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Vulpis: “Soltanto 5 gli italiani che potrebbero comprare il Milan”

Silvio Berlusconi, ex Presidente del Milan (credits: GETTY images)

Marcel Vulpis, direttore di 'Sporteconomy', ha parlato a fornito il suo parere sulla possibilità di cessione del Milan ad imprenditori italiani

Daniele Triolo

"“Sto cercando di vendere il Milan da un anno, vorrei lasciarlo in buone mani, preferibilmente italiane”. Lo ha dichiarato, in un video-messaggio diffuso ieri attraverso la sua pagina ufficiale di 'Facebook', il Presidente rossonero, Silvio Berlusconi. Una chiusura totale verso la cordata cinese interessata a rilevare il 70% del club di Via Aldo Rossi? Per Marcel Vulpis, direttore dell'agenzia di stampa 'Sporteconomy', ed esperto di calcio ed economia, assolutamente no. Parlando in esclusiva a 'Calciomercato.com', Vulpis ha sottolineato come Berlusconi, a parità di condizioni, preferirebbe un imprenditore italiano, non chiudendo, però, di fatto la porta a nessuno. Più che altro, dal video-messaggio di Berlusconi emergono diversi fattori.

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"“Dicendo che vuole vendere ma non trova acquirenti lui dà un giudizio sulla trattativa in corso nel video, c'è qualcosa che non sta andando come lui vorrebbe e questo messaggio in cui lancia l'esca al mercato italiano è per capire se ci possa essere qualche tycoon italiano che voglia accettare questa sfida che lui lancia all'Italia, ma di fatto cerca un acquirente che possa accettare la sua domanda, molto alta per un club che ha un profilo alto dal punto di vista del marchio – ha sottolineato Vulpis a 'Cm.com' -. A.C. Milan è uno dei più forti in Italia, la Juventus è la più forte, ma i rossoneri sono tra i pochi che fanno del calcio un'impresa: resta il grosso neo dello stadio. Impensabile che uno come Berlusconi non abbia chiuso la partita dello stadio, anche lui ha fatto errori tecnici: non andava chiusa oggi, ma già alla fine degli anni Novanta quando c'erano alte condizioni di mercato. Berlusconi è arrivato al Portello con il fiatone: giusta l'idea, sbagliato il tempo, non avere lo stadio cambia il valore totale”.

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"Berlusconi, ha proseguito Vulpis, cercherebbe un imprenditore come lui, un 'amatore', che acquisti la società al 20-30, o anche 40% in più del suo reale valore, per il 'pezzo unico' che il Milan rappresenta in Italia ed all'estero, mentre, tra i tifosi, c'è più che altro la speranza che arrivi un magnate in stile Chelsea o Manchester City, che apporti ingenti capitali nel club per fare il salto di qualità in campo, e sul mercato. Ma ci sono, effettivamente, imprenditori italiani che possono, economicamente, permettersi di rilevare il Milan? In base alle stime del patrimonio personale in possesso di 'Forbes', sono soltanto 6, di cui uno è lo stesso Silvio Berlusconi. Gli altri sono Gianluigi Aponte di MSC Crociere (già sponsor Genoa e Napoli) e Giorgio Armani, che sponsorizza l'Olimpia Milano. Poi ci sarebbero Stefano Pessina, CEO di Walgreens, Giovanni Ferrero, Leonardo del Vecchio di Luxottica (1° in Italia e 32° al mondo con 23,7 miliardi di dollari): “Lui sarebbe l'imprenditore ideale per serietà, per internalizzazione e internazionalità del suo marchio e della sua immagine, per patrimonio”, ha spiegato Vulpis che, tra i candidati a sorpresa, inserisce il nome di Guido Barilla, la cui famiglia fu già sponsor nel calcio della Roma.

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"E Squinzi? “So che Squinzi è una persona molto oculata negli investimenti e mi risulta che se il Sassuolo l'anno in cui viene promosso in Serie A non fosse salito, avrebbe tirato il freno a mano sull'investimento già a supporto. E' un imprenditore e come lo è per la Mapei fa lo stesso con il Sassuolo. Non mi sembra uno calcio e champagne, anche lui con grandi investimenti nell'arte e nella cultura, un mecenate nel vero senso della parola ma non è uno che fa pazzie. Per il Milan ci vuole un booster come dicono in America, entri e fai subito investimenti spumeggianti altrimenti non ritorni in auge, la gestione Thohir lo dimostra”, l'opinione di Vulpis.

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"In conclusione, Vulpis, che ha spiegato come al di là delle parole di Berlusconi la trattativa con i cinesi prosegua, e dopo aver bollato come “trattativa più mediatica che di sostanza” quella con Bee Taechaubol, ha spiegato: “I 700 milioni di euro che chiede Berlusconi sono i soldi che vuole Berlusconi, servono per entrare, poi c'è tutto l'aspetto gestionale: il tifoso si aspetta acquisti importanti in stile Berlusconi, l'investimento per il primo anno è da un miliardo di euro. In questo momento non c'è un italiano che abbia voglia di mettere immediatamente questo miliardo di euro, per rientrare di questo investimento servirebbero 6-7 anni e non credo ci sia un italiano disposto a questo. Per un investimento del genere oggi, al di là del gesto d'amore di Berlusconi, è evidente che ci vogliono investitori provenienti da mercati russi, arabi o cinesi, soprattutto gli ultimi due: sarebbe bello avere un italiano ma è tecnicamente quasi impossibile”, si legge su 'Cm.com'.

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