ritardo a Milanello).

Infine c'è lui, Sinisa Mihajlovic, il sergente di ferro. L'uomo chiamato a far rinascere il Milan, tradito dalla sua stessa squadra e da un comportamento, proprio come alcuni dei predecessori, fin troppo incurante delle preferenze presidenziali.